GLI OSPEDALI MEDIEVALI
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L'ILLUSTRAZIONE
Si ritiene che 'La Grand' Chambre
des Povres' sia l'edificio più antico utilizzato in modo
continuativo come ospedale. Tipicamente rappresentativo degli
ospedali medievali, essa si trova nell'Flótel-Dieu di Beaune
(Francia),che fu fondato nel 1443. Attualmente dotata di moderni
servizi ospedalieri professionali, essa conserva tuttavia
l'atmosfera del XV secolo e, nonostante le guerre e i mutamenti
economici e politici, le sorelle della Congregazione di Santa Marta,
con l'abito tradizionale del loro antico Ordine, si prendono cura
dei malati, degli anziani e degli indigenti di questo Ospedale
ininterrottamente da oltre 500 anni. |
PREMESSA
Infirmis ante omnia et super omnia cura adhibenda est.
La
trattazione del periodo medievale impone allo storico un severo impegno di
critica, in quanto esso è abitualmente considerato un'età di decadenza e
di ristagno e il solo aggettivo 'medievale' suggerisce di solito l'idea di
involuzione, superstizione, inerzia. In effetti, la medicina era allora
decaduta a un livello molto basso. I concetti sulle malattie erano
estremamente arcaici; diagnosi e prognosi si basavano sulla posizione
delle stelle o sull'esame delle urine; le cure consistevano in salassi e
nell'uso di erbe la cui azione era poco conosciuta; l'anatomia veniva
insegnata in base ai vecchi testi o, al massimo, con riferimento alla
dissezione di animali; l'alchimia si indirizzava verso la ricerca
dell'elisir di lunga vita; la chirurgia era dominio di ciarlatani(1).
Mentre oggi l'ospedale è la sede privilegiata in cui si esercita l'arte
del guarire nei suoi aspetti più complessi, ben diversa era la situazione
alle origini di questa istituzione, che risalgono a circa 2000 anni fa ma
si radicarono proprio in età medievale.
L'ospedale ha come fine istituzionale aiutare e soccorrere le persone in
stato di bisogno, impossibilitate a provvedere a se stesse; in esso, tutto
è ordinato in vista di un certo fine. L'ospedale è stato anche, sebbene
non solo, una creazione del cristianesimo primitivo, tra i cui fini vi era
quello di elargire «assistenza anche sanitaria», secondo l'antica
definizione di carità, la quale aveva, con tutta probabilità, tratto
origine dall'evangelico «quod superest date pauperibus». Nei tempi
antichi l'assistenza era praticata unicamente entro edifici speciali, che
si chiamarono xenodochi, ptococomi, diaconie, medicatrinae, valetudinaria,
nosocomi, ecc., e poi ospedali, ospizi, ricoveri, lazzaretti, lebbrosari,
ecc., a seconda della condizione di salute dei ricoverati o della malattia
che vi si curava.
I primi istituti, in genere cristiani, non erano veri ospedali, destinati
cioè solo alle cure dei malati, e l'ospedalità medievale era animata dal
principio di beneficare il prossimo sofferente. Sorsero così le diverse
istituzioni di cui si diceva.
Gli xenodochi erano ospizi per il ricovero dei bisognosi e dei
pellegrini, generalmente forestieri; nei primi tempi il concetto di
malattia esulava dallo xenodochio(2),
mentre in seguito divenne evidente che la percentuale preponderante di
ricoverati era costituita da ammalati. Comunque, già nei primi anni gli
xenodochi venivano usati per accogliere chiunque ne avesse bisogno e nel V
secolo, quando Bellisario ne fondò uno a Roma, essi erano ormai dedicati a
ogni genere di assistenza, da quella ai malati a quella ai vecchi e ai
poveri. L'istituzione di questi ospizi, chiamati anche ptococomi,
fu stabilita dal Concilio di Nicea(3),
indetto da Costantino nel 325 d.C.
Le diaconie, organizzate dai cristiani, si occupavano della
beneficenza pubblica e, secondo alcuni studiosi, erano delle vere e
proprie piccole infermerie. Erano costituite da semplici stanze
arieggiate, con numerosi letti e con qualche locale annesso per i servizi.
Nel fondo della sola stanza adibita a degenza era sistemato un altare.
Le medicatrinae (o jatrae) erano quasi 'case di salute'
ante litteram, in cui sostavano gli ammalati che il medico curava e
doveva tenere sotto diretta osservazione (delle medicatrinae erano
annesse, ad esempio, al tempio dell'Isola Tiberina); i servizi di
assistenza erano espletati da medico e infermieri (medicus et servus a
valetudinario).
Gli ospizi(4),
detti anche 'ospedali' delle singole nazioni o delle regioni o delle
corporazioni, erano istituzioni dove si ricoveravano coloro che
provenivano da una certa nazione o regione(5),
o gli affiliati a una certa corporazione, che si trovavano in una città
meta di pellegrinaggio (il caso più eclatante è certamente quello di Roma,
in quanto Centro della cristianità). Ogni nazione, ogni 'regione', ogni
corporazione di arti e mestieri (o almeno le più importanti) ne aveva uno,
in quanto a Roma non esisteva una vera e propria ospedalità pubblica. La
trasformazione di questi ospizi in ospedali è stato un fenomeno che è
durato parecchi secoli, fino al 1200: ne è un esempio emblematico la
storia dell'Ospedale di Santo Spirito a Roma(6).
I valetudinari nacquero come ospedali privati e solo in seguito divennero
pubblici. Sorsero tra il I e il II secolo per curare i soldati malati o
feriti, i loro familiari e gli schiavi; prima di essi i Romani mandavano
gli schiavi malati all'ospedale dell'Isola Tiberina, che all'inizio
dell'età repubblicana divenne un asilo per malati poveri. I valetudinari
erano dislocati in punti strategici rispetto alle esigenze dell'esercito.
Uno degli esempi più completi, risalente al 100 d.C., è stato scoperto a
Novaesum, presso Dusseldorf, ed è costruito con un sistema di corridoi di
grande modernità.
Dopo aver descritto le diverse istituzioni che assicuravano l'assistenza
sanitaria, occorre considerare in qual modo l'Impero Romano abbia
contribuito anche al progresso della medicina. In realtà, dal momento che
essa, almeno all'inizio per quanto riguardava la diagnosi e la cura delle
malattie, era monopolio dei medici greci, tale contributo fu trascurabile.
Ma non fu così per l'assistenza agli infermi: in questo campo, soprattutto
in età tardo-imperiale, e poi alto-medievale, non solo lo Stato, ma anche
la Chiesa, si presero cura del problema.
Nelle misure di igiene pubblica(7),
premessa indispensabile alla prevenzione delle malattie, e nell'assistenza
sanitaria pubblica, Roma diede senza dubbio un grande esempio: basti
pensare alle opere di prosciugamento delle paludi che circondavano la
città, alla costruzione di acquedotti (nell'epoca di massimo splendore se
ne contavano 14, che permettevano un rifornimento individuale di 450 litri
per cittadino) e fognature urbane (a partire dal VI secolo a.C. le case
romane avevano tubature di piombo e impianti sanitari, così come gli
ospedali). Sotto Vespasiano (69-79 d.C.) furono istituiti perfino corsi di
medicina a spese dello Stato, sia per preparare gli archiatri o medici di
Stato, dislocati nelle varie città e sul territorio con l'incarico di
occuparsi dei poveri e di sorvegliare il servizio sanitario della propria
zona, sia per formare professionisti per le forze armate (questi erano
esenti da tasse e dall'obbligo di esercitazioni militari).
Abbiamo già riferito la leggenda dell'origine del primo ospedale a Roma:
nel 293 a.C., durante un'epidemia di peste, i Romani chiesero aiuto a
Epidauro. Al ritorno della missione, il serpente sacro inviato dai
sacerdoti di Esculapio fuggì dalla nave e prese terra nell'Isola di San
Bartolomeo (Isola Tiberina). L'epidemia cessò e lì dal monaco Rahere fu
fondato un Ospedale (molti anni dopo, nel 1123, nacque anche a Londra un
Ospedale dedicato a San Bartolomeo(8)).
Gli ospedali erano specificatamente destinati alla raccolta, al ricovero,
alla cura e all'assistenza dei malati poveri e, alla imprecisa
identificazione del morbo — più volte sconfinante in una infermità causata
da indigenza o da vecchiaia — si accompagnava una ambigua definizione
della cura che, se era cura del corpo (per lo più costituita da un vitto
appropriato, tisane o salassi), non poteva mai andare disgiunta dalla
solerte e assidua cura dell'anima.
Lo scopo era quello di portare sollievo ai ceti popolari, fornendo un
'contenitore' che agisse anche come strumento di controllo sociale,
istituzionalizzando la carità. Proprio per questo motivo la fondazione di
gran parte degli edifici adibiti a questo scopo risale al periodo di
evoluzione delle forme del potere politico dal Comune alla Signoria,
caratterizzata quest'ultima dal netto predominio di una famiglia e da una
ristretta oligarchia di amministratori; gli stessi ospedali erano
amministrati da gruppi di laici nobili o affidati a gestione
ecclesiastica. In parallelo col concentrarsi in poche mani del potere
politico si realizzava così anche la concentrazione in uniche e grandi
istituzioni ospedaliere delle molte e sparse istituzioni assistenziali,
sorte nel Medioevo per la cura e l'assistenza a poveri e malati affetti da
particolari morbi, con l'intento di garantire una migliore e più omogenea
cura agli indigenti anche attraverso una più sicura disponibilità
finanziaria. Si concentrava così in un unico centro, dotato di unica
amministrazione, la molteplicità delle dotazioni precedenti, e si forniva
altresì uno sbocco univoco alle future elargizioni caritative. Da questa
grandiosa opera di carità i governi ufficiali per lo più non si astennero
e anche i cittadini privati, con sussidi in vita o con lasciti in morte,
assicurarono l'esistenza e l'assistenza di migliaia di istituti
ospedalieri.
Per molti secoli, e precisamente fino al XIX secolo, l'assistenza
sanitaria consistette essenzialmente nel provvedere alla cura degli
infermi poveri, ricoverandoli negli appositi luoghi di assistenza e cura.
Le prestazioni mediche offerte dalle strutture ecclesiastiche, essendo
estese su tutto il territorio e godendo di una organizzazione capillare,
erano in grado di coprire, specie nei grossi centri, i bisogni della
popolazione. Per lungo tempo l'assistenza sanitaria, in assenza di
qualsiasi intervento pubblico, divenne monopolio del mondo religioso, che
con i suoi conventi e abbazie, e con la sua stessa struttura, si fece
carico di questo fondamentale servizio, in forma gratuita, disinteressata,
venendo incontro a una sua naturale vocazione che lo spingeva a mostrarsi
particolarmente sollecito verso i bisogni e le sofferenze della
popolazione, specialmente di coloro che si trovavano nello stato di
infermità.
Non è possibile, dunque, distinguere in epoca medievale tra azione
religiosa e attività sanitaria, dal momento che i conventi ben presto si
attrezzarono per essere in grado di rispondere alla crescente domanda di
assistenza medica, preparando monaci particolarmente addestrati a questo
servizio e incentivando lo studio della medicina, della farmacologia e
specialmente della coltivazione, trasformazione e utilizzo delle piante
officinali.
Riepiloghiamo ora, in conclusione, l'evoluzione dell'assistenza sanitaria
tra civiltà romana e Medioevo cristiano. In primo luogo, non è possibile
che vi sia stato un salto di quasi otto secoli tra l'ospedale fondato a
Roma verso il 385 d.C. dalla cristiana Fabiola e quello aperto da
Innocenzo III nel 1200. Sappiamo tra le due date vi fu una lunga serie di
iniziative e che con ogni probabilità l'assistenza medica non venne mai
meno, neppure nei giorni in cui a Roma tutto sembrava perduto. Ma gli
storici non hanno avuto un compito facile nel ricostruire questo periodo,
e molti punti sono rimasti incerti.
Occorre poi tener conto del fatto che la Chiesa assunse due diversi
atteggiamenti nei riguardi delle malattie e dei malati(9):
da un lato l'amore cristiano per chi soffre e l'obbligo di soccorrere chi
ha bisogno, dall'altro la convinzione che la malattia non sia un fatto
naturale, ma sia da attribuirsi a forze superiori contro le quali non
servono le erbe o gli interventi. È in un'epoca di guerre, di decadenza
economica e di instabilità politica che si diffondono gli ospedali. I
Romani, come si è detto,avevano organizzato con grande cura quelli
militari, ma non avevano dato particolare impulso ai valetudinaria
civili. Il primo vero ospedale era stato quello fondato da Fabiola(10).
Gli ospedali più antichi(11)
erano di fondazione ecclesiastica e pur avendo frapposto ostacoli al
cammino della scienza medica, la Chiesa incoraggiava l'opera di ricovero e
di assistenza a malati e feriti(12).
Nel tardo Medioevo(13),
furono costruiti molti ospedali, con vaste sale ben pavimentate e
illuminate da ampie finestre, e pareti suddivise in cubicoli per i
giacigli. Vi erano sufficienti provviste d'acqua e perfino sistemi di
fognature. L'amministrazione degli ospedali passò gradualmente ai Comuni;
nel XIV secolo parecchi erano diventati istituzioni laiche; oltre agli
ospedali esistevano speciali istituti, nei quali i lebbrosi(14)
potevano essere segregati e assistiti. Gli ospedali, specie quelli di
maggiore importanza, erano annessi alle scuole mediche e, dove fioriva una
scuola medica, fioriva un ospedale. Anche nel mondo musulmano vi erano
importanti ospedali, come quello di Giundisabur, di Baghdad, di Damasco,
di Cordova e del Cairo(15),
oltre a quelli già menzionati in precedenza.
LA SCHEDA
Per quanto
riguarda la scienza e la medicina, l'epoca medievale (dal 500 d.C. fino al
1500 circa) è nota per essere stato un periodo di sterilità e di inerzia.
Tuttavia, a questo tormentato millennio si deve un importante contributo
al benessere del genere umano: l'ospedale. Nel mondo occidentale lo
sfacelo culturale causato dagli sconvolgimenti politici, dalle
devastazioni delle epidemie, dai tormenti originati dalle nuove credenze
religiose e dalla pedissequa adesione alle antiche dottrine, rallentarono
il progresso umano per quasi mille anni. Sebbene la medicina medievale
traesse ispirazione non dai medici nelle camere degli ammalati, ma dai
religiosi nelle biblioteche, gli ospedali del mondo occidentale furono
soprattutto una creazione del Cristianesimo, anche se istituzioni simili
erano esistite in altre parti del mondo molto prima della nascita di
Cristo. Sappiamo, ad esempio, di ospedali che operavano a Ceylon già nel V
secolo a.C. e in India nel 260 a.C.; mentre gli ospedali arabi,
liberamente e cospicuamente sovvenzionati, comparvero parecchio tempo dopo
l'inizio dell'Era cristiana, e non si sa quindi se i Musulmani trassero
spunto dai Buddhisti o dai Cristiani.
I Romani crearono istituzioni simili agli ospedali, costituite da grandi
edifici costruiti per curare le truppe che stazionavano alle frontiere più
lontane e dalle valetudinaria ,destinate ai pazienti civili.
In realtà i primi ospedali europei somigliavano più a degli ospizi o case
di cura per anziani, e i malati vi erano accolti solo in quanto individui
che non avevano altro aiuto, alla stessa stregua di poveri, pellegrini,
viaggiatori, persone anziane, orfani e indigenti. A costoro la carità
cristiana offriva 'ospitalità', che consisteva principalmente in cibo e
riparo. I primi ospedali medievali raramente erano specializzati nella
cura dei malati, i quali di solito venivano accolti allo scopo di
soddisfare i loro bisogni fisici e spirituali fino a quando le condizioni
di salute non avessero permesso loro di tornare a lavorare.
Si ritiene che il più antico Ospedale d'Europa, nel vero senso del
termine, sia stato l'Hkel-Dieu, fondato a Lione nel 542 circa da
Childeberto I, re dei Franchi; mentre il famoso Flótel-Dieu di Parigi fu
fondato all'incirca nel 652 da San Landry, ventottesimo vescovo di Parigi.
In Italia, pare che l'Ospedale più antico sia il Santa Maria della Scala a
Siena, istituito nell'898.
Un deciso impulso allo sviluppo degli ospedali venne dato, nel XII secolo,
dalle Crociate e, nel XIV secolo, dalle epidemie di peste. In occasione
delle Crociate ingenti gruppi di persone si spostavano verso la Terra
Santa seguendo vari percorsi, mentre combattenti, malati e feriti
ritornavano in patria. Questi spostamenti di migliaia di individui in
condizioni poco più che primitive costituivano un terreno fertile per la
diffusione di malattie e di epidemie.
Nel 1180, la fondazione dell'Ordine degli Ospedalieri del Santo Spirito
dette l'avvio alla costruzione di un gran numero di ospedali. In breve
tempo, Ospedali del Santo Spirito furono istituiti nelle città di tutta
Europa, e nel 1198 papa Innocenzo III (1198-1216) promosse a Roma la
fondazione di un ospedale presso il vecchio ponte sul Tevere: convocò Guy
de Montpellier e lo pose a capo dell'Ordine e dell'ospedale romano. Questa
istituzione, l'Ospedale del Santo Spirito, è ancora oggi in funzione,
mentre a Firenze l'Ospedale di Santa Maria degli Innocenti, nato come
ospizio per trovatelli, opera ininterrottamente sin dal 1421.
In Inghilterra, il primo ospedale di cui si hanno notizie venne costruito
a York intorno al 937 d.C., nel periodo sassone. Dopo la conquista
normanna, ne furono fondati molti altri, tra cui ricordiamo: il St.
Gregory, fondato nel 1084, il St. Cross', fondato a Winchester nel 1123 e
il St. Thomas, fondato nel 1215. Uno dei più importanti ospedali medievali
inglesi, ancora oggi istituzione insigne, è il St. Bartholomew's di
Londra, fondato nel 1123.
In Spagna, l'Ospedale Generale di Madrid trae origine da tre ospedali
moreschi, che furono unificati da Filippo II nel 1566.
I Musulmani non erano meno zelanti dei cristiani nel promuovere opere di
carità, anzi gli Arabi erano molto più progrediti dei loro contemporanei
europei nel somministrare cure premurose a persone con malattie mentali.
Nelle città maomettane dell'Asia Minore furono eretti numerosi ospedali.
Già prima del 707 d.C. il califfo El Welid fondò un ospedale a Damasco, un
altro venne istituito al Cairo nel 874, due a Bagdad nel 918 e altri tre
in Egitto, tra il 925 e il 977. Uno degli ospedali musulmani più grandi
era l'Al-Mansur, fondato nel 1283 al Cairo, ma anche le città saracene
della Spagna avevano degli ospedali grandi e ben gestiti.
Oltre agli Hotel-Dieu di Lione e di Parigi, parecchi altri antichi
ospedali francesi sono ancora in funzione. Nel 1260 Luigi IX fondò
l'Hospital des Quinze Vingts come ricovero per i ciechi; oggi esso è un
Ospedale generale, specializzato in oftalmologia. Per dare rifugio alle
donne indigenti Luigi XIII fondò La Salpetrière, che in seguito diventò un
Ospedale per pazienti con malattie mentali e nervose e oggi è un immenso
istituto dalla struttura irregolare che funziona come Ospedale generale.
Uno dei vecchi ospedali più affascinanti della Francia, e anche uno dei
più tipici tra quelli fondati in epoca medievale, è l'Hótel-Dieu di Beaune;
si pensa che sia il più antico ospedale esistente che abbia da sempre
occupato il suo edificio originario. Situato all'interno delle mura
dell'antica cittadina di Beaune, nel cuore della Gite d'Or, in Borgogna, a
circa 250 miglia a sud-est di Parigi, questo Ospedale ha una storia tanto
pittoresca quanto il suo tetto a due spioventi.
Tempi difficili precedettero la sua costruzione: la Guerra dei Cento Anni
si era appena conclusa e con il trattato di Arras (1435) il regno francese
di Carlo VII e il ducato di Borgogna, governato da Filippo il Buono, si
erano appena riconciliati. Quando non erano i soldati a saccheggiare le
campagne, ci pensavano i briganti e, terrorizzata, la popolazione delle
campagne fuggiva cercando rifugio nei castelli e all'interno delle città
fortificate, mentre la carestia e la peste peggioravano le loro già misere
condizioni. Ma le cittadine fortificate non erano in grado di soddisfare i
bisogni di un tal numero di poveri, indigenti e malati.
Questa situazione suscitò la pietà del Cancelliere del duca di Borgogna,
Nicolas Rolin. Ricchi di famiglia e ben introdotti nelle alte sfere
diplomatiche, Rolin e sua moglie, Guigone de Salins, decisero di devolvere
il proprio patrimonio alla costruzione di un 'ostello di Dio' per i poveri
e gli ammalati. Il Cancelliere ottenne l'approvazione del progetto da papa
Eugenio IV e dal duca Filippo. Per le sue fortificazioni e la sua
posizione al crocevia delle principali strade del XV secolo, Beaune fu il
sito prescelto. Venne così acquistato un terreno in prossimità della
piazza del mercato. Il 4 agosto 1443, sotto il portale della chiesa di
Nòtre Dame di Beaune, alla presenza di eminenti rappresentanti del clero e
di funzionari civili e cittadini, fu redatto il documento istitutivo dell'Hótel-Dieu
di Beaune.
L'Ospedale fu costruito secondo lo stile architettonico fiammingo; la
prima struttura venne completata e inaugurata nel dicembre del 1451 e il
primo paziente vi fu ammesso il 1° gennaio 1452. Sei suore si occupavano
dei poveri e dei malati che cercavano riparo nella 'Grand' Chambre des
Povres'.
Il reparto principale è un edificio di notevole bellezza e maestosità:
misura 72 metri dall'entrata alle vetrate colorate della parete di fondo,
14 metri da un muro all'altro, 16 metri dal bel pavimento lastricato
all'altissima cuspide del tetto. Il tetto ha la forma dello scafo
rovesciato di una nave (simboleggia la carità che va per il mondo, come
una nave va per mare). Undici travi esagonali di legno attraversano la
struttura da un cornicione all'altro, con degli ometti che dal centro
delle travi arrivano fino alla sommità del tetto. Le travi sono
squisitamente scolpite con doccioni e figure simboliche dipinte a colori
brillanti, mentre gli stemmi dei fondatori decorano le giunture centrali.
Appoggiato alle pareti, ogni letto si trova in uno scompartimento separato
creato con delle tende per mantenere la privacy. I colori rosso scuro e
oro si ritrovano ovunque: tende, drappeggi e copriletto, tutti decorati
con le iniziali e i simboli del fondatore e della moglie, i quali resero
possibile la realizzazione del progetto. Accanto a ogni letto c'è un
tavolino con una sedia e ognuno ha una ciotola, un calice di peltro e un
catino di rame, che hanno preservato fino a oggi lo stile e la grazia del
XV secolo.
A una estremità della Grand' Chambre des Povres c'è una piccola ma
splendida cappella posta in modo che, quando le tende che la separano
dalla grande stanza dei poveri vengono aperte, i pazienti possano seguire
la Messa e tutti i servizi senza muoversi dal proprio letto. Questa è una
caratteristica che si ritrova in molti ospedali francesi del XV secolo.
Sin dalla sua costruzione, iniziata nel 1443, l'Ospedale è stato
arricchito di altre strutture: vari reparti, una grande cucina, una
farmacia, un museo. Sono stati inoltre aggiunti dei giardini, dei cortili,
nonché delle preziose opere d'arte. Quelle che un tempo erano innovazioni
oggi sono pezzi da museo, che, per motivi pratici, sono stati sostituiti
con attrezzature nuove e moderne, anche se gli oggetti antichi vengono
comunque conservati per il loro significato nostalgico e storico.
Come le istituzioni a esso contemporanee, anche l'Hòtel-Dieu di Beaune si
trasformò gradualmente da ospizio per i poveri e per gli anziani a moderno
ospedale. Nonostante le vicissitudini della storia, i mutamenti economici
e le numerose guerre, questo Ospedale ha continuato a curare i poveri, i
malati e i bisognosi, giorno dopo giorno, per oltre 500 anni. I vecchi
edifici dai tetti vivaci e colorati ricoperti di tegole, che celano al
loro interno la sofferenza e il dolore, sono stati conservati bene e,
mentre i metodi moderni hanno sostituito quelli antichi, l'atmosfera della
Francia del XV secolo vi è stata mantenuta. Persino l'abito delle buone
sorelle della Congregazione di Santa Marta (un tempo note come le Dames
Hospitalières de l'Hòtel-Dieu de Beaunel che hanno dedicato attenzioni
devote e amorevoli a coloro che venivano affidati alle loro cure, è
rimasto praticamente uguale dal giorno della prima apertura del grande
reparto.
Anche i migliori ospedali medievali, tuttavia, lasciavano molto a
desiderare. Nel XIV secolo, l'Hòtel-Dieu di Parigi aveva raggiunto una
capacità di 800-900 pazienti, e probabilmente nel secolo successivo le sue
dimensioni raddoppiarono; eppure il numero di letti era in realtà molto
minore, dal momento che a quei tempi era pratica comune usare degli enormi
letti dove venivano sistemati da quattro a sei pazienti. Nel XV secolo le
attrezzature di quest'Ospedale comprendevano anche due vasche da bagno
montate su ruote.
Per quanto rudimentali, carenti dal punto di vista medico, e sprovvisti di
servizi sanitari, gli ospedali medievali forgiarono una solida base di
compassione umana, sulla quale si fondano i moderni ospedali dei nostri
giorni. Dai reparti, dalle sale operatorie e dai laboratori degli ospedali
del XIX e del XX secolo è venuta una serie di scoperte cliniche decisive.
Ponendosi in una prospettiva storica, si arriva all'inevitabile
conclusione che la pratica medica moderna deve veramente molto ai princìpi
caritatevoli e umanitari che ispirarono la nascita degli ospedali del
Medioevo.
NOTE
1 -
Nella Bologna del 1250,
nessun medico voleva curare un nobile ferito, per timore di rappresaglie
in caso di esito fatale. Alla fine accettò l'incarico Ugo da Lucca, ma
soltanto dopo che una trentina fra amici e parenti del paziente ebbero
giurato di risparmiarlo in caso di morte del cavaliere. Fortunatamente
questi guarì e tutto andò per il meglio.
2 -
Secondo la pia
tradizione, il primo a istituire uno xenodochio fu papa San Cleto, il
quale, nell'80 d.C., convertì la propria casa, in via Merulana, in una
chiesa con ospizio per i pellegrini. Al principio del IV secolo la
famiglia di Sant'Agnese avrebbe trasformato la propria abitazione, presso
via Nomentana, in un ospizio-ospedale. Nel 397 d.C. San Gallicano costruì
a Porto, vicino a Roma, uno xenodochio che rimase celebre nella storia e
di cui tuttora esistono i resti.
3 -
Al Concilio di Nicea, in
Bitinia (325 d.C.), al quale era presente lo stesso Costantino, si stabilì
che «in ogni città si costruissero ospizi per pellegrini, per i poveri e
per gli infermi». Nel canone 70° del Concilio è stabilito che ogni città
dovesse avere il suo ricovero per pellegrini, infermi e poveri. Tali
ricoveri dovevano essere costruiti in legno, separati e custoditi da un
monaco, che doveva anche curare l'amministrazione e, in caso di necessità,
procurare denaro e vettovaglie con la questua.
4 -
Gli ospizi nacquero come
'scholae peregrinorum' , con il tempo si trasformarono appunto in ospizi e
alcuni sono giunti fino a noi come ospedali; infatti nel secolo XIV
parecchi ospedali minori diventarono grandi nosocomi, come l'Ospedale San
Matteo della Pietà di Pavia (che adottò come emblema una conchiglia
galiziana).
5 -
Nel secolo XV, per potersi recare a Roma, ogni pellegrino doveva avere
dove alloggiare e mangiare, per cui il cittadino pugliese o lucano che
intraprendeva un viaggio per la capitale della fede, doveva appoggiarsi
alla propria confraternita, la cui chiesa è stata identificata per quella
di San Nicola in Carcere.
6 -
Una notizia abbastanza
fantasiosa riferisce che nel 728 era stata fondata da un certo re Jna,
capo dei Sassoni occidentali, una schola riservata ai sudditi di quel
paese. Ve ne erano parecchie a Roma: erano ospizi per pellegrini, divisi
per nazioni; poi, come si è detto, si trasformarono lentamente in
ospedali. Nel 1198 Innocenzo III, ormai deciso a metter ordine in queste
istituzioni metà religiose e metà laiche, in cui i monaci infirmarii
facevano commercio e la corruzione dilagava, pensò di affidarlo a un
ordine religioso ospitaliero, cioè specializzato in questo genere di
attività, e chiamò dalla Francia Guy de Montpellier, dell'Ordine di Santo
Spirito. Venne così fondato, nello stabile che era stato dei pellegrini
sassoni, l'Arciospedale di Santo Spirito in Sassia, che ebbe una regola
propria e divenne il più famoso tra gli istituti romani. Pochi anni dopo,
proseguendo con rigore nella sua azione repressiva contro lo sfaldamento
degli ordini monastici, Innocenzo proibiva ai religiosi di occuparsi di
medicina; e poiché questi continuavano a far commercio di medicamenti, il
suo successore, Onorio III, li minacciò di scomunica. Così si chiudeva,
con una bolla papale, l'epoca di fervido lavoro iniziata da San Benedetto.
Tra gli altri ospedali sorti in Italia meritano particolarmente di essere
ricordati, in ordine di tempo: l'Ospedale di Santa Maria della Scala di
Siena (IX secolo); quello di San Sepolcro e San Giovanni di Pisa (1188);
quello di Santo Spirito e San Giovanni di Roma (1204); l'Ospedale del
Ceppo di Pistoia (1218); l'Ospedale Maggiore di Vercelli (1224); quello di
Santa Maria Nuova di Firenze (1288); quello del- l'Annunziata di Napoli
(1300); l'Ospedale Pammatone di Genova (1423); l'Ospedale Maggiore di
Milano (1457); il vecchio Ospedale Maggiore di Parma (1481); l'Albergo dei
Poveri di Genova (1635); l'Ospedale San Giovanni di Torino (1680).
7 -
In Roma i bagni pubblici
— balnea —, già esistenti al tempo della Repubblica, ebbero grande
sviluppo durante l'Impero. Risalgono a circa il 200 d.C. le Terme di
Caracalla.
Di origine romana è la 'teriaca' o 'triaca', rimedio che viene fatto
risalire ad Andromaco il Vecchio, medico di Nerone. Andromaco l'avrebbe
ottenuto modificando il 'mitridato', preparato di tal nome in quanto
legato a Mitridate Eupatore (132-53 a.C.), re del Ponto e nemico di Roma,
del quale si favoleggiava che fosse refrattario al veleno dei serpenti al
punto da uscire indenne da ripetuti tentativi di veneficio perpetrati a
suo danno. Nel I secolo d.C. alla ricetta del mitridato veniva aggiunta
carne di vipera: si riteneva infatti che il veleno della vipera fosse in
grado di opporsi a qualsiasi 'virus' o veleno, cioè a qualsiasi sostanza
tossica o nociva introdotta nell'organismo. Nasceva così la 'triaca', che
Plinio il Vecchio dice composta da 54 ingredienti; ma altri se ne
aggiunsero in seguito. C'era comunque una triaca per i ricchi, ricchissima
d'ingredienti, e una triaca per i poveri, povera d'ingredienti e
commercializzata a basso costo. Per secoli essa fu considerata l'antidoto
per antonomasia, il rimedio per tutte le malattie, la madre di ogni
medicamento.
8 -
Anche le nazioni estere
curavano nelle principali loro città la costituzione di ospedali: l'Hòtel-Dieu
a Parigi (VII secolo), Ospedale della Charité in Francia(XIII secolo);
Ospedale St. Bartholomew's a Londra, 1102; Ospedale di Santa Cruz, 1229;
Ospedale di Santa Marta in Spagna, 1308; Hospital de San Severo in Spagna,
per malati di mente, 1412 ; a Burgos l'Hospital del Rey, 1200; a Valencia
l'Ospedale per preti poveri, 1356.
Nel 708, il Califfo Walid I istituì al Cairo un Ospedale, mentre intorno
al 1000, presso la moschea della stessa città, esisteva una poliambulanza
per l'assistenza dei malati. San Giovanni Crisostomo, vescovo di Antiochia,
fondò nel 398, in Costantinopoli «un asilo per infermi». San Basilio fece
edificare a Cesarea l'Ospedale che prese il suo nome, e che accoglieva
anche i lebbrosi.
9 -
«Tutte le malattie dei Cristiani» scrive Sant'Agostino «si devono
attribuire ai demoni, i quali principalmente tormentano i neofiti e si
accaniscono contro i neonati innocenti». Da questa impostazione deriva un
solo tipo di cura: la preghiera, l'esorcismo, il miracolo. Abbiamo già
visto che nella medicina cristiana bizantina tutti questi mezzi magici
ritornano in auge; in Italia il loro impiego avveniva all'ombra dei
conventi, in un'atmosfera che ricordava quella della medicina
pre-ippocratica. È evidente che qualsiasi attività di studio e di ricerca
veniva considerata inutile da chi era convinto dell'origine soprannaturale
della malattia; ma ciò non escludeva un atteggiamento diverso da parte di
chi sentiva il Cristianesimo come una forza nuova, capace di profondi
rivolgimenti.
A tutti i Santi fu sempre riconosciuto dai cristiani un potere
taumaturgico; per lo più tale potere si esplicava, ovviamente, nella cura
dei malati, attraverso la restituzione della vista ai ciechi, della parola
ai muti, liberazione di indemoniati (i quali non erano altro che individui
affetti da isterismo o da epilessia, malattie considerate di origine
sacra, divina o demoniaca che fosse). Nel Medioevo a tale potere
taumaturgico si aggiunse il riconoscimento di un'attività medica vera e
propria che i grandi personaggi, che poi sarebbero saliti all'onore degli
altari, svolgevano soprattutto in occasione delle grandi epidemie. Le più
gravi tra queste erano le cosiddette 'pesti', nome generico con cui
venivano definite sia la peste vera e propria, sia il tifo petecchiale,
sia tutta una serie
di altre malattie contagiose e ad andamento epidemico. La loro cura
richiedeva abnegazione e spirito di sacrificio, qualità che rifulgevano
soprattutto nei Santi. Così il Santo che cura gli appestati o i lebbrosi
diviene uno dei motivi ispiratori più tipici del Medioevo e di buona parte
del periodo umanistico in tutte le arti figurative.
10 -
Fabiola era una
nobile patrizia che, avendo sposato un uomo indegno di lei, lo aveva
ripudiato ed era passata a nuove nozze. Nel 381 era giunto a Roma San
Girolamo, dopo un lungo ritiro nel deserto. Egli aveva raccolto un gran
numero di discepoli, tra i quali non mancavano i patrizi: Fabiola,
convertita, si pentì del suo divorzio, contrario alla nuova religione, e
si dedicò alle opere di carità. Un'analoga istituzione sarebbe stata
fondata a Porto, alla foce del Tevere, da Psammaco, un senatore rimasto
vedovo; è in questa occasione che viene usata per la prima volta la parola
'nosocomio'.
11 -
Uno dei primi ospedali
medioevali è tuttora visibile nell'isola di Rodi, dove fu fondato dai
Cavalieri di San Giovanni durante le Crociate; i Cavalieri ebbero sede
prima a Gerusalemme, poi a Rodi (1311) e infine a Malta (1530). La loro
organizzazione, per quanto largamente modificata, ha conservato i suoi
motivi ideali ed esiste ancora ai nostri giorni.
12 -
Anche due medici, Cosma e Damiano, divennero Santi. Vissero nella seconda
metà del III secolo e probabilmente studiarono medicina in Siria,
esercitando poi in Cilicia e qui acquistando fama e rispetto per il loro
talento professionale e il loro zelo cristiano. Arrestati al tempo delle
persecuzioni religiose di Diocleziano, pagarono il loro rifiuto
dell'abiura con la morte per decapitazione.
13 -
Alcuni dei grandi ospedali di Londra furono fondati in quel periodo ed
erano sotto il governo della Chiesa; nel 1123, San Bartolomeo, nel 1215
San Tommaso, come nota sir Norman Moore (History of Saint Bartholomew's
Hospital, 2 voll, 1918). St. Bartholomew's si può considerare il più
antico grande ospedale inglese; altri, anche più antichi ma non così
insigni, sono sparsi nel paese, alcuni per malati, altri per pellegrini e
viaggiatori e altri ancora per i vecchi.
14 - La
lebbra era una malattia comune nel Medioevo e numerosi !ebbro- sani o
lazzaretti esistevano in Inghilterra e in tutta l'Europa. I contagiati
avevano l'obbligo di indossare un abito speciale che li contrassegnasse,
oltre quello di agitare una campana o un sonaglio, per rendere nota la
loro presenza e mettere in fuga i passanti. Dopo il XIV secolo il numero
dei lebbrosi diminuì gradualmente, sicché dal Seicento in poi la malattia
si può considerare scomparsa dall'Europa.
15 -
Quest'ultimo, chiamato 'di Mansur', aveva reparti femminili e maschili per
la medicina, reparti speciali per feriti, per le malattie degli occhi e
per le malattie infettive, serviti da efficienti impianti idrici; vi erano
cortili per conferenze, erbari, dispensari e una biblioteca. Officianti
recitavano il Corano senza posa, e dolci musiche cullavano gli insonni;
artisti e cantastorie servivano a distrarre i pazienti. Alla dimissione
ogni malato riceveva una somma di danaro sufficiente perché potesse
cavarsela da solo, durante la convalescenza, finché non fosse stato in
grado di riprendere il lavoro.
E. T. Withinghton (Medical History from the Earliest Times, 1894) ci
riferisce che la costruzione di questo Ospedale fu completata nel 1284,
quando il periodo aureo della medicina araba era già superato, i musulmani
avevano subito feroci colpi dall'Oriente e dall'Occidente (Cordova era
caduta, Granada resisteva alla conquista, Baghdad era stata messa a sacco
dai Mongoli nel 1258). I paesi dell'Islam erano diventati troppo malsicuri
anche per gli studiosi e inoltre andava sorgendo la famosa Scuola medica
di Salerno, che spostava di nuovo verso l'Europa il baricentro
intellettuale del mondo allora conosciuto.
"Paracelso: 'la Procellaria' della
Medicina" SEGUE
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