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STORIA DELLA MEDICINA PER IMMAGINI

ANTONIO MOLFESE
 

GLI OSPEDALI MEDIEVALI

L'ILLUSTRAZIONE

Si ritiene che 'La Grand' Chambre des Povres' sia l'edificio più antico utilizzato in modo continuativo come ospedale. Tipicamente rappresentativo degli ospedali medievali, essa si trova nell'Flótel-Dieu di Beaune (Francia),che fu fondato nel 1443. Attualmente dotata di moderni servizi ospedalieri professionali, essa conserva tuttavia l'atmosfera del XV secolo e, nonostante le guerre e i mutamenti economici e politici, le sorelle della Congregazione di Santa Marta, con l'abito tradizionale del loro antico Ordine, si prendono cura dei malati, degli anziani e degli indigenti di questo Ospedale ininterrottamente da oltre 500 anni.

 

PREMESSA

Infirmis ante omnia et super omnia cura adhibenda est.

La trattazione del periodo medievale impone allo storico un severo impegno di critica, in quanto esso è abitualmente considerato un'età di decadenza e di ristagno e il solo aggettivo 'medievale' suggerisce di solito l'idea di involuzione, superstizione, inerzia. In effetti, la medicina era allora decaduta a un livello molto basso. I concetti sulle malattie erano estremamente arcaici; diagnosi e prognosi si basavano sulla posizione delle stelle o sull'esame delle urine; le cure consistevano in salassi e nell'uso di erbe la cui azione era poco conosciuta; l'anatomia veniva insegnata in base ai vecchi testi o, al massimo, con riferimento alla dissezione di animali; l'alchimia si indirizzava verso la ricerca dell'elisir di lunga vita; la chirurgia era dominio di ciarlatani(1). Mentre oggi l'ospedale è la sede privilegiata in cui si esercita l'arte del guarire nei suoi aspetti più complessi, ben diversa era la situazione alle origini di questa istituzione, che risalgono a circa 2000 anni fa ma si radicarono proprio in età medievale.
L'ospedale ha come fine istituzionale aiutare e soccorrere le persone in stato di bisogno, impossibilitate a provvedere a se stesse; in esso, tutto è ordinato in vista di un certo fine. L'ospedale è stato anche, sebbene non solo, una creazione del cristianesimo primitivo, tra i cui fini vi era quello di elargire «assistenza anche sanitaria», secondo l'antica definizione di carità, la quale aveva, con tutta probabilità, tratto origine dall'evangelico «quod superest date pauperibus». Nei tempi antichi l'assistenza era praticata unicamente entro edifici speciali, che si chiamarono xenodochi, ptococomi, diaconie, medicatrinae, valetudinaria, nosocomi, ecc., e poi ospedali, ospizi, ricoveri, lazzaretti, lebbrosari, ecc., a seconda della condizione di salute dei ricoverati o della malattia che vi si curava.
I primi istituti, in genere cristiani, non erano veri ospedali, destinati cioè solo alle cure dei malati, e l'ospedalità medievale era animata dal principio di beneficare il prossimo sofferente. Sorsero così le diverse istituzioni di cui si diceva.
Gli xenodochi erano ospizi per il ricovero dei bisognosi e dei pellegrini, generalmente forestieri; nei primi tempi il concetto di malattia esulava dallo xenodochio
(2), mentre in seguito divenne evidente che la percentuale preponderante di ricoverati era costituita da ammalati. Comunque, già nei primi anni gli xenodochi venivano usati per accogliere chiunque ne avesse bisogno e nel V secolo, quando Bellisario ne fondò uno a Roma, essi erano ormai dedicati a ogni genere di assistenza, da quella ai malati a quella ai vecchi e ai poveri. L'istituzione di questi ospizi, chiamati anche ptococomi, fu stabilita dal Concilio di Nicea(3), indetto da Costantino nel 325 d.C.
Le diaconie, organizzate dai cristiani, si occupavano della beneficenza pubblica e, secondo alcuni studiosi, erano delle vere e proprie piccole infermerie. Erano costituite da semplici stanze arieggiate, con numerosi letti e con qualche locale annesso per i servizi. Nel fondo della sola stanza adibita a degenza era sistemato un altare.
Le medicatrinae (o jatrae) erano quasi 'case di salute' ante litteram, in cui sostavano gli ammalati che il medico curava e doveva tenere sotto diretta osservazione (delle medicatrinae erano annesse, ad esempio, al tempio dell'Isola Tiberina); i servizi di assistenza erano espletati da medico e infermieri (medicus et servus a valetudinario).
Gli ospizi
(4), detti anche 'ospedali' delle singole nazioni o delle regioni o delle corporazioni, erano istituzioni dove si ricoveravano coloro che provenivano da una certa nazione o regione(5), o gli affiliati a una certa corporazione, che si trovavano in una città meta di pellegrinaggio (il caso più eclatante è certamente quello di Roma, in quanto Centro della cristianità). Ogni nazione, ogni 'regione', ogni corporazione di arti e mestieri (o almeno le più importanti) ne aveva uno, in quanto a Roma non esisteva una vera e propria ospedalità pubblica. La trasformazione di questi ospizi in ospedali è stato un fenomeno che è durato parecchi secoli, fino al 1200: ne è un esempio emblematico la storia dell'Ospedale di Santo Spirito a Roma(6).
I valetudinari nacquero come ospedali privati e solo in seguito divennero pubblici. Sorsero tra il I e il II secolo per curare i soldati malati o feriti, i loro familiari e gli schiavi; prima di essi i Romani mandavano gli schiavi malati all'ospedale dell'Isola Tiberina, che all'inizio dell'età repubblicana divenne un asilo per malati poveri. I valetudinari erano dislocati in punti strategici rispetto alle esigenze dell'esercito. Uno degli esempi più completi, risalente al 100 d.C., è stato scoperto a Novaesum, presso Dusseldorf, ed è costruito con un sistema di corridoi di grande modernità.
Dopo aver descritto le diverse istituzioni che assicuravano l'assistenza sanitaria, occorre considerare in qual modo l'Impero Romano abbia contribuito anche al progresso della medicina. In realtà, dal momento che essa, almeno all'inizio per quanto riguardava la diagnosi e la cura delle malattie, era monopolio dei medici greci, tale contributo fu trascurabile. Ma non fu così per l'assistenza agli infermi: in questo campo, soprattutto in età tardo-imperiale, e poi alto-medievale, non solo lo Stato, ma anche la Chiesa, si presero cura del problema.
Nelle misure di igiene pubblica
(7), premessa indispensabile alla prevenzione delle malattie, e nell'assistenza sanitaria pubblica, Roma diede senza dubbio un grande esempio: basti pensare alle opere di prosciugamento delle paludi che circondavano la città, alla costruzione di acquedotti (nell'epoca di massimo splendore se ne contavano 14, che permettevano un rifornimento individuale di 450 litri per cittadino) e fognature urbane (a partire dal VI secolo a.C. le case romane avevano tubature di piombo e impianti sanitari, così come gli ospedali). Sotto Vespasiano (69-79 d.C.) furono istituiti perfino corsi di medicina a spese dello Stato, sia per preparare gli archiatri o medici di Stato, dislocati nelle varie città e sul territorio con l'incarico di occuparsi dei poveri e di sorvegliare il servizio sanitario della propria zona, sia per formare professionisti per le forze armate (questi erano esenti da tasse e dall'obbligo di esercitazioni militari).
Abbiamo già riferito la leggenda dell'origine del primo ospedale a Roma: nel 293 a.C., durante un'epidemia di peste, i Romani chiesero aiuto a Epidauro. Al ritorno della missione, il serpente sacro inviato dai sacerdoti di Esculapio fuggì dalla nave e prese terra nell'Isola di San Bartolomeo (Isola Tiberina). L'epidemia cessò e lì dal monaco Rahere fu fondato un Ospedale (molti anni dopo, nel 1123, nacque anche a Londra un Ospedale dedicato a San Bartolomeo
(8)).
Gli ospedali erano specificatamente destinati alla raccolta, al ricovero, alla cura e all'assistenza dei malati poveri e, alla imprecisa identificazione del morbo — più volte sconfinante in una infermità causata da indigenza o da vecchiaia — si accompagnava una ambigua definizione della cura che, se era cura del corpo (per lo più costituita da un vitto appropriato, tisane o salassi), non poteva mai andare disgiunta dalla solerte e assidua cura dell'anima.
Lo scopo era quello di portare sollievo ai ceti popolari, fornendo un 'contenitore' che agisse anche come strumento di controllo sociale, istituzionalizzando la carità. Proprio per questo motivo la fondazione di gran parte degli edifici adibiti a questo scopo risale al periodo di evoluzione delle forme del potere politico dal Comune alla Signoria, caratterizzata quest'ultima dal netto predominio di una famiglia e da una ristretta oligarchia di amministratori; gli stessi ospedali erano amministrati da gruppi di laici nobili o affidati a gestione ecclesiastica. In parallelo col concentrarsi in poche mani del potere politico si realizzava così anche la concentrazione in uniche e grandi istituzioni ospedaliere delle molte e sparse istituzioni assistenziali, sorte nel Medioevo per la cura e l'assistenza a poveri e malati affetti da particolari morbi, con l'intento di garantire una migliore e più omogenea cura agli indigenti anche attraverso una più sicura disponibilità finanziaria. Si concentrava così in un unico centro, dotato di unica amministrazione, la molteplicità delle dotazioni precedenti, e si forniva altresì uno sbocco univoco alle future elargizioni caritative. Da questa grandiosa opera di carità i governi ufficiali per lo più non si astennero e anche i cittadini privati, con sussidi in vita o con lasciti in morte, assicurarono l'esistenza e l'assistenza di migliaia di istituti ospedalieri.
Per molti secoli, e precisamente fino al XIX secolo, l'assistenza sanitaria consistette essenzialmente nel provvedere alla cura degli infermi poveri, ricoverandoli negli appositi luoghi di assistenza e cura. Le prestazioni mediche offerte dalle strutture ecclesiastiche, essendo estese su tutto il territorio e godendo di una organizzazione capillare, erano in grado di coprire, specie nei grossi centri, i bisogni della popolazione. Per lungo tempo l'assistenza sanitaria, in assenza di qualsiasi intervento pubblico, divenne monopolio del mondo religioso, che con i suoi conventi e abbazie, e con la sua stessa struttura, si fece carico di questo fondamentale servizio, in forma gratuita, disinteressata, venendo incontro a una sua naturale vocazione che lo spingeva a mostrarsi particolarmente sollecito verso i bisogni e le sofferenze della popolazione, specialmente di coloro che si trovavano nello stato di infermità.
Non è possibile, dunque, distinguere in epoca medievale tra azione religiosa e attività sanitaria, dal momento che i conventi ben presto si attrezzarono per essere in grado di rispondere alla crescente domanda di assistenza medica, preparando monaci particolarmente addestrati a questo servizio e incentivando lo studio della medicina, della farmacologia e specialmente della coltivazione, trasformazione e utilizzo delle piante officinali.
Riepiloghiamo ora, in conclusione, l'evoluzione dell'assistenza sanitaria tra civiltà romana e Medioevo cristiano. In primo luogo, non è possibile che vi sia stato un salto di quasi otto secoli tra l'ospedale fondato a Roma verso il 385 d.C. dalla cristiana Fabiola e quello aperto da Innocenzo III nel 1200. Sappiamo tra le due date vi fu una lunga serie di iniziative e che con ogni probabilità l'assistenza medica non venne mai meno, neppure nei giorni in cui a Roma tutto sembrava perduto. Ma gli storici non hanno avuto un compito facile nel ricostruire questo periodo, e molti punti sono rimasti incerti.
Occorre poi tener conto del fatto che la Chiesa assunse due diversi atteggiamenti nei riguardi delle malattie e dei malati
(9): da un lato l'amore cristiano per chi soffre e l'obbligo di soccorrere chi ha bisogno, dall'altro la convinzione che la malattia non sia un fatto naturale, ma sia da attribuirsi a forze superiori contro le quali non servono le erbe o gli interventi. È in un'epoca di guerre, di decadenza economica e di instabilità politica che si diffondono gli ospedali. I Romani, come si è detto,avevano organizzato con grande cura quelli militari, ma non avevano dato particolare impulso ai valetudinaria civili. Il primo vero ospedale era stato quello fondato da Fabiola(10). Gli ospedali più antichi(11) erano di fondazione ecclesiastica e pur avendo frapposto ostacoli al cammino della scienza medica, la Chiesa incoraggiava l'opera di ricovero e di assistenza a malati e feriti(12). Nel tardo Medioevo(13), furono costruiti molti ospedali, con vaste sale ben pavimentate e illuminate da ampie finestre, e pareti suddivise in cubicoli per i giacigli. Vi erano sufficienti provviste d'acqua e perfino sistemi di fognature. L'amministrazione degli ospedali passò gradualmente ai Comuni; nel XIV secolo parecchi erano diventati istituzioni laiche; oltre agli ospedali esistevano speciali istituti, nei quali i lebbrosi(14) potevano essere segregati e assistiti. Gli ospedali, specie quelli di maggiore importanza, erano annessi alle scuole mediche e, dove fioriva una scuola medica, fioriva un ospedale. Anche nel mondo musulmano vi erano importanti ospedali, come quello di Giundisabur, di Baghdad, di Damasco, di Cordova e del Cairo(15), oltre a quelli già menzionati in precedenza.



LA SCHEDA

Per quanto riguarda la scienza e la medicina, l'epoca medievale (dal 500 d.C. fino al 1500 circa) è nota per essere stato un periodo di sterilità e di inerzia. Tuttavia, a questo tormentato millennio si deve un importante contributo al benessere del genere umano: l'ospedale. Nel mondo occidentale lo sfacelo culturale causato dagli sconvolgimenti politici, dalle devastazioni delle epidemie, dai tormenti originati dalle nuove credenze religiose e dalla pedissequa adesione alle antiche dottrine, rallentarono il progresso umano per quasi mille anni. Sebbene la medicina medievale traesse ispirazione non dai medici nelle camere degli ammalati, ma dai religiosi nelle biblioteche, gli ospedali del mondo occidentale furono soprattutto una creazione del Cristianesimo, anche se istituzioni simili erano esistite in altre parti del mondo molto prima della nascita di Cristo. Sappiamo, ad esempio, di ospedali che operavano a Ceylon già nel V secolo a.C. e in India nel 260 a.C.; mentre gli ospedali arabi, liberamente e cospicuamente sovvenzionati, comparvero parecchio tempo dopo l'inizio dell'Era cristiana, e non si sa quindi se i Musulmani trassero spunto dai Buddhisti o dai Cristiani.
I Romani crearono istituzioni simili agli ospedali, costituite da grandi edifici costruiti per curare le truppe che stazionavano alle frontiere più lontane e dalle valetudinaria ,destinate ai pazienti civili.
In realtà i primi ospedali europei somigliavano più a degli ospizi o case di cura per anziani, e i malati vi erano accolti solo in quanto individui che non avevano altro aiuto, alla stessa stregua di poveri, pellegrini, viaggiatori, persone anziane, orfani e indigenti. A costoro la carità cristiana offriva 'ospitalità', che consisteva principalmente in cibo e riparo. I primi ospedali medievali raramente erano specializzati nella cura dei malati, i quali di solito venivano accolti allo scopo di soddisfare i loro bisogni fisici e spirituali fino a quando le condizioni di salute non avessero permesso loro di tornare a lavorare.
Si ritiene che il più antico Ospedale d'Europa, nel vero senso del termine, sia stato l'Hkel-Dieu, fondato a Lione nel 542 circa da Childeberto I, re dei Franchi; mentre il famoso Flótel-Dieu di Parigi fu fondato all'incirca nel 652 da San Landry, ventottesimo vescovo di Parigi. In Italia, pare che l'Ospedale più antico sia il Santa Maria della Scala a Siena, istituito nell'898.
Un deciso impulso allo sviluppo degli ospedali venne dato, nel XII secolo, dalle Crociate e, nel XIV secolo, dalle epidemie di peste. In occasione delle Crociate ingenti gruppi di persone si spostavano verso la Terra Santa seguendo vari percorsi, mentre combattenti, malati e feriti ritornavano in patria. Questi spostamenti di migliaia di individui in condizioni poco più che primitive costituivano un terreno fertile per la diffusione di malattie e di epidemie.
Nel 1180, la fondazione dell'Ordine degli Ospedalieri del Santo Spirito dette l'avvio alla costruzione di un gran numero di ospedali. In breve tempo, Ospedali del Santo Spirito furono istituiti nelle città di tutta Europa, e nel 1198 papa Innocenzo III (1198-1216) promosse a Roma la fondazione di un ospedale presso il vecchio ponte sul Tevere: convocò Guy de Montpellier e lo pose a capo dell'Ordine e dell'ospedale romano. Questa istituzione, l'Ospedale del Santo Spirito, è ancora oggi in funzione, mentre a Firenze l'Ospedale di Santa Maria degli Innocenti, nato come ospizio per trovatelli, opera ininterrottamente sin dal 1421.
In Inghilterra, il primo ospedale di cui si hanno notizie venne costruito a York intorno al 937 d.C., nel periodo sassone. Dopo la conquista normanna, ne furono fondati molti altri, tra cui ricordiamo: il St. Gregory, fondato nel 1084, il St. Cross', fondato a Winchester nel 1123 e il St. Thomas, fondato nel 1215. Uno dei più importanti ospedali medievali inglesi, ancora oggi istituzione insigne, è il St. Bartholomew's di Londra, fondato nel 1123.
In Spagna, l'Ospedale Generale di Madrid trae origine da tre ospedali moreschi, che furono unificati da Filippo II nel 1566.
I Musulmani non erano meno zelanti dei cristiani nel promuovere opere di carità, anzi gli Arabi erano molto più progrediti dei loro contemporanei europei nel somministrare cure premurose a persone con malattie mentali. Nelle città maomettane dell'Asia Minore furono eretti numerosi ospedali. Già prima del 707 d.C. il califfo El Welid fondò un ospedale a Damasco, un altro venne istituito al Cairo nel 874, due a Bagdad nel 918 e altri tre in Egitto, tra il 925 e il 977. Uno degli ospedali musulmani più grandi era l'Al-Mansur, fondato nel 1283 al Cairo, ma anche le città saracene della Spagna avevano degli ospedali grandi e ben gestiti.
Oltre agli Hotel-Dieu di Lione e di Parigi, parecchi altri antichi ospedali francesi sono ancora in funzione. Nel 1260 Luigi IX fondò l'Hospital des Quinze Vingts come ricovero per i ciechi; oggi esso è un Ospedale generale, specializzato in oftalmologia. Per dare rifugio alle donne indigenti Luigi XIII fondò La Salpetrière, che in seguito diventò un Ospedale per pazienti con malattie mentali e nervose e oggi è un immenso istituto dalla struttura irregolare che funziona come Ospedale generale.
Uno dei vecchi ospedali più affascinanti della Francia, e anche uno dei più tipici tra quelli fondati in epoca medievale, è l'Hótel-Dieu di Beaune; si pensa che sia il più antico ospedale esistente che abbia da sempre occupato il suo edificio originario. Situato all'interno delle mura dell'antica cittadina di Beaune, nel cuore della Gite d'Or, in Borgogna, a circa 250 miglia a sud-est di Parigi, questo Ospedale ha una storia tanto pittoresca quanto il suo tetto a due spioventi.
Tempi difficili precedettero la sua costruzione: la Guerra dei Cento Anni si era appena conclusa e con il trattato di Arras (1435) il regno francese di Carlo VII e il ducato di Borgogna, governato da Filippo il Buono, si erano appena riconciliati. Quando non erano i soldati a saccheggiare le campagne, ci pensavano i briganti e, terrorizzata, la popolazione delle campagne fuggiva cercando rifugio nei castelli e all'interno delle città fortificate, mentre la carestia e la peste peggioravano le loro già misere condizioni. Ma le cittadine fortificate non erano in grado di soddisfare i bisogni di un tal numero di poveri, indigenti e malati.
Questa situazione suscitò la pietà del Cancelliere del duca di Borgogna, Nicolas Rolin. Ricchi di famiglia e ben introdotti nelle alte sfere diplomatiche, Rolin e sua moglie, Guigone de Salins, decisero di devolvere il proprio patrimonio alla costruzione di un 'ostello di Dio' per i poveri e gli ammalati. Il Cancelliere ottenne l'approvazione del progetto da papa Eugenio IV e dal duca Filippo. Per le sue fortificazioni e la sua posizione al crocevia delle principali strade del XV secolo, Beaune fu il sito prescelto. Venne così acquistato un terreno in prossimità della piazza del mercato. Il 4 agosto 1443, sotto il portale della chiesa di Nòtre Dame di Beaune, alla presenza di eminenti rappresentanti del clero e di funzionari civili e cittadini, fu redatto il documento istitutivo dell'Hótel-Dieu di Beaune.
L'Ospedale fu costruito secondo lo stile architettonico fiammingo; la prima struttura venne completata e inaugurata nel dicembre del 1451 e il primo paziente vi fu ammesso il 1° gennaio 1452. Sei suore si occupavano dei poveri e dei malati che cercavano riparo nella 'Grand' Chambre des Povres'.
Il reparto principale è un edificio di notevole bellezza e maestosità: misura 72 metri dall'entrata alle vetrate colorate della parete di fondo, 14 metri da un muro all'altro, 16 metri dal bel pavimento lastricato all'altissima cuspide del tetto. Il tetto ha la forma dello scafo rovesciato di una nave (simboleggia la carità che va per il mondo, come una nave va per mare). Undici travi esagonali di legno attraversano la struttura da un cornicione all'altro, con degli ometti che dal centro delle travi arrivano fino alla sommità del tetto. Le travi sono squisitamente scolpite con doccioni e figure simboliche dipinte a colori brillanti, mentre gli stemmi dei fondatori decorano le giunture centrali. Appoggiato alle pareti, ogni letto si trova in uno scompartimento separato creato con delle tende per mantenere la privacy. I colori rosso scuro e oro si ritrovano ovunque: tende, drappeggi e copriletto, tutti decorati con le iniziali e i simboli del fondatore e della moglie, i quali resero possibile la realizzazione del progetto. Accanto a ogni letto c'è un tavolino con una sedia e ognuno ha una ciotola, un calice di peltro e un catino di rame, che hanno preservato fino a oggi lo stile e la grazia del XV secolo.
A una estremità della Grand' Chambre des Povres c'è una piccola ma splendida cappella posta in modo che, quando le tende che la separano dalla grande stanza dei poveri vengono aperte, i pazienti possano seguire la Messa e tutti i servizi senza muoversi dal proprio letto. Questa è una caratteristica che si ritrova in molti ospedali francesi del XV secolo.
Sin dalla sua costruzione, iniziata nel 1443, l'Ospedale è stato arricchito di altre strutture: vari reparti, una grande cucina, una farmacia, un museo. Sono stati inoltre aggiunti dei giardini, dei cortili, nonché delle preziose opere d'arte. Quelle che un tempo erano innovazioni oggi sono pezzi da museo, che, per motivi pratici, sono stati sostituiti con attrezzature nuove e moderne, anche se gli oggetti antichi vengono comunque conservati per il loro significato nostalgico e storico.
Come le istituzioni a esso contemporanee, anche l'Hòtel-Dieu di Beaune si trasformò gradualmente da ospizio per i poveri e per gli anziani a moderno ospedale. Nonostante le vicissitudini della storia, i mutamenti economici e le numerose guerre, questo Ospedale ha continuato a curare i poveri, i malati e i bisognosi, giorno dopo giorno, per oltre 500 anni. I vecchi edifici dai tetti vivaci e colorati ricoperti di tegole, che celano al loro interno la sofferenza e il dolore, sono stati conservati bene e, mentre i metodi moderni hanno sostituito quelli antichi, l'atmosfera della Francia del XV secolo vi è stata mantenuta. Persino l'abito delle buone sorelle della Congregazione di Santa Marta (un tempo note come le Dames Hospitalières de l'Hòtel-Dieu de Beaunel che hanno dedicato attenzioni devote e amorevoli a coloro che venivano affidati alle loro cure, è rimasto praticamente uguale dal giorno della prima apertura del grande reparto.
Anche i migliori ospedali medievali, tuttavia, lasciavano molto a desiderare. Nel XIV secolo, l'Hòtel-Dieu di Parigi aveva raggiunto una capacità di 800-900 pazienti, e probabilmente nel secolo successivo le sue dimensioni raddoppiarono; eppure il numero di letti era in realtà molto minore, dal momento che a quei tempi era pratica comune usare degli enormi letti dove venivano sistemati da quattro a sei pazienti. Nel XV secolo le attrezzature di quest'Ospedale comprendevano anche due vasche da bagno montate su ruote.
Per quanto rudimentali, carenti dal punto di vista medico, e sprovvisti di servizi sanitari, gli ospedali medievali forgiarono una solida base di compassione umana, sulla quale si fondano i moderni ospedali dei nostri giorni. Dai reparti, dalle sale operatorie e dai laboratori degli ospedali del XIX e del XX secolo è venuta una serie di scoperte cliniche decisive. Ponendosi in una prospettiva storica, si arriva all'inevitabile conclusione che la pratica medica moderna deve veramente molto ai princìpi caritatevoli e umanitari che ispirarono la nascita degli ospedali del Medioevo.

 

NOTE

1 - Nella Bologna del 1250, nessun medico voleva curare un nobile ferito, per timore di rappresaglie in caso di esito fatale. Alla fine accettò l'incarico Ugo da Lucca, ma soltanto dopo che una trentina fra amici e parenti del paziente ebbero giurato di risparmiarlo in caso di morte del cavaliere. Fortunatamente questi guarì e tutto andò per il meglio.

2 - Secondo la pia tradizione, il primo a istituire uno xenodochio fu papa San Cleto, il quale, nell'80 d.C., convertì la propria casa, in via Merulana, in una chiesa con ospizio per i pellegrini. Al principio del IV secolo la famiglia di Sant'Agnese avrebbe trasformato la propria abitazione, presso via Nomentana, in un ospizio-ospedale. Nel 397 d.C. San Gallicano costruì a Porto, vicino a Roma, uno xenodochio che rimase celebre nella storia e di cui tuttora esistono i resti.

3 - Al Concilio di Nicea, in Bitinia (325 d.C.), al quale era presente lo stesso Costantino, si stabilì che «in ogni città si costruissero ospizi per pellegrini, per i poveri e per gli infermi». Nel canone 70° del Concilio è stabilito che ogni città dovesse avere il suo ricovero per pellegrini, infermi e poveri. Tali ricoveri dovevano essere costruiti in legno, separati e custoditi da un monaco, che doveva anche curare l'amministrazione e, in caso di necessità, procurare denaro e vettovaglie con la questua.

4 - Gli ospizi nacquero come 'scholae peregrinorum' , con il tempo si trasformarono appunto in ospizi e alcuni sono giunti fino a noi come ospedali; infatti nel secolo XIV parecchi ospedali minori diventarono grandi nosocomi, come l'Ospedale San Matteo della Pietà di Pavia (che adottò come emblema una conchiglia galiziana).

5 - Nel secolo XV, per potersi recare a Roma, ogni pellegrino doveva avere dove alloggiare e mangiare, per cui il cittadino pugliese o lucano che intraprendeva un viaggio per la capitale della fede, doveva appoggiarsi alla propria confraternita, la cui chiesa è stata identificata per quella di San Nicola in Carcere.

6 - Una notizia abbastanza fantasiosa riferisce che nel 728 era stata fondata da un certo re Jna, capo dei Sassoni occidentali, una schola riservata ai sudditi di quel paese. Ve ne erano parecchie a Roma: erano ospizi per pellegrini, divisi per nazioni; poi, come si è detto, si trasformarono lentamente in ospedali. Nel 1198 Innocenzo III, ormai deciso a metter ordine in queste istituzioni metà religiose e metà laiche, in cui i monaci infirmarii facevano commercio e la corruzione dilagava, pensò di affidarlo a un ordine religioso ospitaliero, cioè specializzato in questo genere di attività, e chiamò dalla Francia Guy de Montpellier, dell'Ordine di Santo Spirito. Venne così fondato, nello stabile che era stato dei pellegrini sassoni, l'Arciospedale di Santo Spirito in Sassia, che ebbe una regola propria e divenne il più famoso tra gli istituti romani. Pochi anni dopo, proseguendo con rigore nella sua azione repressiva contro lo sfaldamento degli ordini monastici, Innocenzo proibiva ai religiosi di occuparsi di medicina; e poiché questi continuavano a far commercio di medicamenti, il suo successore, Onorio III, li minacciò di scomunica. Così si chiudeva, con una bolla papale, l'epoca di fervido lavoro iniziata da San Benedetto.
Tra gli altri ospedali sorti in Italia meritano particolarmente di essere ricordati, in ordine di tempo: l'Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena (IX secolo); quello di San Sepolcro e San Giovanni di Pisa (1188); quello di Santo Spirito e San Giovanni di Roma (1204); l'Ospedale del Ceppo di Pistoia (1218); l'Ospedale Maggiore di Vercelli (1224); quello di Santa Maria Nuova di Firenze (1288); quello del- l'Annunziata di Napoli (1300); l'Ospedale Pammatone di Genova (1423); l'Ospedale Maggiore di Milano (1457); il vecchio Ospedale Maggiore di Parma (1481); l'Albergo dei Poveri di Genova (1635); l'Ospedale San Giovanni di Torino (1680).

7 - In Roma i bagni pubblici — balnea —, già esistenti al tempo della Repubblica, ebbero grande sviluppo durante l'Impero. Risalgono a circa il 200 d.C. le Terme di Caracalla.
Di origine romana è la 'teriaca' o 'triaca', rimedio che viene fatto risalire ad Andromaco il Vecchio, medico di Nerone. Andromaco l'avrebbe ottenuto modificando il 'mitridato', preparato di tal nome in quanto legato a Mitridate Eupatore (132-53 a.C.), re del Ponto e nemico di Roma, del quale si favoleggiava che fosse refrattario al veleno dei serpenti al punto da uscire indenne da ripetuti tentativi di veneficio perpetrati a suo danno. Nel I secolo d.C. alla ricetta del mitridato veniva aggiunta carne di vipera: si riteneva infatti che il veleno della vipera fosse in grado di opporsi a qualsiasi 'virus' o veleno, cioè a qualsiasi sostanza tossica o nociva introdotta nell'organismo. Nasceva così la 'triaca', che Plinio il Vecchio dice composta da 54 ingredienti; ma altri se ne aggiunsero in seguito. C'era comunque una triaca per i ricchi, ricchissima d'ingredienti, e una triaca per i poveri, povera d'ingredienti e commercializzata a basso costo. Per secoli essa fu considerata l'antidoto per antonomasia, il rimedio per tutte le malattie, la madre di ogni medicamento.

8 - Anche le nazioni estere curavano nelle principali loro città la costituzione di ospedali: l'Hòtel-Dieu a Parigi (VII secolo), Ospedale della Charité in Francia(XIII secolo); Ospedale St. Bartholomew's a Londra, 1102; Ospedale di Santa Cruz, 1229; Ospedale di Santa Marta in Spagna, 1308; Hospital de San Severo in Spagna, per malati di mente, 1412 ; a Burgos l'Hospital del Rey, 1200; a Valencia l'Ospedale per preti poveri, 1356.
Nel 708, il Califfo Walid I istituì al Cairo un Ospedale, mentre intorno al 1000, presso la moschea della stessa città, esisteva una poliambulanza per l'assistenza dei malati. San Giovanni Crisostomo, vescovo di Antiochia, fondò nel 398, in Costantinopoli «un asilo per infermi». San Basilio fece edificare a Cesarea l'Ospedale che prese il suo nome, e che accoglieva anche i lebbrosi.

9 - «Tutte le malattie dei Cristiani» scrive Sant'Agostino «si devono attribuire ai demoni, i quali principalmente tormentano i neofiti e si accaniscono contro i neonati innocenti». Da questa impostazione deriva un solo tipo di cura: la preghiera, l'esorcismo, il miracolo. Abbiamo già visto che nella medicina cristiana bizantina tutti questi mezzi magici ritornano in auge; in Italia il loro impiego avveniva all'ombra dei conventi, in un'atmosfera che ricordava quella della medicina pre-ippocratica. È evidente che qualsiasi attività di studio e di ricerca veniva considerata inutile da chi era convinto dell'origine soprannaturale della malattia; ma ciò non escludeva un atteggiamento diverso da parte di chi sentiva il Cristianesimo come una forza nuova, capace di profondi rivolgimenti.
A tutti i Santi fu sempre riconosciuto dai cristiani un potere taumaturgico; per lo più tale potere si esplicava, ovviamente, nella cura dei malati, attraverso la restituzione della vista ai ciechi, della parola ai muti, liberazione di indemoniati (i quali non erano altro che individui affetti da isterismo o da epilessia, malattie considerate di origine sacra, divina o demoniaca che fosse). Nel Medioevo a tale potere taumaturgico si aggiunse il riconoscimento di un'attività medica vera e propria che i grandi personaggi, che poi sarebbero saliti all'onore degli altari, svolgevano soprattutto in occasione delle grandi epidemie. Le più gravi tra queste erano le cosiddette 'pesti', nome generico con cui venivano definite sia la peste vera e propria, sia il tifo petecchiale, sia tutta una serie
di altre malattie contagiose e ad andamento epidemico. La loro cura richiedeva abnegazione e spirito di sacrificio, qualità che rifulgevano soprattutto nei Santi. Così il Santo che cura gli appestati o i lebbrosi diviene uno dei motivi ispiratori più tipici del Medioevo e di buona parte del periodo umanistico in tutte le arti figurative.

10 -  Fabiola era una nobile patrizia che, avendo sposato un uomo indegno di lei, lo aveva ripudiato ed era passata a nuove nozze. Nel 381 era giunto a Roma San Girolamo, dopo un lungo ritiro nel deserto. Egli aveva raccolto un gran numero di discepoli, tra i quali non mancavano i patrizi: Fabiola, convertita, si pentì del suo divorzio, contrario alla nuova religione, e si dedicò alle opere di carità. Un'analoga istituzione sarebbe stata fondata a Porto, alla foce del Tevere, da Psammaco, un senatore rimasto vedovo; è in questa occasione che viene usata per la prima volta la parola 'nosocomio'.

11 - Uno dei primi ospedali medioevali è tuttora visibile nell'isola di Rodi, dove fu fondato dai Cavalieri di San Giovanni durante le Crociate; i Cavalieri ebbero sede prima a Gerusalemme, poi a Rodi (1311) e infine a Malta (1530). La loro organizzazione, per quanto largamente modificata, ha conservato i suoi motivi ideali ed esiste ancora ai nostri giorni.

12 - Anche due medici, Cosma e Damiano, divennero Santi. Vissero nella seconda metà del III secolo e probabilmente studiarono medicina in Siria, esercitando poi in Cilicia e qui acquistando fama e rispetto per il loro talento professionale e il loro zelo cristiano. Arrestati al tempo delle persecuzioni religiose di Diocleziano, pagarono il loro rifiuto dell'abiura con la morte per decapitazione.

13 - Alcuni dei grandi ospedali di Londra furono fondati in quel periodo ed erano sotto il governo della Chiesa; nel 1123, San Bartolomeo, nel 1215 San Tommaso, come nota sir Norman Moore (History of Saint Bartholomew's Hospital, 2 voll, 1918). St. Bartholomew's si può considerare il più antico grande ospedale inglese; altri, anche più antichi ma non così insigni, sono sparsi nel paese, alcuni per malati, altri per pellegrini e viaggiatori e altri ancora per i vecchi.

14 - La lebbra era una malattia comune nel Medioevo e numerosi !ebbro- sani o lazzaretti esistevano in Inghilterra e in tutta l'Europa. I contagiati avevano l'obbligo di indossare un abito speciale che li contrassegnasse, oltre quello di agitare una campana o un sonaglio, per rendere nota la loro presenza e mettere in fuga i passanti. Dopo il XIV secolo il numero dei lebbrosi diminuì gradualmente, sicché dal Seicento in poi la malattia si può considerare scomparsa dall'Europa.

15 - Quest'ultimo, chiamato 'di Mansur', aveva reparti femminili e maschili per la medicina, reparti speciali per feriti, per le malattie degli occhi e per le malattie infettive, serviti da efficienti impianti idrici; vi erano cortili per conferenze, erbari, dispensari e una biblioteca. Officianti recitavano il Corano senza posa, e dolci musiche cullavano gli insonni; artisti e cantastorie servivano a distrarre i pazienti. Alla dimissione ogni malato riceveva una somma di danaro sufficiente perché potesse cavarsela da solo, durante la convalescenza, finché non fosse stato in grado di riprendere il lavoro.
E. T. Withinghton (Medical History from the Earliest Times, 1894) ci riferisce che la costruzione di questo Ospedale fu completata nel 1284, quando il periodo aureo della medicina araba era già superato, i musulmani avevano subito feroci colpi dall'Oriente e dall'Occidente (Cordova era caduta, Granada resisteva alla conquista, Baghdad era stata messa a sacco dai Mongoli nel 1258). I paesi dell'Islam erano diventati troppo malsicuri anche per gli studiosi e inoltre andava sorgendo la famosa Scuola medica di Salerno, che spostava di nuovo verso l'Europa il baricentro intellettuale del mondo allora conosciuto.


 

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