LEEUWENHOEK E GLI ANIMALCULES
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L'ILLUSTRAZIONE
Antony van Leeuwenhoek,
commerciante di tessuti vissuto nel XVII secolo a Delft, in Olanda,
nel tempo libero si chiudeva nel suo 'sgabuzzino' per osservare le
meraviglie del mondo microscopico attraverso le lenti sottili, che
egli stesso laboriosamente molava e montava. Egli fu il primo a
rivelare di aver visto degli animalcules— protozoi e batteri — e a
confermare, attraverso l'osservazione diretta, la circolazione del
sangue. Anche se dovevano passare 200 anni prima che l'applicazione
pratica delle sue scoperte desse un reale contributo alla medicina,
il suo lavoro gettò le basi della lotta senza quartiere condotta
dalla medicina moderna contro le malattie provocate dai batteri e
dalle altre forme di vita microbiologiche. |
PREMESSA
«Omnia
vincit amor» (su tutto vince l'amore).
L'idea
dell'esistenza di strutture complesse difficilmente visibili a occhio
nudo, risale a tempi remoti: già a Ninive (Mesopotamia), in Egitto e a
Creta, sono state trovate pietre preziose che per il loro taglio
presentano particolari proprietà di ingrandimento, ma per millenni le
lenti di ingrandimento si ottennero solo grazie alla causalità del taglio
o alla qualità delle pietre. Fu il medico arabo Ibn Al-Eithan, noto come
Alahzen (950-1038 d.C.) a dare nell'XI secolo nella sua opera pubblicata
in arabo una prima definizione di lente di ingrandimento, chiarendo che
«un frammento di vetro di forma particolare permette di ingrandire un
oggetto»(1).
Il testo di Alahzen fu tradotto in latino solo nel 1270 dal medico polacco
Witello con il titolo De optica e de luce.
È verosimile, per quanto non provato, che gli antichi già conoscessero il
microscopio, quello strumento che permise a Malpighi di completare le
scoperte di Harvey e che, nella sua forma più rudimentale, consisteva in
una semplice lente biconvessa(2).
Fra i primi a usare il microscopio nello studio delle malattie fu
Attanasio Kircher (1602-80), professore di filosofia all'università di
Wiirzburg, il quale, esaminando il sangue di appestati, vi trovò
«innumerevoli grovigli di piccoli vermi, non visibili a occhio nudo. È
opinione che si trattasse di globuli rossi impilati, poiché il modesto
ingrandimento delle sue lenti non poteva avergli permesso di vedere i
bacilli della peste. Ma egli aveva esattamente dedotto che le malattie
contagiose venivano trasmesse da piccoli esseri viventi, che furono
chiamati batteri o microbi(3).
Leeuwenhoek(5)
fu tra i più insigni microscopisti dell'epoca; era un commerciante che
dedicava il tempolibero di cui dispose nella sua lunga vita allo studio
dell'anatomia microscopica. Per il suo mestiere era abituato a maneggiare
lenti di ingrandimento, i cosiddetti contafili, e forse è questa la
ragione per cui dedicò molto tempo a una curiosa attività: il taglio di
lenti biconvesse e la costruzione di microscopi. Per lo più si trattava di
piccole lenti incastrate tra due placche di rame da 2 a 6 centimetri di
altezza appoggiate l'una sull'altra; sotto la lente si trovava una punta
mobile sulla quale si poteva collocare una lamina di mica per reggere
l'oggetto che una vite permetteva di allontanare o avvicinare; l'oggetto
era illuminato in trasparenza con un riflettore in rame lucidato.
Dal punto di vista medico, il massimo merito di questo dilettante
instancabile è la scoperta di batteri e protozoi, che egli, come si è già
detto, fu il primo a descrivere. Non conoscendo altra lingua se non il
nativo fiammingo, molte sue opere furono tradotte in inglese e pubblicate
dalla Royal Society. Le sue osservazioni sono contenute in una serie di
lettere redatte in olandese e indirizzate alla Royal Society di Londra,
che si incaricava della loro traduzione in inglese e in latino. Nel 1603,
il dottor Regnerus De Graaf presentò alla Royal Society di Londra una nota
di Leeuwenhoek, dal titolo Experiment of Some Observation Made by a
Microscope, che riferiva alcune osservazioni su certe muffe.
Diede poi una bella descrizione dei capillari sanguigni, confermando le
osservazioni del Malpighi, e fu il primo a riconoscere la struttura
lamellare del cristallino; spinse le sue ricerche microscopiche a
osservare la polvere del cannone, la polvere domestica, la piuma di
uccello, la scaglia del pesce, il sangue dell'uomo e quello di diversi
animali, lo sperma, i muscoli; fu il primo a osservare la differenza della
posizione sull'acqua della anofele e del culex. Sebbene Leeuwenhoek non si
fosse mai recato a Londra, la Royal Society lo elesse socio nel 1680.
Altro pioniere della microscopia fu Jan Swatnmerdam (1637-80), di
Amsterdam, la cui grande energia non trovò riscontro nella salute fisica.
Pur nella sua breve vita, egli svolse vasta e originale mole di lavoro.
Destinato da suo padre a vita religiosa, preferì iscriversi all'Università
di Leida. Nel 1664 si recò in Francia, ove scoprì le valvole linfatiche e
mise a punto i metodi di iniezione vascolare alla cera. A Leida preparò un
sistema di conservazione dei pezzi anatomici, svuotando i vasi del sangue
e immettendovi dell'aria sotto pressione, quindi iniettandovi un
fissatore, la cui composizione è rimasta misteriosa. Di questo studioso
non si sono conservati tutti gli scritti, in quanto egli stesso distrusse
molte delle sue note; fortunatamente le sue opere sono state pubblicate
postume dal suo compatriota Hermannus Boerhaave (1668-1738) sotto il
titolo Biblia naturae, sive historia insectorum in certas classes
reducta, nel 1737-38. Le sue scoperte riguardano soprattutto la
struttura degli insetti(5),
e dobbiamo a lui alcune meravigliose preparazioni degli organi interni di
api, libellule e animali di altre specie.
In Inghilterra, nel frattempo, altri microscopisti fecero passi da
gigante. Il primo, e uno dei più brillanti, fu Robert Hooke(6)
(1635-1703), curatore della Royal Society e autore della Mierographia
(1665), dalle illustrazioni di stupenda bellezza, eguagliate soltanto da
quelle dello Swammerdam. In quest'opera fa alcune osservazioni, poi
riproposte in molte pubblicazioni di citologia, e per la prima volta
impiega la parola 'cellula'. L'opera dei due olandesi pionieri
dell'indagine microscopica, Swammerdam e Leeuwenhoek, fu decisiva per la
comprensione di alcune malattie. Ricordiamo che, sebbene né l'uno né
l'altro fossero laureati in medicina, al loro tempo la scuola di medicina
di Leida era già nota.(7).
LA
SCHEDA
Nella sua
marcia attraverso i millenni, la medicina ha spesso tratto beneficio da
uomini che, non facendosi inibire dalle tradizioni dell'educazione formale
e lasciando via libera alla propria curiosità, hanno seguito la strada che
conduceva verso scoperte fondamentali, che per secoli erano sfuggite ai
medici professionisti. Servendosi di metodi non ortodossi, spesso
disprezzati in quanto non scientifici, hanno ricevuto da Dio il privilegio
di imbattersi in rivelazioni da cui tutto il genere umano ha tratto
beneficio, grazie al progresso che esse hanno fatto compiere alle arti
curative. Antony van Leeuwenhoek fu uno di questi uomini.
Leeuwenhoek non fu l'inventore del microscopio, anche se spesso gli viene
erroneamente attribuito; tuttavia non c'è alcun dubbio che egli meriti di
essere considerato il padre della microscopia e colui che ha gettato le
fondamenta della batteriologia e della protozoologia. Leeuwenhoek infatti
fu il primo uomo ad osservare e a riportare per iscritto le affascinanti e
multiformi forme di vita microscopiche con le quali, sebbene a lui
sconosciute, l'uomo aveva da sempre convissuto.
Antony van Leeuwenhoek nacque a Delft, in Olanda, il 24 ottobre del 1632.
Il padre faceva il canestraio e morì quando Antony aveva cinque anni.
Antony ricevette una scarsa istruzione e, nel 1648 all'età di 16 anni, fu
inviato da un negoziante di stoffe ad Amsterdam per imparare il mestiere.
Dopo sei anni ad Amsterdam, Leeuwenhoek fece ritorno nella sua città
natale. Poco tempo dopo si sposò, acquistò una casa e un negozio, e iniziò
l'attività di commerciante di tessuti e di merciaio. Leeuwenhoek ebbe
anche un notevole successo in ambito civico, in quanto ricoprì una carica
municipale paragonabile a quella di Consigliere comunale, fu agente del
dazio e ottenne la licenza di doganiere.
Non si sa di preciso come e quando Leeuwenhoek iniziò ad interessarsi alla
molatura delle lenti, utilizzandole per osservare oggetti troppo piccoli
per essere visti a occhio nudo. Non è neppure chiaro come egli abbia
appreso l'arte della molatura: per tutta la vita, infatti, tenne segreti i
suoi metodi tecnici. Chiuso nel suo 'sgabuzzino', come chiamava il suo
studio, produceva centinaia di piccole lenti e le montava laboriosamente
ma grossolanamente tra due fogli d'argento o di ottone, con delle piccole
aperture che coprivano tutto eccetto la parte centrale della lente. La
maggior parte dei suoi strumenti misurava solo sei o sette centimetri di
altezza, circa due di larghezza e, senza contare le viti, meno di un
centimetro di profondità. I campioni di sostanze solide venivano collocati
su una punta di spillo davanti alla lente, regolabile con delle viti sia
per l'altezza che per la distanza. Altri microscopi erano invece fatti per
sostenere delle piccole fiale di vetro o delle cannule capillari, per
portare sostanze liquide a una distanza focale minima. Tutti i microscopi
di Leeuwenhoek erano costituiti da una sola lente, non usava lenti
composte. Variando la molatura, otteneva delle lenti che davano
ingrandimenti diversi; la maggior parte aveva un fattore d'ingrandimento
non superiore a 160 volte, sebbene una lente, oggi parte della collezione
del Museo dell'Università di Utrecht, possa ingrandire fino a 275 volte.
La prima relazione sull'attività di Leeuwenhoek in questo campo nuovo e
affascinante risale al 1673, quando il suo amico e concittadino, il famoso
medico Reiner de Graaf, scrisse al segretario della Royal Society di
Londra descrivendo il lavoro di Leeuwenhoek e allegando una lettera dello
stesso microscopista.
Quella lettera fu la prima di circa 375 comunicazioni scritte da
Leeuwenhoek alla Royal Society in un arco di tempo di 50 anni.
Evidentemente i membri della Royal Society apprezzarono le relazioni sulle
osservazioni di Leeuwenhoek, dal momento che il segretario Henry Oldenburg
lo incoraggiò a continuare la corrispondenza.
Le lettere di Leeuwenhoek costituiscono un contributo unico alla
letteratura scientifica, in particolare a quella medica. Sono quasi tutte
scritte in olandese, l'unica lingua che conosceva, in uno stile
colloquiale, semplice, ingenuo e a volte persino scarno e grossolano.
Tuttavia, le caratterizza un'onestà innata: mentre le interpretazioni
incompetenti e non scientifiche di quanto vedeva gli facevano trarre delle
conclusioni errate e talvolta ridicole, egli era molto attento nel
distinguere le descrizioni di ciò che realmente vedeva da ciò che
ipotizzava o 'immaginava'. Era così intento a raccontare cosa aveva visto
o pensato che non aveva tempo di preoccuparsi della grammatica o
dell'accuratezza della composizione letteraria. Lavorava sempre da solo,
senza alcun aiuto da parte di altri microscopisti. Non amava
l'interferenza di nessuno, e diffidava delle conoscenze e delle eventuali
mire di coloro che andavano da lui per fargli visita o per dargli dei
consigli.
Nel 1680 Leeuwenhoek venne eletto membro della Royal Society, un onore e
un riconoscimento importanti per uno straniero. Nel 1699, l'Académie des
Sciences di Parigi lo volle come corrispondente. Le sue osservazioni
suscitavano un grande interesse ed erano molto lette, ma tutto finiva lì:
nessuno cercava seriamente di ripeterle o di approfondirle. Alla fine del
XVII secolo, Leeuwenhoek era l'unico microscopista serio al mondo.
I campioni da lui analizzati provenivano da ciò che lo circondava nella
vita quotidiana. Nessun materiale o sostanza sfuggiva all'insaziabile
curiosità del commerciante di stoffe di Delft: acqua piovana, schiuma
presa dalla superficie delle pozzanghere, infusi di pepe nero, mitili,
tessuti animali e umani, ritagli, escrementi di ogni sorta e ogni tipo di
materia minerale e vegetale, tutto passò sotto la sua lente.
In particolare, tra le abitudini di Leeuwenhoek vi era questa prassi:
quando trovava un campione che gli piaceva particolarmente, lo lasciava
attaccato al microscopio e costruiva un altro strumento. Così facendo,
negli anni accumulò molti microscopi, che era solito sistemare a coppie in
piccole scatole laccate, per poi mettere da 12 a 24 scatole in una cassa,
una delle quali fu lasciata in eredità alla Royal Society.
Leeuwenhoek fu il primo a scoprire e descrivere i protozoi e i batteri
(che egli chiamava 'animalcules'). Utilizzava 'un granello di sabbia'
(approssimativamente un cubo di circa 0,8 mm) come misura di riferimento e
descriveva la dimensione dei suoi 'anirnalcules' valutando che ci
sarebbero voluti 1000, 100.000 o 1.000.000 di essi per raggiungere il
volume di un 'granello di sabbia'. Alcune sue stime di specie
identificabili mostrano una notevole corrispondenza con le moderne
misurazioni in micron. Egli descrisse, con non poca meraviglia, la
moltiplicazione tremendamente rapida dei suoi 'animalcules' , che si
verificava quando i campioni venivano lasciati a riposo per qualche
giorno, ed era consapevole della relativa purezza dell'acqua piovana o
della neve sciolta. Leeuwenhoek fece dei disegni in cui rappresentò vari
protozoi, bacilli, cocchi e spirochete; studiò varie parti di animali:
sangue, ossa, occhi, peli e muscoli; fu il primo a notare le striature
nelle fibre muscolari ed è famoso, in particolare, per lo studio e la
descrizione degli spermatozoi. Nel suo mondo di forme biologiche
microscopiche egli rilevò la divisione cellulare, la nascita, la vita e la
morte dei suoi 'animalcules' , la partenogenesi delle afìdi e la
gemmazione dell'idra. Cercò persino di osservare al microscopio
l'esplosione della polvere da sparo, esperimento che per poco non gli fece
perdere la vista.
In una delle sue lettere, dopo aver riferito sull'osservazione di forme
microscopiche sia nell'aceto di vino che nel tartaro tra i suoi denti,
Leeuwenhoek rivela una punta di umorismo sofisticato e beffardo:
«Nella mia casa sono venute varie gentildonne, le quali volevano a tutti i
costi vedere le piccole anguille nell'aceto; ma alcune sono rimaste così
disgustate da questo spettacolo che hanno giurato che non useranno mai più
l'aceto. Chissà cosa accadrebbe se qualcuno in futuro dicesse loro che ci
sono più animali nel tartaro che si trova sui denti di un uomo di quanti
uomini ci sono in un intero regno? Specialmente di coloro che non si
lavano mai i denti?».
Nel 1686 Leeuwenhoek riferì e mostrò varie volte ai suoi visitatori la
circolazione capillare del sangue, collocando una anguillina, o un pesce
molto piccolo, in una provetta di vetro e puntando il microscopio sulla
coda trasparente. In questa osservazione Malpighi lo aveva già preceduto,
nel 1661, ma probabilmente Leeuwenhoek non conosceva le scoperte di
Malpighi. Leeuwenhoek arrivò anche alla conclusione che i vasi sanguigni
che si dipartono dal cuore sono le arterie, mentre quelli che vanno verso
il cuore sono le vene, confermando così attraverso l'osservazione visiva
ciò che Harvey poté solo ipotizzare.
Non appena tali scoperte divennero famose, Leeuwenhoek ricevette nella
propria casa ogni sorta di persone che volevano guardare attraverso le sue
lenti. La lista delle celebrità che si recarono da lui è impressionante e
lunga: vi furono viaggiatori, scrittori, medici, noti scienziati, uomini
di stato, re, regine, un imperatore tedesco e lo zar di Russia Pietro il
Grande. Leeuwenhoek naturalmente si sentiva lusingato, ma confessò con
franchezza in una delle sue lettere che in realtà era un po' infastidito
da quelle interruzioni e che preferiva essere lasciato in pace a
continuare il suo lavoro. Inoltre, egli mostrava ai suoi visitatori solo
alcuni dei suoi campioni, rifiutando di rivelarne altri, e non svelò mai i
suoi metodi di molatura delle lenti, né vendette mai a nessuno uno dei
suoi microscopi.
Ovviamente, la pubblicazione di osservazioni su una tale quantità di cose
fino ad allora sconosciute diede luogo agli attacchi degli increduli, dei
contemporanei invidiosi e di coloro che erano infastiditi dalla mancanza
di istruzione formale di Leeuwenhoek. In merito a queste critiche egli
scrisse: «Sono ben consapevole che questi miei scritti non saranno
accettati da alcuni [.. .] essi dicono [...] che sono uno stregone e che
mostro alla gente ciò che non esiste [...] so bene che ci sono intere
università che non credono che nel seme maschile esistano creature
viventi: ma queste cose non mi preoccupano, so di essere nel giusto».
Nonostante la vista che si affievoliva e gli altri impedimenti della
vecchiaia, Leeuwenhoek continuò a fare le proprie osservazioni e a
scriverne nelle lettere fino alla fine dei suoi giorni, dettando l'ultima
relazione 36 ore prima di morire. Leeuwenhoek si spense serenamente il 26
agosto 1723 a novantun anni, e il suo corpo fu sepolto nella Chiesa
Vecchia a Delft.
Né medico, né chirurgo, in realtà sotto il profilo formale neanche uno
scienziato, Leeuwenhoek fu riconosciuto dai suoi contemporanei, come pure
dagli studiosi moderni, come uno degli osservatori più scrupolosi di tutti
i tempi e il primo a scoprire il grande e meraviglioso mondo dei microbi.
Sebbene Leeuwenhoek non abbia tratto alcuna conclusione sul possibile
rapporto tra i suoi animalcules e le cause o il contagio delle malattie,
ben presto altri stabilirono una connessione tra i suoi 'animaletti' e le
precedenti speculazioni filosofiche sull'esistenza di germi viventi che
provocano le malattie. Anche se le implicazioni teoriche delle
osservazioni di Leeuwenhoek furono subito riconosciute, per i successivi
150 anni nessuno cercò di farne un uso concreto o pratico. Tuttavia le
scoperte di Leeuwenhoek posero le fondamenta del pionierismo di Pasteur e
della crescitaquasi esplosiva della batteriologia e della protozoologia
nella seconda metà del XIX secolo. A partire da tale secolo, la
rivoluzione del pensiero e della pratica medica che queste scoperte resero
possibile ha allungato la vita di milioni e milioni di persone in tutto il
mondo.
NOTE
1 -
Bernardo Gordon, in un'opera del 1300, descrive l'occhiale con il nome di
oculus berellinus. Il primo dipinto raffigurante un personaggio con gli
occhiali è il ritratto del cardinale Ugo, dipinto nel 1360 da Tommaso
Modena, che si trova nella chiesa di San Nicola a Treviso. Fu Roger Bacon
a proporre per primo l'uso delle lenti come occhiali, e tanto Malpighi
quanto Leeuwenhoek usarono lenti semplici.
2 -
Intorno al 1609, un
fabbricante d'occhiali, Zaccaria Jansen, di Middelburg in Olanda, scoprì
per caso il principio del telescopio e del microscopio, ponendo due lenti
nello stesso tubo. Galileo trovò l'applicazione pratica di tale scoperta,
sebbene lo strumento da lui costruito rimanesse una specie di giocattolo
per molti anni ancora. E difficile, comunque, attribuire la prima
realizzazione del microscopio a un personaggio piuttosto che un altro,
perché vi sono intrecciati troppi interessi personali. Fra coloro che per
primi usarono il microscopio a scopi scientifici vi furono Malpighi (1628-
94), Leeuwenhoek (1632-1723) e Swammerdam (1637-80). Proprio Malpighi,
biologo, nel senso più ampio del termine, utilizzò il microscopio per la
descrizione di organi degli esseri viventi che pubblicò in numerose opere:
De viscerurn structura (1659), De cerebro (1664), De viscerum structura
exercitatio anatomica. De epate, cerebro, corti ce, renibus, liene, polypo
cordis (1669), Epistola de glandularum conglobatarum structura (1689).
Anche Galileo Galilei (1564-1642), mediante un telescopio, studiò gli
astri «con un apparecchio capace di ingrandire oggetti o molto piccoli o
lontani». Francesco Fontana (1580-1656), ottico, aveva ideato uno
strumento, fatto di una lente a due vetri convessi che ingrandiva gli
oggetti rovesciandoli. Faber Von Bamberg (1574-1629) coniò la parola
'microscopio' per lo strumento che Fontana aveva introdotto in Italia nel
1618.
3 -
Il vocabolo 'microbo' fu
inventato solamente nel 1878 dal chirurgo francese Charles Emmanuel
Sédillot, il quale, dopo averlo fatto approvare dal Littré, lo propose
«perché presenta il vantaggio di essere più breve e di avere un
significato più generale» rispetto alle più di trenta differenti
denominazioni che erano state proposte per questi piccoli esseri.
Fracastoro aveva formulato, in precedenza, un'ipotesi simile, pur non
avendola sostanziata con alcuna prova di fatto.
4 -
Ampliando l'opera del
Malpighi, Leeuwenhoek riscontrò i capillari nella coda del girino, scoprì
i globuli rossi del sangue, osservando che sono di forma ovale nei pesci e
negli anfibi, mentre nell'uomo e nei mammiferi sono rotondi. Descrisse la
striatura trasversa delle fibre muscolari, l'occhio composto degli insetti
e gran parte di quella fauna minuscola che popola gli stagni. Limando lui
stesso le lenti fabbricò numerosi microscopi — oltre duecento — con i
quali realizzò scoperte di grande portata, tanto più notevoli, in quanto i
suoi strumenti gli permettevano un ingrandimento massimo di centosessanta
diametri. Osservando al suo microscopio la patina bianca che si era
depositata sui suoi denti, vide «piccoli animali, più numerosi di tutto il
popolo dei Paesi Bassi, che si spostavano nel modo più grazioso».
5 -
I suoi manoscritti,
illustrati con ottimi disegni, furono noti soltanto parecchi anni dopo la
morte di lui, quando nel 1738 un altro grande olandese, il Boerhaave, ne
curò la pubblicazione sotto il titolo Bybel der Natuure. La 'Bibbia della
Natura' dello Swammerdam è la più ampia collezione di osservazioni
microscopiche fatte da un solo ricercatore.
6 -
Nella descrizione di una sezione di sughero, «assai somigliante a un
alveare», questo autore è il primo a usare la parola 'cellula'.
7 Nel
1575 Guglielmo d'Orange, volendo premiare la città di Leida per essersi
difesa con coraggio e successo dagli Spagnoli, aveva offerto agli abitanti
l'alternativa tra la remissione delle tasse per 10 anni o la fondazione di
una università. Costoro scelsero la seconda proposta e così a Leida, pur
essendo fondata da protestanti, l'università doveva essere aperta per
statuto a tutti gli studiosi, cattolici, protestanti o ebrei. Un decreto
papale aveva invece escluso tutti i non cattolici dalle università
italiane; per questo motivo a Leida (Lugudum Batavorum), dove veniva usata
la lingua latina come lingua accademica, affluirono molti studenti
stranieri. Leida così poté acquistare fama internazionale. Il primo a
iscriversi fu uno studente di medicina inglese, John James, che ritroviamo
più tardi, noto professionista in Londra. Tra i molti eccellenti
insegnanti che resero illustre la facoltà di Leida, troviamo diversi noti
anatomici: Frana de la Boè, detto Sylvius (1614-72), docente molto
ammirato, scopritore della scissura di Silvio nel cervello; Govert Bidloo
(1649-1713) autore di un meraviglioso atlante di anatomia, plagiato
deplorevolmente dall'anatomico inglese William Cowper. Uno dei più
versatili fra i professori di Leida fu Pieter Paaw (1564-1617), che aveva
studiato con Fabrizio a Padova e poi a Parigi, prima di essere nominato,
al ritorno in patria, direttore dell'Orto Botanico, oltre che professore
di anatomia. A lui si deve soprattutto l'istituzione della scuola di
anatomia di Leida, e si disse che, durante ventidue anni d'insegnamento,
avesse sezionato sessanta cadaveri, cifra davvero impressionante per
quell'epoca.
"Lind:Colui che Sconfisse lo
Scorbuto" SEGUE
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