Visita la Lucania

Torre Molfese

le OPERE


<< INDIETRO

H  O  M  E

AVANTI >>


STORIA DELLA MEDICINA PER IMMAGINI

ANTONIO MOLFESE
 

LAVOISIER: OSSIGENO; COMBUSTIONE E RESPIRAZIONE

L'ILLUSTRAZIONE

Nel XVIII secolo, il maggiore contributo scientifico dato alla medicina si deve agli esperimenti sui processi di respirazione condotti, tra il 1789 e il 1792, dal chimico parigino Antoine-Laurent Lavoisier nel suo laboratorio presso l'Arsenale reale. M.me Lavoisier era la sua più stretta collaboratrice e, insieme al giovane assistente Armand Séguin, Lavoisier misurò il consumo di ossigeno e l'emissione di anidride carbonica di un uomo, mentre riposava, mentre lavorava e mentre mangiava. Prima di essere giustiziato dai rivoluzionari francesi, nel 1794, Lavoisier fornì al paese numerosi contributi nei settori scientifico, sociale, economico e politico.

 

PREMESSA

«Facta, non verba» (fatti, non parole)

L'apporto dato da Antoine-Laurent Lavoisier alla storia della medicina con la scoperta dei meccanismi che intervengono nel processo di respirazione fu la causa di un mutamento davvero notevole nelle teorie chimiche del XVIII secolo.
Prima di occuparci dell'opera di Lavoisier, chimico francese appassionato di tutte le scienze naturali, conviene far cenno ad altri due chimici suoi precursori, Joseph Black e Joseph Priestley, che cercarono di risolvere il problema della respirazione
(1). Black, infatti, scoprì il phlogìston o 'gas silvestre', che altro non era che anidride carbonica, mentre Priestley isolò l'ossigeno, che chiamò 'area deflogistizzat'.
Era stato Boyle, il 'chimico scettico', ad avanzare nel 1660 la prima ipotesi moderna sulla respirazione, e nel suo The Spring and Weight of Air aveva intuito che ciò che era indispensabile alla vita non era 'tutta' l'aria, ma solo una parte di essa, una 'quintessenza' non ancora definibile. Pochi anni dopo, due fisiologi di Oxford, Richard Lower e John Mayow, portarono avanti il problema, quasi a un passo dalla soluzione, individuarono la 'quintessenza' e le diedero un nome
(2).
Mayow aveva interpretato giustamente non solo la combustione e la respirazione, ma anche un altro fenomeno che preoccupava i chimici dell'epoca, cioè l'aumento di peso del metallo durante la calcinazione. Nel 1755 Joseph Black scopriva l'anidride carbonica, non con questo nome, ovviamente, e neppure con quello di 'gas silvestre' con cui l'aveva già individuata Helmont un secolo prima.
Poco dopo la scoperta dell' 'aria fissa' venne il turno dell' 'aria infiammabile', anche questa diversa dall'aria comune, scoperta nel 1766 da Cavendish, un inglese ricco e misantropo, il cui unico interesse era la chimica.
Egli concluse che si trattava di una combinazione di flogisto (che non poteva esser ottenuto libero) con acqua: in realtà aveva isolato l'idrogeno. Otto anni dopo è la volta dell'ossigeno, riconosciuto dall'inglese John Priestley, che si accorse che questo nuovo tipo di aria attirava la combustione più di ogni altro e che quindi doveva contenere la quantità minima possibile di flogisto, in quanto la combustione doveva essere cessione di flogisto da parte del corpo che bruciava e assunzione del medesimo da parte dell'aria. Priestley non mise in rapporto la combustione con la respirazione, ma si accorse che gli animali respirando alteravano l'aria, mentre le piante la miglioravano.
Fu però Lavoisier a 'scoprire' veramente l'ossigeno, comprendendone l'importanza per la respirazione, oltre ad accertare che l'aria inspirata conteneva ossigeno, quella espirata invece anidride carbonica. Il grande chimico non si limitò a sostituire fatti precisi alla teoria del phlogìston, ma elaborò anche un piano per l'illuminazione stradale, preconizzò miglioramenti nell'agricoltura ed esaminò il valore nutritivo dei diversi alimenti.
Allievo del botanico De Jussieu, del matematico De Lacaille, del chimico Rotelle, del geologo Guettard, membro dell'Accademia dal 1769, appaltatore delle tasse governative e règisseur della Régie des poudres et salpétre, uomo d'affari e chimico di grandissima fama, Lavoisier era in quel momento forse l'uomo più in vista della scienza francese. Che la respirazione fosse un fenomeno analogo alla combustione era ormai noto e accettato da tutti e Lavoisier aveva affrontato la questione ancor prima di sistemare definitivamente il problema centrale della chimica, ma quando la sua visione era già chiara
(3).
Nel 1789, dopo la pubblicazione del Traité de chimie, Lavoisier intraprende assieme a Séguin una nuova serie di ricerche sulla respirazione, sottoponendo se stesso e i suoi collaboratori a diverse esperienze: misurando il consumo di ossigeno, trovò che varia a seconda del lavoro svolto dal soggetto
(4). La conclusione fu che la 'macchina animale' è governata da tre regolatori principali: la respirazione, la traspirazione, la digestione.
Vissuto per lo più a Parigi, Lavoisier vi incontrò tragica fine sulla ghigliottina, condannato dai fanatici seguaci della Rivoluzione francese, avversi alle sue idee e dimentichi dei grandi servigi da lui resi alla scienza: fu messo sotto accusa per il lavoro svolto come appaltatore delle imposte e il processo venne celebrato il 7 maggio 1794. Dopo molti tentativi fatti inutilmente da tutta la scienza francese per salvarlo, il 9 maggio venne ghigliottinato. Così perì Lavoisier, il più grande riformatore nel campo della chimica dai giorni di Paracelso. Pur non essendo medico, fu pioniere nel campo dell'igiene e, dimostrando per primo i cambiamenti chimici che avvengono nella respirazione, si rese conto della necessità di provvedere gli edifici destinati ad abitazione di uno spazio aereo sufficiente per ogni occupante. Nel XVIII secolo assistiamo, anche per merito di Lavoisier, a un risveglio di interesse per la salute pubblica
(5) e per le misure igieniche preventive, tra cui la ventilazione delle case e degli edifici pubblici(6); il bisogno di aria fresca fu riconosciuto ancor più chiaramente dopo che Lavoisier aveva dimostrato il ruolo dell'ossigeno anche nella respirazione umana.
Tre anni dopo la sua morte, gli esperimenti sulla respirazione sarebbero stati ripresi da Lazzaro Spallanzani
(7). I lavori di Spallanzani sulla respirazione, pubblicati postumi da Sanabier(8), rimasero incompiuti; in essi possiamo cogliere una previsione che ci riguarda molto da vicino. Avendo accettato il meccanismo secondo il quale gli animali consumano ossigeno e producono anidride carbonica, mentre le piante con un procedimento inverso provvedono a riequilibrare l'atmosfera, Spallanzani espresse la preoccupazione che gli animali e gli uomini fossero troppi e l'equilibrio si potesse rompere. «Siccome niente perdesi in natura» scrive «opinerei che gli animali restituissero all'aria in fine quell'ossigeno che le avevano tolto». Quella restituzione, in realtà non può avvenire, come sappiamo, e da Spallanzani in poi, soprattutto a causa della combustione, l'anidride carbonica nell'atmosfera è aumentata: le preoccupazioni dello scienziato, dunque, non erano del tutto infondate.

 

LA SCHEDA

A svelare il mistero della respirazione non fu un medico, bensì un chimico: Antoine-Laurent Lavoisier, colui che diede alla medicina del XVIII secolo il contributo scientifico forse più importante. Infatti, dopo millenni di teorie infondate e di ipotesi sbagliate, Lavoisier fu il primo a dimostrare ciò che realmente succede durante il processo della respirazione.
Le grandi scoperte di Lavoisier sulla respirazione rappresentano però solo uno dei molti aspetti della sua vita attivissima. Sebbene fosse appassionato di tutte le scienze naturali — come la meteorologia, la mineralogia, la geologia, l'idrometria e l'illuminazione — Lavoisier manifestò presto il proprio grande talento per la ricerca scientifica pura in campo chimico e per l'applicazione delle conoscenze scientifiche alla soluzione di problemi pratici. Così, non solo contribuì al progresso della medicina e della sanità pubblica, grazie ai notevoli passi avanti nella comprensione dei processi chimici, della combustione e dei gas, ma approfittò anche delle proprie conoscenze scientifiche per contribuire a migliorare l'approvvigionamento idrico di Parigi, l'aerazione e i servizi igienici delle prigioni, nonché per promuovere riforme delle prassi igieniche e metodologiche degli ospedali. Inoltre, aiutò il proprio governo a risolvere vari problemi economici, sociali, agricoli, chimici, militari e politici. Invero, fu l'artefice di una quasi radicale trasformazione della filosofia e della teoria della chimica del XVIII secolo.
Antoine-Laurent Lavoisier nacque il 26 agosto 1743 nel cuore di Parigi. La sua famiglia apparteneva alla classe media e viveva in condizioni finanziarie agiate. La madre morì quando il figlio era ancora giovane, ed egli fu allevato da una zia nubile e dal padre avvocato. Seguendo le orme del padre, il giovane Antoine inizialmente studiò legge al Collège Mazzarino, laureandosi nel 1763 e abilitandosi alla professione nel 1764. Tuttavia, egli nutriva già da tempo un fortissimo interesse per le scienze, anche perché aveva avuto dei prestigiosi insegnanti di astronomia, matematica, botanica, chimica e geologia.
Nel 1765 Lavoisier pubblicò il suo primo studio su un argomento di chimica, in cui si può già intravedere quell'approccio quantitativo che in seguito diventerà dominante nella sua chimica. Nel 1766 ricevette una medaglia dal Re per un suo eccellente saggio sull'illuminazione stradale urbana e due anni dopo, all'età di soli 25 anni, venne nominato membro dell'Accademia reale della scienza. Questo segnò l'inizio di una lunga e fruttuosa frequentazione dei migliori scienziati francesi. La stima che essi nutrivano per lui è dimostrata dal fatto che egli fu nominato membro di numerose commissioni e che, nella maggior parte dei casi, veniva affidato a lui il compito di scrivere le relazioni sulle scoperte fatte e di presentarle all'Accademia.
Dal momento che il governo francese faceva affidamento su quest'organismo scientifico per condurre indagini su una grande varietà di argomenti e per riferirne conclusioni e pareri ai funzionari pubblici, Lavoisier fu subito profondamente coinvolto al servizio del proprio paese. Tra le sue attività però, ce n'era una che alla fine doveva costargli la vita. Nel 1768, lo stesso anno in cui entrò a far parte dell'Accademia, Lavoisier acquisì una quota parte della Ferme Generale, un'organizzazione privata, molto odiata dal popolo, alla quale la monarchia francese 'appaltava' un proficuo monopolio di esazione fiscale in cambio della garanzia del soddisfacimento del fabbisogno finanziario del governo. Sembra che Lavoisier abbia prestato servizio in tale organizzazione degnamente e con un elevato senso di giustizia nei confronti di coloro da cui si esigevano i tributi. Tuttavia, gli esattori delle imposte sono raramente oggetto di pubblica ammirazione e il destino l'avrebbe provato anche a lui.
D'altra parte, però, Lavoisier dovette ai suoi rapporti con la Ferme Generale una delle sue esperienze più fortunate. Nel 1771, all'età di 28 anni, sposò Marie Paulze, figlia quattordicenne di uno dei suoi colleghi della Ferme. Sebbene si trattasse inizialmente di un 'matrimonio di convenienza', esso si rivelò un'unione molto felice. Dotata di brillanti qualità, M.me Lavoisier s'interessò moltissimo al lavoro del marito, e ne divenne una fedele collaboratrice. Traduceva per lui documenti dalle lingue straniere in francese, prendeva appunti sui suoi vari esperimenti, faceva schizzi e incisioni per illustrare alcune delle sue pubblicazioni e infine intratteneva nella sua casa un brillante gruppo di amici e di scienziati di fama internazionale.
I maggiori risultati di Lavoisier riguardano sicuramente le ricerche sull'ossigeno, che lo condussero a studiare la respirazione e a rifiutare in blocco le teorie chimiche da tempo codificate. Sebbene l'ossigeno fosse stato già scoperto in modo indipendente da Schede in Svezia e da Priestley in Inghilterra, e fosse stato studiato anche da Cavendish, sempre in Inghilterra, Lavoisier, stimolato dai resoconti delle loro scoperte, condusse ulteriori esperimenti. Nel 1776, questi gli permisero di rivelare la vera natura e il ruolo del gas chiamato 'aria deflogisticata' o 'aria respirabile' e di proporre che venisse chiamato 'ossigeno' («che genera acido))). I suoi esperimenti iniziarono con l'ossidazione dei metalli e la riduzione degli ossidi metallici. In pochi anni scoprì che l'ossigeno costituisce solamente un quinto del volume dell'aria atmosferica, che esso è l'unico gas presente nell'aria, che permette sia la combustione sia la respirazione, e che nella combustione esiste una proporzione ben definita tra la quantità di ossigeno consumato e la quantità di 'aria fissa' (biossido di carbonio) che viene liberata. Egli dette così l'avvio alla quasi completa ristrutturazione delle basi scientifiche della chimica, con il ribaltamento dell'antica teoria dei quattro elementi (acqua, terra, fuoco e aria) e della teoria del flogisto (secondo la quale le sostanze bruciano per la fuoriuscita di una sostanza sconosciuta chiamata flogisto). Lavoisier dimostrò infatti che l'acqua è il prodotto finale della combinazione per combustione di ossigeno e idrogeno, e quindi è un composto e non un elemento.
I suoi numerosi esperimenti chimici e le conclusioni logiche che trasse da essi e dal lavoro svolto in collaborazione con altri scienziati, tra i quali Guyton de Morveau, Fourcroy e Berthollet, sono raccolti nel suo Traité elémentaire de Cchimie, pubblicato nel 1789. Questo volume contiene anche un nuovo sistema di designazione delle sostanze chimiche che, con piccole rettifiche, è ancora oggi in uso.
Il compito più rilevante che il governo francese affidò a Lavoisier fu quello, conferitogli nel 1777, di presiedere il Comitato di direzione della Fabbrica reale di polvere da sparo, al fine di trovare una soluzione alla carenza di polvere da sparo, cosa che costituiva un pericolo per la sicurezza nazionale. Nel giro di poco tempo, grazie a Lavoisier la Fabbrica cessò di essere una struttura inadeguata e inefficiente e iniziò a rifornire l'Arsenale reale di polvere da sparo di buona qualità. Questo collocò la Francia in una nuova posizione rispetto alle altre nazioni: da paese importatore divenne paese esportatore. Inoltre, il lavoro svolto da Lavoisier permise alla Francia di rifornire di polvere da sparo i coloni americani ribelli, sostenendo i loro sforzi volti a ottenere l'indipendenza dall'Inghilterra, nemico storico della Francia. Ma, senza saperlo, Lavoisier avrebbe contribuito anche in altro modo allo sviluppo della nuova e combattiva nazione sull'altra sponda dell'Atlantico: l'addestramento che impartì a un giovane che lo assisteva nella fabbrica di polvere e nei laboratori di ricerca, Eleuthère Irénée du Pont, fu essenziale per la fondazione in Delaware della grande dinastia della chimica, la E.I. du Pont de Nemours.
Fu nel corso degli anni in cui lavorò presso la Fabbrica reale di polvere da sparo che Lavoisier condusse gli esperimenti sulla combustione e sulla respirazione. Avendo provato che nella combustione le sostanze che bruciano si combinano con l'ossigeno, liberando sia calore sia biossido di carbonio, Lavoisier e Laplace elaborarono metodi per misurare il calore generato da vari mutamenti chimici, nonché per misurare l'ossigeno consumato e il biossido di carbonio da essi prodotto. Misero poi a punto dei modi per determinare l'assunzione di ossigeno, la produzione di calore e l'esalazione di biossido di carbonio che si verificano nella respirazione di una cavia, in un dato periodo di tempo. Facendo dei confronti complessi, per i quali utilizzarono un calorimetro a ghiaccio, dimostrarono che una cavia, dato un consumo predeterminato di ossigeno, produceva approssimativamente la stessa quantità di calore di quella prodotta bruciando del carbone che consumava la stessa quantità di ossigeno. Da questi esperimenti Lavoisier e Laplace conclusero che: «La respirazione è quindi una combustione, certamente molto lenta, ma comunque esattamente uguale a quella del carbone; essa ha luogo all'interno dei polmoni, senza emanazione di luce, dal momento che la materia di fuoco che viene liberata è subito assorbita dall'umidità di quegli organi [.. .]». Lavoisier sbagliava nel credere che tale combustione avvenisse nei polmoni, e che venisse comunicata al sangue e quindi diffusa a tutto il corpo. Doveva trascorrere un altro secolo, prima che questo aspetto della chimica biologica fosse interamente chiarito. In seguito, con la collaborazione di Armand Séguin, Lavoisier misurò la quantità di ossigeno consumato, e di biossido di carbonio prodotto nella respirazione di un uomo mentre riposa, mentre lavora e mentre mangia.
Anche se il lavoro nella fabbrica di polvere gli portava via parecchio tempo e poteva dedicarsi agli esperimenti solo nel tempo libero, Lavoisier era impegnato in molte altre attività. Scrisse infatti per il governo francese un importante Rapporto sull'economia, che comprendeva anche un'indagine sulle risorse naturali della nazione, e condusse alcune ricerche su una serie di problemi relativi all'agricoltura.
Tuttavia, gli ultimi anni Ottanta e i primi del Novanta furono anni difficili. La Rivoluzione francese era imminente e, già prima del 1789, il ruolo ricoperto da Lavoisier in qualità di Commissario per la polvere da sparo e di membro della Ferme Générale gli costò una forte impopolarità. Tra i principali bersagli della Rivoluzione, dopo la famiglia reale, c'era infatti la Società di esazione delle imposte, i cui membri erano considerati dal popolo delle 'sanguisughe' e dei 'ladri'.
Anche se prese parte alla Rivoluzione fra i moderati, insieme a Lafayette, Bailly, Mirabeau e Talleyrand, Lavoisier cercò di ritirarsi dalle cariche pubbliche per dedicarsi interamente al lavoro scientifico; ma il suo destino evidentemente non era quello. Nel 1791, la Ferme Générale venne abolita ed egli fu estromesso dalla Commissione per la polvere da sparo; continuò a lavorare come membro della Commissione per i pesi e le misure (che istituì il sistema metrico) fino al 1793. In quell'anno il chimico francese assistette alla radicalizzazione del movimento rivoluzionario. Nonostante i suoi tentativi di difenderla, l'Accademia venne chiusa, e la sua campagna per raggiungere migliori livelli di istruzione andò in fumo. Dato l'ovvio pericolo a cui era esposto, sembra strano che egli non abbia lasciato la Francia, o che non abbia cercato almeno un rifugio sicuro in provincia. Non nutrendo, a quanto pare, alcun timore per la sua vita, scelse di restare a Parigi e, nel novembre del 1793, Lavoisier e il suocero Paulze, insieme ai loro colleghi della Ferme Générale, furono arrestati. Sebbene Lavoisier avesse cercato di farsi rilasciare facendo appello ai servigi resi alla nazione, parecchi dei suoi amici più potenti, compreso Fourcroy, lo abbandonarono; altri invece, come Hallé e Saint-Hilaire, gli rimasero fedeli fino alla fine. Lavoisier accettò il proprio destino serenamente, affermando: «Questo probabilmente mi risparmierà gli inconvenienti della vecchiaia». Insieme ad altri 26 colleghi, il 7 maggio 1794 Lavoisier e Paulze furono processati e condannati. Il giorno seguente, l'8 maggio, furono giustiziati per aver «cospirato contro il popolo francese».
Di Joseph Lagrange è un epitaffio che si addice perfettamente a Lavoisier: «C'è voluto solo un istante per recidere quella testa, e forse un secolo non basterà a produrne un'altra uguale».

 

NOTE

1 - Joseph Black (1728-99), allievo di Cullen e suo successore alle cattedre di Chimica a Glasgow ed Edimburgo, dimostrò che, cuocendo la pietra calcarea in modo da far calce viva, oppure trattandola con un acido, la pietra perdeva peso, in quanto sprigionava un gas. Fino ad allora si era creduto che la calce aumentasse di peso, acquistando la misteriosa sostanza chiamata phlogìston. Black riuscì a provare l'inesattezza di quest'idea, notando inoltre che il gas da lui scoperto era un prodotto di combustione e di fermentazione, presente anche nell'aria espirata. Lo chiamò 'aria fissata', mentre Van Helmont l'aveva denominato 'gas sylvestre': noi lo conosciamo con il nome di anidride carbonica. Il passo successivo fu compiuto da Joseph Priestley (1733-1804), ministro di una chiesa nonconformista, la cui vita fu tutto un seguito di lotte contro la malattia, la povertà e le delusioni. Nato a Leeds, vi esercitò la cura delle anime, trasferendosi successivamente a Warrington e poi a Birmingham. Fu implicato in polemiche religiose e accusato di simpatizzare con i repubblicani francesi: la sua casa e la cappella furono date alle fiamme e lui stesso fu costretto a rifugiarsi in America, ove morì. Compì importanti ricerche scientifiche e, oltre a dimostrare che le piante in accrescimento sono in grado di `rigenerare' l'aria viziata dai prodotti della combustione e del respiro, Priestley effettivamente isolò l'ossigeno, chiamandolo 'aria deflogistizzata', ma non riuscì a comprendere completamente il problema della respirazione.

2 - L'esperimento di Mayow era semplice, anche se vecchio, e risaliva a Fibre di Bisanzio, vissuto nel III secolo a.C.: una campana di vetro pescava in un recipiente pieno d'acqua al cui interno vi era una candela accesa. Man mano che bruciava, l'aria si consumava e il livello dell'acqua saliva; lo stesso avveniva se invece della candela vi era un piccolo animale che respirava. Sia la morte dell'animale sia lo spegnimento della fiamma non avvenivano quando tutta l'aria era consumata, ma un bel po' prima: quando era finita quella parte essenziale che era indispensabile sia alla respirazione sia alla combustione. Questa parte, che era anche costituente essenziale degli acidi, venne chiamata da Mayow «spirito nitroaereo» e Lower, nel suo trattato De corde del 1671, notava che il sangue cambiava colore passando attraverso i polmoni e che ciò avveniva perché in quel passaggio «mangiava aria; la quale poi nel corpo e nei visceri esce dal sangue e traspira per i pori del corpo».

3 - La sistemazione di tutta la materia della combustione e dell'ossigeno venne fatta da Lavoisier in diverse 'Memorie' accademiche; nella Memoria del 1784, con cui riferisce gli esperimenti sull'acqua, egli usa per la prima volta i termini 'ossigeno', 'idrogeno' e 'azoto': ormai la nuova chimica era nata.

4 - Si può conoscere, ad esempio, a quante libbre in peso corrispondano gli sforzi «di un uomo che recita un discorso, di un musicista che suona uno strumento e quanto c'è di meccanico nel lavoro di un filosofo che pensa, dell'uomo di lettere che scrive, di un musicista che compone».

5 - Nell'anno 1700 Bernardino Ramazzini (1633-1714), professore a Modena e a Padova, pubblicò la prima vasta opera di medicina del lavoro, De morbis artificium diatriba, in cui si descrivono le pneumopatie dei minatori e dei marmisti, le malattie degli occhi cui vanno soggetti fabbri, doratori e 'pulitori di latrine', il saturnismo dei tipografi e ceramisti, l'avvelenamento da mercurio dei chirurghi, le malattie delle ostetriche, dei necrofori, vignaioli, conciatori, tabaccai. pescatori, delle lavandaie e perfino degli scienziati. Vien fatto di pensare che i disoccupati hanno almeno il vantaggio della salute! L'opera del Ramazzini è una delle più interessanti nella  letteratura medica dell'epoca. Solo alla fine del secolo Johann Peter Frank (1743-1821) elaborò un grande progetto di legislazione sanitaria; assurto, da umili origini, a grande fama per solo merito dei propri sforzi, e diventato professore dapprima a Padova e poi a Vienna, Frank considerò sua missione il risveglio di una conoscenza igienica non solo nel popolo. ma anche nei governanti. A questi, diceva, bisognava insegnare come tenere in salute i loro sudditi. Le sue vedute sono esposte in una vasta opera, System erner vollstiindigen medi cinischen Polizei, pubblicata in nove volumi tra il 1779 e il 1827, ove si tratta del rifornimento idrico, delle fognature e perfino dell'igiene scolastica. Il grande pioniere della legislazione sanitaria propugnav soprattutto l'idea che il governo del paese fosse responsabile della salute pubblica.

6 - Uno dei primi propugnatori di questa necessità fu il reverendo Stephen Hales di Teddington, nel Middlesex (1677-1761), il versatile parroco che per primo dimostrò la possibilità di misurare la pressione del sangue inserendo un tubetto di vetro in un'arteria del cavallo. Costruì un ventilatore, secondo il principio del mulino a vento, che fu poi installato sul tetto della prigione di Newgate; questo, che fu uno dei primi esperimenti di ventilazione su larga scala, ridusse notevolmente la mortalità da quella forma di tifo petecchiale, nota come 'febbre delle prigioni'

7 - Munito di un 'eudiometro', un apparecchio che misura la quantità di ossigeno per mezzo di sostanze che assorbivano il gas, come il fosforo, egli misura quanto ne veniva consumato sia nella respirazione polmonare che direttamente dai tessuti. Ormai era noto che l'aria che entrava nei polmoni era composta per 23 parti di gas 'ossigeno', 73 di gas 'azotico', per il resto di gas 'acido carbonico'.

8 - «Quando la espiriamo» scrive Spallanzani a Sanabiet «il gas ossigeno è considerevolmente diminuito e a esso e al gas azotico si trova mescolato un poco di gas carbonico. L'aria respirata è stata ricevuta nella cavità del polmone, indi mandata fuori. Come dunque in questa operazione sono nati questi due cangiamenti dell'aria?».



 

"Rontgen: i Raggi Invisibili che Salvano la Vita"  SEGUE >>       

 

 

 

[ Home ] [ Scrivimi ]