BANTING, BEST E IL DIABETE
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L'ILLUSTRAZIONE
Nell'estate del 1921 Charles H.
Best, giovane biologo, e il dottor Fredrick G. Banting fecero degli
esperimenti nei laboratori concessi loro in uso temporaneo dal
professor J.J.R. Macleod, del Dipartimento di Fisiologia
dell'Università di Toronto. Gli inesperti ricercatori canadesi
scoprirono ciò che fino ad allora era sfuggito a tutti i grandi
ricercatori che li avevano preceduti: un estratto del pancreas che
teneva sotto controllo il livello elevato di zuccheri nel sangue che
si verifica nel diabete mellito. Testato diverse volte su animali da
laboratorio, il loro estratto fu sperimentato su un ragazzo
diabetico nel febbraio del 1922. Mentre studiava per laurearsi in
medicina, Best elaborò dei metodi per la sua produzione commerciale.
La scoperta dell'insulina da parte di Banting e Best, diede speranza
di vita a milioni di diabetici che altrimenti sarebbero stati
destinati a morire. |
PREMESSA
La
verità è figlia del tempo.
Fin dal
suo inizio, l'endocrinologia ha seguito l'evolversi della medicina,
rispettando i richiami al rigore tecnico e alla ragione, e anch'essa ha
percorso la strada dell'eliminazione degli errori temporaneamente
considerati verità. Il concetto dei quattro umori, proprio della medicina
ippocratica, accettato per tutto il Medioevo, è pur nella sua imprecisione
la radice delle ricerche che in seguito porteranno alla endocrinologia. I
progressi della fisica e della chimica, che aprono la strada alla
elettrofisiologia e alla biochimica, permettono alla fine del XIX secolo
la conoscenza elementare degli effetti delle principali ghiandole a
secrezione interna; contemporaneamente la clinica, basata sull'anatomia,
individua, con le grandi sindromi della patologia viscerale e nervosa, le
principali endocrinopatie, in forme talmente avanzate che oggi non si
riscontrano più.
La storia del diabete risale all'epoca di Areteo, che ne coniò il nome, e
a Thomas Willis, che notò la presenza dello zucchero nelle urine. Naunyn,
fondando le sue indagini sulle nuove conoscenze della chimica, contribuì
notevolmente alla comprensione della malattia(1).
Anche ammettendo che Areteo fosse un plagiario, dà prova di originalità
nelle sue descrizioni cliniche e la sua opera lo rivela fedele discepolo
di Ippocrate, osservatore diretto, incurante di teorie e di idee
preconcette e, soprattutto, ansioso di alleviare le pene del malato. Egli
è anche l'inventore del nome 'diabete', dal greco diabàino, «passo
attraverso». «La malattia,» scriveva «fortunatamente abbastanza rara,
consiste in una liquefazione della carne e delle ossa nell'orina [...] I
reni e la vescica non cessano di emettere orina, come un acquedotto aperto
[...] Il malato non riesce mai a smettere di bere e di orinare [...] Ciò
perché i liquidi non rimangono nel corpo, ma usano il corpo soltanto come
un canale, attraverso il quale scorrono. La vita può continuare ancora per
qualche tempo ma non molto a lungo».
Alla fine del XIX secolo il ruolo del pancreas nel ricambio degli zuccheri
era già noto e Von Mering e Minkowsky, nel 1889, avevano provocato il
diabete sperimentalmente, asportando la ghiandola. Edward Sharpey-Schfer
aveva messo in rapporto questa specifica funzione del pancreas nel
metabolismo degli zuccheri con delle formazioni che l'anatomico Langerhans
aveva scoperto nel 1869 e che costituivano delle 'isole' in mezzo al
tessuto ghiandolare. Dal 1905, medici, biologi e chimici continuarono
ininterrottamente a isolare e a fabbricare ormoni: iniziava in quell'epoca
il felice periodo che qualche storico ha chiamato «delle scoperte in
serie», tanta è stata la ricchezza di risultati fecondi per la ricerca
scientifica. Il fisiologo inglese Ernest Henry Starling aveva presentato
nel 1905 le sue conoscenze, i suoi studi e le sue teorie sulle
Correlazioni chimiche delle funzioni corporee e propose il termine
'ormoni' per le sostanze proprie dell'organismo, riversate da ghiandole
prive di canali di uscita direttamente nel sangue, prendendo parte, quali
messaggeri chimici, a queste regolazioni (la parola deriva dal greco
hormèin, «avviare, stimolare»: hormon è 'ciò che stimola').
Alcune di queste sostanze, come l'insulina, hanno assunto anche importanza
terapeutica. Infatti, sembrò ovvio rimediare a malattie e disturbi dovuti
alla deficienza di un ormone tramite il suo apporto dall'esterno, e il
trattamento del diabete mellito è stato il primo e il più importante
esempio pratico di una simile terapia di sostituzione. A prescindere dalle
affezioni lievi, in cui era possibile mantenere in equilibrio la glicemia
con un'alimentazione disciplinata, il diabete era ancora incurabile
all'inizio del secolo; quanto prima si manifestava nell'arco della vita,
tanto peggiore era la sua prognosi. Ricerche tedesche, russe, francesi e
americane condussero attorno al 1900 alla convinzione che fossero le isole
di Langerhans nel pancreas a produrre l'ormone necessario per la normale
utilizzazione degli zuccheri nel bilancio energetico del nostro corpo; a
questo ormone fu dato il nome di 'insulina', ancora prima che fosse
scoperto e isolato.
Nel periodo antecedente la Prima guerra mondiale l'internista berlinese
Georg Ludwig Zuelzer (1870-1949) eseguì i primi tentativi di cura con
immediato successo, utilizzando estratti delle isole pancreatiche, ma vi
rinunciò presto a causa degli effetti collaterali indesiderati: accessi
febbrili, riconducibili al suo contenuto di proteine eterogenee. Gli
effetti collaterali di una seconda forma, più pura, erano invece
manifestazioni spastiche, dovute a un dosaggio eccessivo: al paziente era
stata somministrata tanta insulina da trasformare il suo stato
iperglicemico in uno shock ipoglicemico. Comunque, con questo secondo
preparato Zuelzer si trovò di fronte a un effetto sorprendentemente forte
e quindi molto valido, senza rendersi conto delle motivazioni. Infatti
prima del 1919 non si disponeva nemmeno dei metodi di laboratorio
indispensabili per la determinazione clinica del contenuto in glucosio nel
sangue.
Dopo la Prima guerra mondiale, il ricercatore rumeno Nicolas Constantin
Paolesco presentò a Parigi il suo Pancréine, un preparato insulinico
rivelatosi efficace sulle cavie animali. Il passaggio dalla fase
sperimentale al trattamento curativo affidabile fu compiuto poco dopo dai
canadesi Banting e Best. La ricerca partiva da una constatazione: quando
il dotto escretore del pancreas, quello che versa gli enzimi digestivi nel
duodeno, veniva ostruito, la ghiandola degenerava, ma le isole di
Langerhans restavano intatte e nel paziente, o nell'animale da
esperimento, non compariva il diabete(2).
I lavori decisivi furono eseguiti presso l'Istituto di Fisiologia
dell'Università di Toronto, diretto dal professor J. R. Macleod; in
considerazione di tale situazione non fu Best, bensì Macleod insieme a
Banting a essere insignito del premio Nobel nel 1922 per la scoperta
dell'insulina.
Da allora la terapia del diabete è diventata un lavoro di precisione
costante per paziente, medico e produttore farmaceutico: è indispensabile
armonizzare preparati a dosaggio esatto e durata sicura del loro effetto
con una dieta accuratamente ponderata e scrupolosamente osservata; inoltre
è importante lo stile di vita globale del paziente, con il giusto
equilibrio tra lavoro e riposo. L'insulina(3)
ha permesso di portare sotto controllo il diabete, di impedire in gran
parte l'invalidità e la morte precoce, ma la dietetica rimane il
fondamento irrinunciabile anche per la terapia medicamentosa. Una volta
riconosciuta l'esistenza dell'ormone, il problema successivo era appunto
di estrarlo senza dover ricorrere alla complessa procedura sperimentata in
laboratorio, cioè la degenerazione artificiale della ghiandola per mezzo
della legatura del dotto. Primo tra gli ormoni a conoscere i grandi
successi in terapia, l'insulina doveva porre molti problemi ai chimici e
rivelare solo dopo molti anni la propria struttura(4);
oggi il diabetico, tra i molti farmaci di cui dispone per curare il suo
male divenuto sempre meno pericoloso, può usare anche la moderna insulina
sintetica e quanto prima si arriverà a disporre di organi animali
geneticamente modificati, idonei a essere trapiantati nell'uomo malato.
LA
SCHEDA
La notte
del 30 luglio 1921 era calda, umida e soffocante, tipica di quel
fastidioso clima estivo che ben conoscono gli abitanti di Toronto, la
metropoli che si estende disordinatamente verso Nord sulla sponda canadese
del lago Ontario. In quel laboratorio all'ultimo piano della Facoltà di
Medicina dell'Università di Toronto non si respirava. Mentre si avvicinava
la mezzanotte i due giovani ricercatori lottavano contro il sonno e contro
il caldo, guardando con impazienza le lancette dell'orologio che si
muovevano lentamente. Alle 24.15 svegliarono il paziente: un cane
diabetico. Prelevarono dei campioni di urina e di sangue e gli iniettarono
altri 5 cl di prezioso estratto pancreatico, che tenevano in una provetta
immersa in una boccia piena di ghiaccio. Effettuarono pazientemente tutti
gli esami di routine e finalmente arrivò il momento che tanto avevano
atteso: nell'urina del cane non c'erano più zuccheri, e nel sangue la loro
quantità si era dimezzata. Charles Best e il dottor Frederick Banting non
avevano più sonno. Si guardarono increduli per un momento; poi, quando si
resero conto della scoperta che avevano fatto, i sorrisi si trasformarono
in grida di trionfo. Gli squallidi muri del laboratorio assistettero a una
scena curiosa: due ricercatori che ballavano e saltavano dalla gioia per
tutta la stanza. Banting e Best avevano raggiunto il primo obiettivo:
avevano arrestato il destino quasi inesorabile che portava i diabetici
alla morte.
Frederick G. Banting, 29 anni, chirurgo, e il suo collaboratore Charles
Best, 22 anni, avevano percorso un lungo cammino sulla via della ricerca
dal maggio 1921, quando avevano iniziato a collaborare nella biblioteca
medica del Dipartimento di Fisiologia dell'Università di Toronto.
Avrebbero dovuto fare ancora molta strada per dimostrare pienamente la
validità della loro scoperta e per trasformarla da curiosità di
laboratorio in uno strumento terapeutico di uso pratico; eppure, il
destino di milioni di diabetici sarebbe dipeso proprio da ciò che essi
fecero in quella calda notte di luglio e nei giorni che seguirono. Pochi
grandi progressi della medicina hanno avuto origine da un inizio così poco
promettente, come quello della scoperta dell'insulina. Secondo la
letteratura medica che Banting e Best avevano passato in rassegna prima di
mettersi al lavoro, le ricerche svolte nel secolo precedente avevano dato
solo esiti negativi, ed essi stessi avevano poca esperienza in fatto di
ricerca. Il capo del Dipartimento, che aveva concesso loro l'uso del
laboratorio per alcune settimane in estate, era sicuro che stessero
sprecando tempo. Inoltre, le loro disponibilità finanziarie erano appena
sufficienti per la sopravvivenza: possedevano solo coraggio,
determinazione e un'idea. Banting, colui che ebbe per primo questa idea,
era nato il 14 novembre 1891 nei pressi della cittadina di Alliston, a
poco meno di 100 chilometri a nord di Toronto. Crebbe nella fattoria del
padre, studiò nelle scuole locali, cercò di assecondare la volontà dei
genitori intraprendendo gli studi ecclesiastici, ma quella si rivelò una
scelta sbagliata e Banting optò invece per la facoltà di Medicina
dell'Università di Toronto. Dovette però affrettarsi a concludere la sua
preparazione medica, a causa dello scoppio della Prima guerra mondiale:
infatti, appena terminati gli studi, partì come ufficiale nella XV unità
ospedaliera del Corpo medico dell'Esercito canadese. In Francia ebbe
l'opportunità di acquisire una vasta esperienza come chirurgo e venne
ferito un mese e mezzo prima della fine della guerra. Ritornato in Canada
e dopo essersi ristabilito, lavorò per un certo periodo nella divisione di
Ortopedia dell'Ospedale pediatrico di Toronto, poi accettò un posto di
assistente di chirurgia ortopedica presso l'Università del Western
Ontario. Qui aprì anche un piccolo studio privato di ortopedia dove
riceveva i pazienti, ma vi si presentavano in pochi. Pertanto, avendo
molto tempo per riflettere, la mente alacre di Banting cercò qualcosa per
tenersi occupata. Banting diventò così un assiduo frequentatore della
biblioteca medica e iniziò a leggere avidamente i risultati degli ultimi
progressi nella sua professione. La scintilla che diede l'avvio alla
ricerca sull'insulina fu un articolo del dottor Moses Barron,
dell'Università del Minnesota, pubblicato sul numero di ottobre 1920 della
rivista Surgery, Gynaecology and Obstetrics. Banting, che si stava
preparando per una lezione sulle funzioni del pancreas, lesse l'articolo e
ne sottolineò un paragrafo. Il pezzo commentava il lavoro svolto da
Minkowski e von Mering e suggeriva che, se i loro esperimenti fossero
stati portati avanti, probabilmente si sarebbe arrivati alla scoperta di
una sostanza secreta dal pancreas che forse avrebbe potuto alleviare il
diabete mellito. Quella notte, Banting non riuscì a distogliere la mente
da quell'articolo e ripensò anche alla sua infanzia, quando aveva visto
una compagna di giochi, una bambina vivace e allegra, deperire e morire di
diabete. Non riuscendo a dormire, Banting prese il quaderno degli appunti
e scrisse: «legare i dotti pancreatici dei cani. Aspettare da sei a otto
settimane affinché degenerino. Rimuovere il residuo ed estrarre». I giorni
successivi, nel discutere l'idea con i suoi colleghi di Facoltà, Banting
trovò da parte loro un certo incoraggiamento, ma tutti ritenevano che le
strutture dell'Università del Western Ontario non fossero adeguate
per condurre tali esperimenti. Gli suggerirono allora di parlare con il
professor John James Rickard Macleod, capo del Dipartimento di Fisiologia
dell'Università di Toronto, considerato un'autorità di spicco sul
metabolismo dei carboidrati. Iniziò così per Banting il primo di molti
scoraggianti tentativi: due viaggi a Toronto con la sua automobile
malridotta si conclusero con un educato ma secco rifiuto. Il professor
Macleod citò tutto quello che era stato scritto sul pancreas nel corso dei
secoli e gli disse che, secondo lui, tale organo non secerneva la sostanza
che Banting sperava di trovare. Gli fece anche notare, in modo non proprio
delicato, che coloro che lo avevano preceduto nelle ricerche sul pancreas
vantavano una vasta esperienza nel campo della ricerca, cosa che Banting
invece non possedeva. Tuttavia, [...] alla terza visita [...] finalmente
cedette e mise a disposizione di Banting alcuni animali su cui fare gli
esperimenti e il laboratorio temporaneamente inutilizzato nelle otto
settimane del periodo estivo, periodo durante il quale egli sarebbe stato
in vacanza nella natia Scozia. Rendendosi conto che Banting aveva poca
dimestichezza con gli aspetti chimici del problema, Macleod chiese ai suoi
studenti dell'ultimo anno di fisiologia e biochimica se qualcuno di loro
volesse fare da assistente al giovane chirurgo nei suoi esperimenti sul
diabete. Charles Best, laureando e senza programmi per l'estate, pensò che
quella potesse essere un'occasione per acquisire un po' di esperienza in
biochimica. Best, il secondo membro della squadra, era nato da genitori
canadesi nel 1899. Il padre era medico e viveva a West Pembroke, un
piccolo villaggio situato negli Stati Uniti, al confine tra il Maine e il
New Brunswick, anche se tutti i suoi pazienti si trovavano in un ospedale
nel New Brunswick. Quando fu grande abbastanza da accompagnare il padre,
Charles Best iniziò ad assistere alle operazioni chirurgiche, che
avvenivano spesso su un tavolo da cucina. Anche lui aveva una ragione per
nutrire interesse nei confronti del diabete, dal momento che a causa della
malattia aveva visto morire una zia a cui era molto legato: Anna Best,
infermiera al Massachusetts General Hospital di Boston, che era stata
paziente del dottor Elliott P. Joslin, il quale sarebbe poi diventato una
grande autorità per la cura del diabete. Avendo dovuto interrompere gli
studi all'Università di Toronto per lo scoppio della Prima guerra
mondiale, Best era ritornato ai corsi di fisiologia e biochimica dopo
l'armistizio e aveva superato l'ultimo esame di queste due discipline
appena il giorno prima che lui e Banting si mettessero al lavoro. Banting,
che guadagnava quel poco che gli bastava per sopravvivere, non poteva
offrire a Best alcuna retribuzione; tuttavia, strinsero ben presto un
legame di amicizia e di comunanza di motivazione che permise loro di
superare quelle stancanti settimane estive.
La mattina del 17 maggio 1921, i due giovani si apprestarono a svolgere il
loro primo compito: studiare la letteratura medica sul pancreas.
Scoprirono che il diabete era già noto presso gli antichi Egizi, gli Indù,
i Cinesi e i Greci, e che la classificazione del diabete come malattia di
tipo endocrino si doveva a Minkowski e a von Mering, i quali nel 1889
avevano provocato il diabete nei cani con l'asportazione del pancreas.
Appresero anche che Langnesse aveva scoperto che a causare la malattia non
era l'assenza dell'intera ghiandola, ma solo di una parte nota come 'isole
di Langerhans'. Eccettuati però quegli scritti, la restante letteratura
era ben lungi dall'essere incoraggiante: in fondo, non registrava altro
che mezzo secolo di fallimenti dei tentativi di trovare una sostanza
antidiabetica. Tuttavia, i due giovani non si persero d'animo e si misero
subito alla ricerca di una conferma della teoria di Banting. [...]
Il secondo compito era rimettere in ordine il laboratorio [...] i cani
furono presto sistemati nella stanza attigua adibita agli animali, e le
operazioni chirurgiche poterono iniziare. Banting, con l'assistenza di
Best, legò i dotti pancreatici di alcuni cani, utilizzando per
l'operazione anestetici e procedimenti chirurgici avanzati. Best, con
l'assistenza di Banting, svolse numerosi esami biochimici sul sangue e
sull'urina. Aspettarono pazientemente le sei settimane ritenute necessarie
affinché i tessuti che producevano gli enzimi digestivi degenerassero.
Dopo di che, se la loro teoria era giusta, sarebbero dovute rimanere le
isole di Langerhans. Avendo eliminato gli enzimi distruttivi e digestivi,
speravano di riuscire a isolare la sostanza sconosciuta che abbassava il
contenuto di zuccheri nel sangue.
Dopo che furono trascorse sei delle otto settimane a loro disposizione,
Banting e Best riaprirono l'addome degli animali: che delusione li
attendeva! Le suture avevano ceduto e davanti a loro vi erano dei pancreas
in piena salute. Sei settimane buttate al vento! Ricominciarono di nuovo,
legando le ghiandole con un altro materiale di sutura e aspettarono ancora
sei calde settimane d'estate.
Banting e Best avevano ormai esaurito il tempo a loro disposizione ma,
siccome Macleod era ancora in Scozia, decisero di continuare gli
esperimenti. Mentre si avvicinava la fine di luglio, resero diabetico uno
dei cani asportandone il pancreas e successivamente esaminarono di nuovo
le bestie. Stavolta i risultati in cui avevano sperato erano lì davanti a
loro: le cellule acinose, ovvero la parte del pancreas che produce gli
enzimi digestivi, si erano atrofizzate, mentre le isole di Langerhans
erano integre. Il pancreas così disseccato venne asportato e sbriciolato
insieme a della sabbia in un mortaio refrigerato: la sostanza ottenuta
venne poi messa in sospensione nella soluzione di Ringer, un liquido
salino, e filtrata. Cercarono di mantenere la temperatura più bassa
possibile, per evitare una non desiderata attività digestiva da parte di
qualche enzima residuo. Questa fu l'origine della soluzione che, quella
notte del 30 luglio, venne iniettata al cane diabetico. Le analisi
chimiche del sangue e l'esame dell'urina indicarono per la prima volta che
Banting e Best erano sulla strada giusta. Il livello elevato di zuccheri
nel sangue, derivante dall'assenza di insulina prodotta dal pancreas, si
era ridotto. Le settimane successive Banting e Best lavorarono giorno e
notte, ma ebbero altre delusioni: gli animali contrassero delle infezioni
che ne causarono la morte, e inoltre non c'era modo di misurare la
concentrazione della preziosa sostanza, la quale ben presto si esaurì e i
due giovani ricercatori videro morire il loro cane diabetico. Inizialmente
chiamarono il misterioso estratto 'isletina', dalle isole di Langerhans,
in seguito preferirono adottare il termine più facilmente pronunciabile di
'insulina'.
Fino a settembre i ricercatori ripeterono più volte l'esperimento, fino a
quando non furono assolutamente sicuri che la misteriosa sostanza da loro
scoperta preservava i cani diabetici dalla morte. Come sottolinea Feasby:
«È giusto riconoscere che essi svolsero gli esperimenti e fecero la
scoperta unicamente sulla base dell'ipotesi formulata da Banting, con le
attrezzature e gli animali messi a loro disposizione da Macleod e
servendosi esclusivamente delle proprie forze, senza l'aiuto di nessun'altra
persona o assistente. Le reazioni alle scoperte fatte dai due giovani in
quei mesi estivi furono varie, ma la più significativa fu quella del
suddetto professore (peraltro assente per tutta l'estate). Bisogna
ricordare che egli apparteneva alla vecchia scuola europea e che, in
quanto capo del Dipartimento, era il direttore con la 'D' maiuscola. Egli
aveva molti dubbi che quei due giovani senza esperienza avrebbero potuto
scoprire qualcosa che ricercatori esperti delle università europee e
americane si erano lasciati sfuggire per vent'anni, per questo motivo
chiese loro di ripetere l'esperimento. Ottennero lo stesso soddisfacente
risultato parecchie volte. A quel punto sorse un conflitto di personalità,
che avrebbe avuto risvolti infelici per tutti coloro gli interessati».
Avendo dimostrato che era possibile produrre un estratto efficace, Banting
e Best iniziarono a cercare delle fonti di insulina più facilmente
utilizzabili. Inizialmente utilizzarono il pancreas dei feti dei bovini:
sapevano infatti che le cellule che producono l'insulina si sviluppano nel
pancreas a livello embrionale, prima delle cellule che secernono gli
enzimi digestivi. Tale fonte si dimostrò valida, ma limitata. Poi Best
scoprì che l'insulina si poteva estrarre con successo anche dal pancreas
dei bovini adulti, usando come solvente dell'alcol acidificato.
Alla fine del 1921, nessuno più dubitava che fosse stata realmente
scoperta una sostanza che avrebbe tenuto sotto controllo il diabete, e
persino il professor Macleod se ne convinse. Furono presentate delle
relazioni al Physiological Journal Club di Toronto; nel periodo tra Natale
e Capodanno del 1921, all'Arnerican Physiological Society, a New Haven
(Connecticut) e, nel febbraio del 1922, all'Academy of Medicine di
Toronto. Poco dopo i giornali riportarono la notizia, facendo sorgere
nuovi problemi. Nel frattempo si faceva sempre più pressante la richiesta
di insulina per salvare la vita di migliaia di diabetici in tutto il
mondo, ma fino a quel momento erano disponibili solo piccole quantità da
laboratorio di sostanza grezza. Macleod contattò il professor J. B. Collip
affinché si unisse all'équipe per fornire la sua assistenza nei
procedimenti chimici.
Tuttavia, l'insulina doveva ancora essere sperimentata sull'uomo, e
Banting decise che i primi esperimenti si sarebbero svolti a Toronto. Un
ragazzo di dodici anni, Leonard Thompson, ricoverato al Generai Hospital
di Toronto, era in fin di vita a causa del diabete. Banting gli fece avere
un po' dell'estratto che lui e Best avevano ricavato dal pancreas di un
bovino adulto e che avevano testato prima su se stessi per esduderne la
tossicità. Il preparato venne somministrato al ragazzo dal suo medico,
Walter Campbell. Leffetto che la nuova cura ebbe sul ragazzo fu
stupefacente: la guarigione fu costante e, grazie all'insulina, egli
avrebbe vissuto ancora parecchi anni, finché non rimase vittima di un
incidente di motocicletta.
Nel febbraio 1922 subentrò un altro fattore di crisi: il metodo per
estrarre l'insulina non era abbastanza efficace. In seguito a contrasti di
opinione, Collip lasciò il gruppo per dedicarsi ad altro; Banting aprì uno
studio a Toronto per la pratica clinica, mentre Charles Best venne
nominato direttore per la produzione di insulina presso i Laboratori
Connaught, un'industria farmaceutica nata per soddisfare le esigenze
belliche e gestita dall'Università di Toronto. Gettandosi a capofitto nel
lavoro, Best riuscì a mettere a punto delle tecniche che permettevano di
produrre quantità sempre maggiori di insulina.
Si concluse così la collaborazione tra Charles Best e Frederick Banting,
anche se i due rimasero ottimi amici fino alla morte di Banting. Quest'ultimo
continuava a nutrire del risentimento nei confronti di Macleod, il quale
secondo lui aveva cercato di sottrarre il merito della scoperta a lui e a
Best. Come affermò in seguito Best, si manifestò ben presto una certa
pressione «esercitata dai ricercatori più anziani ed esperti, che non
avevano dedicato una sola ora alla scoperta, ma che adesso erano
desiderosi di attribuirsi una parte del merito». «In ogni occasione»
sottolinea Feasby «Banting cercò di fare in modo che a Best venisse
riconosciuto un merito uguale al suo nell'aver contribuito alla scoperta.
A Banting infatti sembrò che il Nobel del 1923, assegnato ex aequo a lui e
a Macleod, fosse stato una beffa e annunciò subito che avrebbe diviso la
sua parte di denaro con Best. Per non essere da meno, Macleod divise la
propria con Collip».
All'inizio del 1922, la Eli Lilly & Company di Indianapolis manifestò il
proprio interesse per la produzione di insulina. Gli scienziati della
Lilly lavorarono a stretto contatto con Best e con Sir Henry Dale e i suoi
colleghi del National Institute for Medical Research di Londra. Entro un
anno, l'insulina sarebbe stata prodotta e distribuita in tutto il mondo.
Tuttavia, c'era ancora molto da fare: doveva ancora essere elaborato e
titolato un metodo per misurare la concentrazione dell'insulina; i medici
avrebbero dovuto mettere a punto dei dosaggi che soddisfacessero le
diverse necessità dei pazienti diabetici; bisognava formulare dei regimi
dietetici compatibili con la somministrazione di insulina; occorreva
trovare dei metodi per contrastare l'ipoglicemia (il livello troppo basso
di zuccheri nel sangue, l'opposto del diabete) in caso di sovradosaggio
accidentale di insulina; infine, andava insegnato ai pazienti come
comportarsi, come seguire una dieta corretta e come somministrarsi le dosi
di insulina da soli. Turco ciò impegnava molto i clinici [...] Fra i
clinici Banting fu in prima linea, insieme al dottor Joslin di Boston, il
quale anni addietro aveva assistito impotente alla morte della zia
diabetica di Charley Best.
Ma sorsero anche dei problemi di controllo del nuovo ormone salvavita.
Banting e Best si rifiutarono di trarre profitto dalla loro scoperta. Alla
fine cedettero alle richieste e fecero domanda per ottenere il brevetto
sulla scoperta dell'insulina, previo accordo che l'Università di Toronto
avrebbe accettato i brevetti e provveduto a gestirli in modo appropriato.
A questo scopo, nel 1923 venne istituita presso l'Università di Toronto la
Commissione per l'insulina e fu organizzato un Laboratorio della
Commissione, al fine di controllare tutte le partite di preparati di
insulina, prima che fossero distribuite in Canada e negli Stati Uniti. Nel
1925 la Commissione collaborò con l'Organizzazione della Sanità della
Società delle Nazioniper creare un campione di insulina disidratata, che
doveva servire come misura standard internazionale in base alla quale
regolare le scorte mondiali.
Per quanto riguarda la produzione della preziosa sostanza, i progressi non
tardarono. Charles Best riuscì a conciliare la ricerca e la gestione della
produzione di insulina con lo studio della medicina, laureandosi nel 1925.
Poi trascorse parecchi anni a Londra nei laboratori di ricerca del dottor
Dale e dall'Università di Londra gli venne conferita la laurea di dottore
in scienze. Dopo aver fatto ritorno a Toronto, nel 1928, Best divenne capo
del nuovo Dipartimento di Igiene fisiologica dell'Università di Toronto e
direttore associato dei Laboratori Connaught. Quando Macleod lasciò la
cattedra di Fisiologia all'Università, gli successe Best.
Quanto a Banting, al premio Nobel seguirono molti riconoscimenti
provenienti da ogni parte. Forse quello che gli diede maggiore
soddisfazione fu l'istituzione nel 1923 presso l'Università di Toronto di
un Dipartimento di ricerca medica intitolato a Banting e a Best, di cui
egli fu nominato primo direttore. Nel 1925 fu creata la Fondazione Banting
per la ricerca. Nel 1934 venne nominato Cavaliere della Corona inglese.
Tuttavia, la vita di Banting non fu tutta rose e fiori. Dovette
pronunciare un'infinita serie di discorsi, che ogni volta erano una prova
impegnativa per lui, e dovette lottare in continuazione contro i
giornalisti. Per svagarsi, Banting sviluppò le proprie capacità artistiche
nascoste. Nel 1939 sposò Henrietta Ball, con la quale ebbe un'unione breve
ma felice. La Seconda guerra mondiale richiamò alle armi Banting, il quale
entrò nuovamente nell'Esercito e ricevette ben presto il grado di
Maggiore. Gli fu assegnato il ruolo di ufficiale di collegamento tra il
Consiglio Nazionale delle Ricerche canadese e i suoi omologhi negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna. Disgraziatamente, mentre stava svolgendo una di
queste missioni militari, l'aereo su cui volava precipitò a causa di un
temporale su Terranova e il 22 febbraio 1941 Banting morì in seguito alle
gravi ferite riportate.
Ma anche Best dovette dare il proprio contributo alla guerra: i Laboratori
Connaught dovettero nuovamente soddisfare le esigenze mediche militari.
Nel 1940 Best entrò a far parte di un'Unità di ricerca medica navale, e a
lui si devono una serie di progressi nelle tecniche mediche militari. Dopo
la morte di Banting, Best fu invitato a lasciare i suoi incarichi ai
Laboratori Connaught e alla School of Hygiene per assumere la direzione
del Dipartimento di ricerca medica Banting e Best, oltre alla carica di
professore di Fisiologia. Nel 1954, fu costruito l'Istituto Charles H.
Best in College Street, a Toronto, accanto all'Istituto Banting. Nel 1961
venne aggiunta una nuova ala: i due Istituti sono stati così uniti da un
passaggio rialzato, in modo che il lavoro di ricerca iniziato dai due
giovani colleghi nel 1921 continuasse simbolicamente sotto la direzione
del dottor Best. Dalle ricerche condotte in questi due edifici gemelli
sono giunti parecchi contributi alla scienza medica, non solo sul diabete,
ma anche in altri importanti ambiti.
Oltre a svolgere il proprio lavoro all'Università di Toronto, Best cercò
sempre di scambiare opinioni sui principali problemi della medicina con
scienziati di varie parti del mondo. Da quando Best rese per la prima
volta disponibili sul mercato quantità commerciali di insulina ci sono
stati molti progressi nella sua produzione e somministrazione. Ricercatori
di varie nazioni hanno dato dei contributi significativi al benessere dei
diabetici e oggi(5)
l'insulina è disponibile in sei forme diverse, ognuna delle quali ha delle
caratteristiche e dei tempi di efficacia diversi. In più, sono stati
elaborati dei farmaci antidiabetici per via orale, che servono a curare
alcune forme di diabete. Nonostante siano passati quaranta anni dalla
scoperta iniziale, né l'azione dell'insulina, né quella degli agenti
antidiabetici orali è stata pienamente compresa, né tantomeno è stata
determinata la causa della malattia. Secondo alcuni studi recenti, il
diabete potrebbe essere il sintomo di uno scompenso sistemico più esteso,
anziché una semplice disfunzione delle isole di Langherans. Sebbene le
risposte a tali quesiti possono solo scaturire dalla ricerca che verrà
svolta in futuro(5),
oggi milioni di diabetici devono la loro vita a Banting e a Best. Feasby
ha riassunto in modo molto efficace la storia dell'insulina: «Senza
Banting non ci sarebbe stato il tentativo iniziale, senza Best non ci
sarebbe stata la scoperta».
NOTE
1 - I
risultati delle sue ricerche sono contenuti in Der Diabetes Mellitus
(1898); fu anche il primo a osservare, nel 1906, la formazione di acido
nel corna diabetico, per cui propose il termine di 'acidosi', ora
universalmente usato. Anche Cari Von Noorden (1858-1944), successore di
Nothnagel a Vienna, si dedicò allo studio del diabete, specie
dell'influenza esercitata su questa condizione morbosa dalla dieta.
Frederick William Pavy (1829-1911), dell'ospedale Guy's di Londra, allievo
di Claude Bernard, cercò di dimostrare che la produzione di zucchero da
parte del fegato fosse un fenomeno cadaverico, e dubitò che il fegato
intervenisse a produrre zucchero dal glicogeno. Per quanto riguarda le
malattie del ricambio, lo studio particolareggiato di queste forme morbose
fu facilitato dalle ricerche del Liebig e di altri, nel campo che allora
si designava come 'fisiologia chimica.
2 -
Legando il dotto del pancreas se ne otteneva la degenerazione; con
l'asportazione totale si produceva il diabete; iniettando l'estratto del
pancreas degenerato nell'animale diabetico il tasso di zucchero nel sangue
tornava normale. L:estratto intero di pancreas normale invece non aveva
alcuna azione terapeutica: quasi certamente, concludevano i due
ricercatori, per colpa degli enzimi digestivi che distruggevano la
sostanza prodotta dalle isole.
3 -
Da notare che il rapido
perfezionamento nella preparazione di quella che ormai si chiamava
insulina, avvenne sotto la spinta delle esigenze cliniche: questa volta
non vi fu alcun tempo di latenza tra la prima scoperta e l'applicazione
del ritrovato, i malati stessi divennero le cavie dei ricercatori di
Toronto, che si sforzavano di estrarre sempre maggiori quantità di ormone
per tenere in vita quei diabetici condannati a morire.
4 -
Come ha spiegato
Frederiek Sanger nel 1955, si tratta di una proteina molto complessa,
costituita da due lunghe catene polipeptidich e parallele, legate in due
punti da esili ponti sulfidrilici, tanto complessa che sono stati
necessari molti anni a Helmut Zahn e Panayotis Katsoyannis per ricostruire
pezzo per pezzo le due catene e infine saldarle tra loro. Ci sono
riusciti, indipendentemente l'uno dall'altro, sole nel 1963.
5 -
L'Autore scrive negli
anni Sessanta. Attualmente la malattia è ben conosciuta e sono stati
risolti tutti i problemi inerenti sia alla sua origine sia alla sua
terapia [nota del curatore].
"L'era degli Antibiotici" SEGUE
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