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STORIA DELLA MEDICINA PER IMMAGINI

ANTONIO MOLFESE
 

BANTING, BEST E IL DIABETE

L'ILLUSTRAZIONE

Nell'estate del 1921 Charles H. Best, giovane biologo, e il dottor Fredrick G. Banting fecero degli esperimenti nei laboratori concessi loro in uso temporaneo dal professor J.J.R. Macleod, del Dipartimento di Fisiologia dell'Università di Toronto. Gli inesperti ricercatori canadesi scoprirono ciò che fino ad allora era sfuggito a tutti i grandi ricercatori che li avevano preceduti: un estratto del pancreas che teneva sotto controllo il livello elevato di zuccheri nel sangue che si verifica nel diabete mellito. Testato diverse volte su animali da laboratorio, il loro estratto fu sperimentato su un ragazzo diabetico nel febbraio del 1922. Mentre studiava per laurearsi in medicina, Best elaborò dei metodi per la sua produzione commerciale. La scoperta dell'insulina da parte di Banting e Best, diede speranza di vita a milioni di diabetici che altrimenti sarebbero stati destinati a morire.

 

PREMESSA

La verità è figlia del tempo.

Fin dal suo inizio, l'endocrinologia ha seguito l'evolversi della medicina, rispettando i richiami al rigore tecnico e alla ragione, e anch'essa ha percorso la strada dell'eliminazione degli errori temporaneamente considerati verità. Il concetto dei quattro umori, proprio della medicina ippocratica, accettato per tutto il Medioevo, è pur nella sua imprecisione la radice delle ricerche che in seguito porteranno alla endocrinologia. I progressi della fisica e della chimica, che aprono la strada alla elettrofisiologia e alla biochimica, permettono alla fine del XIX secolo la conoscenza elementare degli effetti delle principali ghiandole a secrezione interna; contemporaneamente la clinica, basata sull'anatomia, individua, con le grandi sindromi della patologia viscerale e nervosa, le principali endocrinopatie, in forme talmente avanzate che oggi non si riscontrano più.
La storia del diabete risale all'epoca di Areteo, che ne coniò il nome, e a Thomas Willis, che notò la presenza dello zucchero nelle urine. Naunyn, fondando le sue indagini sulle nuove conoscenze della chimica, contribuì notevolmente alla comprensione della malattia
(1). Anche ammettendo che Areteo fosse un plagiario, dà prova di originalità nelle sue descrizioni cliniche e la sua opera lo rivela fedele discepolo di Ippocrate, osservatore diretto, incurante di teorie e di idee preconcette e, soprattutto, ansioso di alleviare le pene del malato. Egli è anche l'inventore del nome 'diabete', dal greco diabàino, «passo attraverso». «La malattia,» scriveva «fortunatamente abbastanza rara, consiste in una liquefazione della carne e delle ossa nell'orina [...] I reni e la vescica non cessano di emettere orina, come un acquedotto aperto [...] Il malato non riesce mai a smettere di bere e di orinare [...] Ciò perché i liquidi non rimangono nel corpo, ma usano il corpo soltanto come un canale, attraverso il quale scorrono. La vita può continuare ancora per qualche tempo ma non molto a lungo».
Alla fine del XIX secolo il ruolo del pancreas nel ricambio degli zuccheri era già noto e Von Mering e Minkowsky, nel 1889, avevano provocato il diabete sperimentalmente, asportando la ghiandola. Edward Sharpey-Schfer aveva messo in rapporto questa specifica funzione del pancreas nel metabolismo degli zuccheri con delle formazioni che l'anatomico Langerhans aveva scoperto nel 1869 e che costituivano delle 'isole' in mezzo al tessuto ghiandolare. Dal 1905, medici, biologi e chimici continuarono ininterrottamente a isolare e a fabbricare ormoni: iniziava in quell'epoca il felice periodo che qualche storico ha chiamato «delle scoperte in serie», tanta è stata la ricchezza di risultati fecondi per la ricerca scientifica. Il fisiologo inglese Ernest Henry Starling aveva presentato nel 1905 le sue conoscenze, i suoi studi e le sue teorie sulle Correlazioni chimiche delle funzioni corporee e propose il termine 'ormoni' per le sostanze proprie dell'organismo, riversate da ghiandole prive di canali di uscita direttamente nel sangue, prendendo parte, quali messaggeri chimici, a queste regolazioni (la parola deriva dal greco hormèin, «avviare, stimolare»: hormon è 'ciò che stimola').
Alcune di queste sostanze, come l'insulina, hanno assunto anche importanza terapeutica. Infatti, sembrò ovvio rimediare a malattie e disturbi dovuti alla deficienza di un ormone tramite il suo apporto dall'esterno, e il trattamento del diabete mellito è stato il primo e il più importante esempio pratico di una simile terapia di sostituzione. A prescindere dalle affezioni lievi, in cui era possibile mantenere in equilibrio la glicemia con un'alimentazione disciplinata, il diabete era ancora incurabile all'inizio del secolo; quanto prima si manifestava nell'arco della vita, tanto peggiore era la sua prognosi. Ricerche tedesche, russe, francesi e americane condussero attorno al 1900 alla convinzione che fossero le isole di Langerhans nel pancreas a produrre l'ormone necessario per la normale utilizzazione degli zuccheri nel bilancio energetico del nostro corpo; a questo ormone fu dato il nome di 'insulina', ancora prima che fosse scoperto e isolato.
Nel periodo antecedente la Prima guerra mondiale l'internista berlinese Georg Ludwig Zuelzer (1870-1949) eseguì i primi tentativi di cura con immediato successo, utilizzando estratti delle isole pancreatiche, ma vi rinunciò presto a causa degli effetti collaterali indesiderati: accessi febbrili, riconducibili al suo contenuto di proteine eterogenee. Gli effetti collaterali di una seconda forma, più pura, erano invece manifestazioni spastiche, dovute a un dosaggio eccessivo: al paziente era stata somministrata tanta insulina da trasformare il suo stato iperglicemico in uno shock ipoglicemico. Comunque, con questo secondo preparato Zuelzer si trovò di fronte a un effetto sorprendentemente forte e quindi molto valido, senza rendersi conto delle motivazioni. Infatti prima del 1919 non si disponeva nemmeno dei metodi di laboratorio indispensabili per la determinazione clinica del contenuto in glucosio nel sangue.
Dopo la Prima guerra mondiale, il ricercatore rumeno Nicolas Constantin Paolesco presentò a Parigi il suo Pancréine, un preparato insulinico rivelatosi efficace sulle cavie animali. Il passaggio dalla fase sperimentale al trattamento curativo affidabile fu compiuto poco dopo dai canadesi Banting e Best. La ricerca partiva da una constatazione: quando il dotto escretore del pancreas, quello che versa gli enzimi digestivi nel duodeno, veniva ostruito, la ghiandola degenerava, ma le isole di Langerhans restavano intatte e nel paziente, o nell'animale da esperimento, non compariva il diabete
(2). I lavori decisivi furono eseguiti presso l'Istituto di Fisiologia dell'Università di Toronto, diretto dal professor J. R. Macleod; in considerazione di tale situazione non fu Best, bensì Macleod insieme a Banting a essere insignito del premio Nobel nel 1922 per la scoperta dell'insulina.
Da allora la terapia del diabete è diventata un lavoro di precisione costante per paziente, medico e produttore farmaceutico: è indispensabile armonizzare preparati a dosaggio esatto e durata sicura del loro effetto con una dieta accuratamente ponderata e scrupolosamente osservata; inoltre è importante lo stile di vita globale del paziente, con il giusto equilibrio tra lavoro e riposo. L'insulina
(3) ha permesso di portare sotto controllo il diabete, di impedire in gran parte l'invalidità e la morte precoce, ma la dietetica rimane il fondamento irrinunciabile anche per la terapia medicamentosa. Una volta riconosciuta l'esistenza dell'ormone, il problema successivo era appunto di estrarlo senza dover ricorrere alla complessa procedura sperimentata in laboratorio, cioè la degenerazione artificiale della ghiandola per mezzo della legatura del dotto. Primo tra gli ormoni a conoscere i grandi successi in terapia, l'insulina doveva porre molti problemi ai chimici e rivelare solo dopo molti anni la propria struttura(4); oggi il diabetico, tra i molti farmaci di cui dispone per curare il suo male divenuto sempre meno pericoloso, può usare anche la moderna insulina sintetica e quanto prima si arriverà a disporre di organi animali geneticamente modificati, idonei a essere trapiantati nell'uomo malato.

 

LA SCHEDA

La notte del 30 luglio 1921 era calda, umida e soffocante, tipica di quel fastidioso clima estivo che ben conoscono gli abitanti di Toronto, la metropoli che si estende disordinatamente verso Nord sulla sponda canadese del lago Ontario. In quel laboratorio all'ultimo piano della Facoltà di Medicina dell'Università di Toronto non si respirava. Mentre si avvicinava la mezzanotte i due giovani ricercatori lottavano contro il sonno e contro il caldo, guardando con impazienza le lancette dell'orologio che si muovevano lentamente. Alle 24.15 svegliarono il paziente: un cane diabetico. Prelevarono dei campioni di urina e di sangue e gli iniettarono altri 5 cl di prezioso estratto pancreatico, che tenevano in una provetta immersa in una boccia piena di ghiaccio. Effettuarono pazientemente tutti gli esami di routine e finalmente arrivò il momento che tanto avevano atteso: nell'urina del cane non c'erano più zuccheri, e nel sangue la loro quantità si era dimezzata. Charles Best e il dottor Frederick Banting non avevano più sonno. Si guardarono increduli per un momento; poi, quando si resero conto della scoperta che avevano fatto, i sorrisi si trasformarono in grida di trionfo. Gli squallidi muri del laboratorio assistettero a una scena curiosa: due ricercatori che ballavano e saltavano dalla gioia per tutta la stanza. Banting e Best avevano raggiunto il primo obiettivo: avevano arrestato il destino quasi inesorabile che portava i diabetici alla morte.
Frederick G. Banting, 29 anni, chirurgo, e il suo collaboratore Charles Best, 22 anni, avevano percorso un lungo cammino sulla via della ricerca dal maggio 1921, quando avevano iniziato a collaborare nella biblioteca medica del Dipartimento di Fisiologia dell'Università di Toronto. Avrebbero dovuto fare ancora molta strada per dimostrare pienamente la validità della loro scoperta e per trasformarla da curiosità di laboratorio in uno strumento terapeutico di uso pratico; eppure, il destino di milioni di diabetici sarebbe dipeso proprio da ciò che essi fecero in quella calda notte di luglio e nei giorni che seguirono. Pochi grandi progressi della medicina hanno avuto origine da un inizio così poco promettente, come quello della scoperta dell'insulina. Secondo la letteratura medica che Banting e Best avevano passato in rassegna prima di mettersi al lavoro, le ricerche svolte nel secolo precedente avevano dato solo esiti negativi, ed essi stessi avevano poca esperienza in fatto di ricerca. Il capo del Dipartimento, che aveva concesso loro l'uso del laboratorio per alcune settimane in estate, era sicuro che stessero sprecando tempo. Inoltre, le loro disponibilità finanziarie erano appena sufficienti per la sopravvivenza: possedevano solo coraggio, determinazione e un'idea. Banting, colui che ebbe per primo questa idea, era nato il 14 novembre 1891 nei pressi della cittadina di Alliston, a poco meno di 100 chilometri a nord di Toronto. Crebbe nella fattoria del padre, studiò nelle scuole locali, cercò di assecondare la volontà dei genitori intraprendendo gli studi ecclesiastici, ma quella si rivelò una scelta sbagliata e Banting optò invece per la facoltà di Medicina dell'Università di Toronto. Dovette però affrettarsi a concludere la sua preparazione medica, a causa dello scoppio della Prima guerra mondiale: infatti, appena terminati gli studi, partì come ufficiale nella XV unità ospedaliera del Corpo medico dell'Esercito canadese. In Francia ebbe l'opportunità di acquisire una vasta esperienza come chirurgo e venne ferito un mese e mezzo prima della fine della guerra. Ritornato in Canada e dopo essersi ristabilito, lavorò per un certo periodo nella divisione di Ortopedia dell'Ospedale pediatrico di Toronto, poi accettò un posto di assistente di chirurgia ortopedica presso l'Università del Western Ontario. Qui aprì anche un piccolo studio privato di ortopedia dove riceveva i pazienti, ma vi si presentavano in pochi. Pertanto, avendo molto tempo per riflettere, la mente alacre di Banting cercò qualcosa per tenersi occupata. Banting diventò così un assiduo frequentatore della biblioteca medica e iniziò a leggere avidamente i risultati degli ultimi progressi nella sua professione. La scintilla che diede l'avvio alla ricerca sull'insulina fu un articolo del dottor Moses Barron, dell'Università del Minnesota, pubblicato sul numero di ottobre 1920 della rivista Surgery, Gynaecology and Obstetrics. Banting, che si stava preparando per una lezione sulle funzioni del pancreas, lesse l'articolo e ne sottolineò un paragrafo. Il pezzo commentava il lavoro svolto da Minkowski e von Mering e suggeriva che, se i loro esperimenti fossero stati portati avanti, probabilmente si sarebbe arrivati alla scoperta di una sostanza secreta dal pancreas che forse avrebbe potuto alleviare il diabete mellito. Quella notte, Banting non riuscì a distogliere la mente da quell'articolo e ripensò anche alla sua infanzia, quando aveva visto una compagna di giochi, una bambina vivace e allegra, deperire e morire di diabete. Non riuscendo a dormire, Banting prese il quaderno degli appunti e scrisse: «legare i dotti pancreatici dei cani. Aspettare da sei a otto settimane affinché degenerino. Rimuovere il residuo ed estrarre». I giorni successivi, nel discutere l'idea con i suoi colleghi di Facoltà, Banting trovò da parte loro un certo incoraggiamento, ma tutti ritenevano che le strutture dell'Università del Western  Ontario non fossero adeguate per condurre tali esperimenti. Gli suggerirono allora di parlare con il professor John James Rickard Macleod, capo del Dipartimento di Fisiologia dell'Università di Toronto, considerato un'autorità di spicco sul metabolismo dei carboidrati. Iniziò così per Banting il primo di molti scoraggianti tentativi: due viaggi a Toronto con la sua automobile malridotta si conclusero con un educato ma secco rifiuto. Il professor Macleod citò tutto quello che era stato scritto sul pancreas nel corso dei secoli e gli disse che, secondo lui, tale organo non secerneva la sostanza che Banting sperava di trovare. Gli fece anche notare, in modo non proprio delicato, che coloro che lo avevano preceduto nelle ricerche sul pancreas vantavano una vasta esperienza nel campo della ricerca, cosa che Banting invece non possedeva. Tuttavia, [...] alla terza visita [...] finalmente cedette e mise a disposizione di Banting alcuni animali su cui fare gli esperimenti e il laboratorio temporaneamente inutilizzato nelle otto settimane del periodo estivo, periodo durante il quale egli sarebbe stato in vacanza nella natia Scozia. Rendendosi conto che Banting aveva poca dimestichezza con gli aspetti chimici del problema, Macleod chiese ai suoi studenti dell'ultimo anno di fisiologia e biochimica se qualcuno di loro volesse fare da assistente al giovane chirurgo nei suoi esperimenti sul diabete. Charles Best, laureando e senza programmi per l'estate, pensò che quella potesse essere un'occasione per acquisire un po' di esperienza in biochimica. Best, il secondo membro della squadra, era nato da genitori canadesi nel 1899. Il padre era medico e viveva a West Pembroke, un piccolo villaggio situato negli Stati Uniti, al confine tra il Maine e il New Brunswick, anche se tutti i suoi pazienti si trovavano in un ospedale nel New Brunswick. Quando fu grande abbastanza da accompagnare il padre, Charles Best iniziò ad assistere alle operazioni chirurgiche, che avvenivano spesso su un tavolo da cucina. Anche lui aveva una ragione per nutrire interesse nei confronti del diabete, dal momento che a causa della malattia aveva visto morire una zia a cui era molto legato: Anna Best, infermiera al Massachusetts General Hospital di Boston, che era stata paziente del dottor Elliott P. Joslin, il quale sarebbe poi diventato una grande autorità per la cura del diabete. Avendo dovuto interrompere gli studi all'Università di Toronto per lo scoppio della Prima guerra mondiale, Best era ritornato ai corsi di fisiologia e biochimica dopo l'armistizio e aveva superato l'ultimo esame di queste due discipline appena il giorno prima che lui e Banting si mettessero al lavoro. Banting, che guadagnava quel poco che gli bastava per sopravvivere, non poteva offrire a Best alcuna retribuzione; tuttavia, strinsero ben presto un legame di amicizia e di comunanza di motivazione che permise loro di superare quelle stancanti settimane estive.
La mattina del 17 maggio 1921, i due giovani si apprestarono a svolgere il loro primo compito: studiare la letteratura medica sul pancreas. Scoprirono che il diabete era già noto presso gli antichi Egizi, gli Indù, i Cinesi e i Greci, e che la classificazione del diabete come malattia di tipo endocrino si doveva a Minkowski e a von Mering, i quali nel 1889 avevano provocato il diabete nei cani con l'asportazione del pancreas. Appresero anche che Langnesse aveva scoperto che a causare la malattia non era l'assenza dell'intera ghiandola, ma solo di una parte nota come 'isole di Langerhans'. Eccettuati però quegli scritti, la restante letteratura era ben lungi dall'essere incoraggiante: in fondo, non registrava altro che mezzo secolo di fallimenti dei tentativi di trovare una sostanza antidiabetica. Tuttavia, i due giovani non si persero d'animo e si misero subito alla ricerca di una conferma della teoria di Banting. [...]
Il secondo compito era rimettere in ordine il laboratorio [...] i cani furono presto sistemati nella stanza attigua adibita agli animali, e le operazioni chirurgiche poterono iniziare. Banting, con l'assistenza di Best, legò i dotti pancreatici di alcuni cani, utilizzando per l'operazione anestetici e procedimenti chirurgici avanzati. Best, con l'assistenza di Banting, svolse numerosi esami biochimici sul sangue e sull'urina. Aspettarono pazientemente le sei settimane ritenute necessarie affinché i tessuti che producevano gli enzimi digestivi degenerassero. Dopo di che, se la loro teoria era giusta, sarebbero dovute rimanere le isole di Langerhans. Avendo eliminato gli enzimi distruttivi e digestivi, speravano di riuscire a isolare la sostanza sconosciuta che abbassava il contenuto di zuccheri nel sangue.
Dopo che furono trascorse sei delle otto settimane a loro disposizione, Banting e Best riaprirono l'addome degli animali: che delusione li attendeva! Le suture avevano ceduto e davanti a loro vi erano dei pancreas in piena salute. Sei settimane buttate al vento! Ricominciarono di nuovo, legando le ghiandole con un altro materiale di sutura e aspettarono ancora sei calde settimane d'estate.
Banting e Best avevano ormai esaurito il tempo a loro disposizione ma, siccome Macleod era ancora in Scozia, decisero di continuare gli esperimenti. Mentre si avvicinava la fine di luglio, resero diabetico uno dei cani asportandone il pancreas e successivamente esaminarono di nuovo le bestie. Stavolta i risultati in cui avevano sperato erano lì davanti a loro: le cellule acinose, ovvero la parte del pancreas che produce gli enzimi digestivi, si erano atrofizzate, mentre le isole di Langerhans erano integre. Il pancreas così disseccato venne asportato e sbriciolato insieme a della sabbia in un mortaio refrigerato: la sostanza ottenuta venne poi messa in sospensione nella soluzione di Ringer, un liquido salino, e filtrata. Cercarono di mantenere la temperatura più bassa possibile, per evitare una non desiderata attività digestiva da parte di qualche enzima residuo. Questa fu l'origine della soluzione che, quella notte del 30 luglio, venne iniettata al cane diabetico. Le analisi chimiche del sangue e l'esame dell'urina indicarono per la prima volta che Banting e Best erano sulla strada giusta. Il livello elevato di zuccheri nel sangue, derivante dall'assenza di insulina prodotta dal pancreas, si era ridotto. Le settimane successive Banting e Best lavorarono giorno e notte, ma ebbero altre delusioni: gli animali contrassero delle infezioni che ne causarono la morte, e inoltre non c'era modo di misurare la concentrazione della preziosa sostanza, la quale ben presto si esaurì e i due giovani ricercatori videro morire il loro cane diabetico. Inizialmente chiamarono il misterioso estratto 'isletina', dalle isole di Langerhans, in seguito preferirono adottare il termine più facilmente pronunciabile di 'insulina'.
Fino a settembre i ricercatori ripeterono più volte l'esperimento, fino a quando non furono assolutamente sicuri che la misteriosa sostanza da loro scoperta preservava i cani diabetici dalla morte. Come sottolinea Feasby: «È giusto riconoscere che essi svolsero gli esperimenti e fecero la scoperta unicamente sulla base dell'ipotesi formulata da Banting, con le attrezzature e gli animali messi a loro disposizione da Macleod e servendosi esclusivamente delle proprie forze, senza l'aiuto di nessun'altra persona o assistente. Le reazioni alle scoperte fatte dai due giovani in quei mesi estivi furono varie, ma la più significativa fu quella del suddetto professore (peraltro assente per tutta l'estate). Bisogna ricordare che egli apparteneva alla vecchia scuola europea e che, in quanto capo del Dipartimento, era il direttore con la 'D' maiuscola. Egli aveva molti dubbi che quei due giovani senza esperienza avrebbero potuto scoprire qualcosa che ricercatori esperti delle università europee e americane si erano lasciati sfuggire per vent'anni, per questo motivo chiese loro di ripetere l'esperimento. Ottennero lo stesso soddisfacente risultato parecchie volte. A quel punto sorse un conflitto di personalità, che avrebbe avuto risvolti infelici per tutti coloro gli interessati».
Avendo dimostrato che era possibile produrre un estratto efficace, Banting e Best iniziarono a cercare delle fonti di insulina più facilmente utilizzabili. Inizialmente utilizzarono il pancreas dei feti dei bovini: sapevano infatti che le cellule che producono l'insulina si sviluppano nel pancreas a livello embrionale, prima delle cellule che secernono gli enzimi digestivi. Tale fonte si dimostrò valida, ma limitata. Poi Best scoprì che l'insulina si poteva estrarre con successo anche dal pancreas dei bovini adulti, usando come solvente dell'alcol acidificato.
Alla fine del 1921, nessuno più dubitava che fosse stata realmente scoperta una sostanza che avrebbe tenuto sotto controllo il diabete, e persino il professor Macleod se ne convinse. Furono presentate delle relazioni al Physiological Journal Club di Toronto; nel periodo tra Natale e Capodanno del 1921, all'Arnerican Physiological Society, a New Haven (Connecticut) e, nel febbraio del 1922, all'Academy of Medicine di Toronto. Poco dopo i giornali riportarono la notizia, facendo sorgere nuovi problemi. Nel frattempo si faceva sempre più pressante la richiesta di insulina per salvare la vita di migliaia di diabetici in tutto il mondo, ma fino a quel momento erano disponibili solo piccole quantità da laboratorio di sostanza grezza. Macleod contattò il professor J. B. Collip affinché si unisse all'équipe per fornire la sua assistenza nei procedimenti chimici.
Tuttavia, l'insulina doveva ancora essere sperimentata sull'uomo, e Banting decise che i primi esperimenti si sarebbero svolti a Toronto. Un ragazzo di dodici anni, Leonard Thompson, ricoverato al Generai Hospital di Toronto, era in fin di vita a causa del diabete. Banting gli fece avere un po' dell'estratto che lui e Best avevano ricavato dal pancreas di un bovino adulto e che avevano testato prima su se stessi per esduderne la tossicità. Il preparato venne somministrato al ragazzo dal suo medico, Walter Campbell. Leffetto che la nuova cura ebbe sul ragazzo fu stupefacente: la guarigione fu costante e, grazie all'insulina, egli avrebbe vissuto ancora parecchi anni, finché non rimase vittima di un incidente di motocicletta.
Nel febbraio 1922 subentrò un altro fattore di crisi: il metodo per estrarre l'insulina non era abbastanza efficace. In seguito a contrasti di opinione, Collip lasciò il gruppo per dedicarsi ad altro; Banting aprì uno studio a Toronto per la pratica clinica, mentre Charles Best venne nominato direttore per la produzione di insulina presso i Laboratori Connaught, un'industria farmaceutica nata per soddisfare le esigenze belliche e gestita dall'Università di Toronto. Gettandosi a capofitto nel lavoro, Best riuscì a mettere a punto delle tecniche che permettevano di produrre quantità sempre maggiori di insulina.
Si concluse così la collaborazione tra Charles Best e Frederick Banting, anche se i due rimasero ottimi amici fino alla morte di Banting. Quest'ultimo continuava a nutrire del risentimento nei confronti di Macleod, il quale secondo lui aveva cercato di sottrarre il merito della scoperta a lui e a Best. Come affermò in seguito Best, si manifestò ben presto una certa pressione «esercitata dai ricercatori più anziani ed esperti, che non avevano dedicato una sola ora alla scoperta, ma che adesso erano desiderosi di attribuirsi una parte del merito». «In ogni occasione» sottolinea Feasby «Banting cercò di fare in modo che a Best venisse riconosciuto un merito uguale al suo nell'aver contribuito alla scoperta. A Banting infatti sembrò che il Nobel del 1923, assegnato ex aequo a lui e a Macleod, fosse stato una beffa e annunciò subito che avrebbe diviso la sua parte di denaro con Best. Per non essere da meno, Macleod divise la propria con Collip».
All'inizio del 1922, la Eli Lilly & Company di Indianapolis manifestò il proprio interesse per la produzione di insulina. Gli scienziati della Lilly lavorarono a stretto contatto con Best e con Sir Henry Dale e i suoi colleghi del National Institute for Medical Research di Londra. Entro un anno, l'insulina sarebbe stata prodotta e distribuita in tutto il mondo. Tuttavia, c'era ancora molto da fare: doveva ancora essere elaborato e titolato un metodo per misurare la concentrazione dell'insulina; i medici avrebbero dovuto mettere a punto dei dosaggi che soddisfacessero le diverse necessità dei pazienti diabetici; bisognava formulare dei regimi dietetici compatibili con la somministrazione di insulina; occorreva trovare dei metodi per contrastare l'ipoglicemia (il livello troppo basso di zuccheri nel sangue, l'opposto del diabete) in caso di sovradosaggio accidentale di insulina; infine, andava insegnato ai pazienti come comportarsi, come seguire una dieta corretta e come somministrarsi le dosi di insulina da soli. Turco ciò impegnava molto i clinici [...] Fra i clinici Banting fu in prima linea, insieme al dottor Joslin di Boston, il quale anni addietro aveva assistito impotente alla morte della zia diabetica di Charley Best.
Ma sorsero anche dei problemi di controllo del nuovo ormone salvavita. Banting e Best si rifiutarono di trarre profitto dalla loro scoperta. Alla fine cedettero alle richieste e fecero domanda per ottenere il brevetto sulla scoperta dell'insulina, previo accordo che l'Università di Toronto avrebbe accettato i brevetti e provveduto a gestirli in modo appropriato. A questo scopo, nel 1923 venne istituita presso l'Università di Toronto la Commissione per l'insulina e fu organizzato un Laboratorio della Commissione, al fine di controllare tutte le partite di preparati di insulina, prima che fossero distribuite in Canada e negli Stati Uniti. Nel 1925 la Commissione collaborò con l'Organizzazione della Sanità della Società delle Nazioniper creare un campione di insulina disidratata, che doveva servire come misura standard internazionale in base alla quale regolare le scorte mondiali.
Per quanto riguarda la produzione della preziosa sostanza, i progressi non tardarono. Charles Best riuscì a conciliare la ricerca e la gestione della produzione di insulina con lo studio della medicina, laureandosi nel 1925. Poi trascorse parecchi anni a Londra nei laboratori di ricerca del dottor Dale e dall'Università di Londra gli venne conferita la laurea di dottore in scienze. Dopo aver fatto ritorno a Toronto, nel 1928, Best divenne capo del nuovo Dipartimento di Igiene fisiologica dell'Università di Toronto e direttore associato dei Laboratori Connaught. Quando Macleod lasciò la cattedra di Fisiologia all'Università, gli successe Best.
Quanto a Banting, al premio Nobel seguirono molti riconoscimenti provenienti da ogni parte. Forse quello che gli diede maggiore soddisfazione fu l'istituzione nel 1923 presso l'Università di Toronto di un Dipartimento di ricerca medica intitolato a Banting e a Best, di cui egli fu nominato primo direttore. Nel 1925 fu creata la Fondazione Banting per la ricerca. Nel 1934 venne nominato Cavaliere della Corona inglese. Tuttavia, la vita di Banting non fu tutta rose e fiori. Dovette pronunciare un'infinita serie di discorsi, che ogni volta erano una prova impegnativa per lui, e dovette lottare in continuazione contro i giornalisti. Per svagarsi, Banting sviluppò le proprie capacità artistiche nascoste. Nel 1939 sposò Henrietta Ball, con la quale ebbe un'unione breve ma felice. La Seconda guerra mondiale richiamò alle armi Banting, il quale entrò nuovamente nell'Esercito e ricevette ben presto il grado di Maggiore. Gli fu assegnato il ruolo di ufficiale di collegamento tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche canadese e i suoi omologhi negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Disgraziatamente, mentre stava svolgendo una di queste missioni militari, l'aereo su cui volava precipitò a causa di un temporale su Terranova e il 22 febbraio 1941 Banting morì in seguito alle gravi ferite riportate.
Ma anche Best dovette dare il proprio contributo alla guerra: i Laboratori Connaught dovettero nuovamente soddisfare le esigenze mediche militari. Nel 1940 Best entrò a far parte di un'Unità di ricerca medica navale, e a lui si devono una serie di progressi nelle tecniche mediche militari. Dopo la morte di Banting, Best fu invitato a lasciare i suoi incarichi ai Laboratori Connaught e alla School of Hygiene per assumere la direzione del Dipartimento di ricerca medica Banting e Best, oltre alla carica di professore di Fisiologia. Nel 1954, fu costruito l'Istituto Charles H. Best in College Street, a Toronto, accanto all'Istituto Banting. Nel 1961 venne aggiunta una nuova ala: i due Istituti sono stati così uniti da un passaggio rialzato, in modo che il lavoro di ricerca iniziato dai due giovani colleghi nel 1921 continuasse simbolicamente sotto la direzione del dottor Best. Dalle ricerche condotte in questi due edifici gemelli sono giunti parecchi contributi alla scienza medica, non solo sul diabete, ma anche in altri importanti ambiti.
Oltre a svolgere il proprio lavoro all'Università di Toronto, Best cercò sempre di scambiare opinioni sui principali problemi della medicina con scienziati di varie parti del mondo. Da quando Best rese per la prima volta disponibili sul mercato quantità commerciali di insulina ci sono stati molti progressi nella sua produzione e somministrazione. Ricercatori di varie nazioni hanno dato dei contributi significativi al benessere dei diabetici e oggi
(5) l'insulina è disponibile in sei forme diverse, ognuna delle quali ha delle caratteristiche e dei tempi di efficacia diversi. In più, sono stati elaborati dei farmaci antidiabetici per via orale, che servono a curare alcune forme di diabete. Nonostante siano passati quaranta anni dalla scoperta iniziale, né l'azione dell'insulina, né quella degli agenti antidiabetici orali è stata pienamente compresa, né tantomeno è stata determinata la causa della malattia. Secondo alcuni studi recenti, il diabete potrebbe essere il sintomo di uno scompenso sistemico più esteso, anziché una semplice disfunzione delle isole di Langherans. Sebbene le risposte a tali quesiti possono solo scaturire dalla ricerca che verrà svolta in futuro(5), oggi milioni di diabetici devono la loro vita a Banting e a Best. Feasby ha riassunto in modo molto efficace la storia dell'insulina: «Senza Banting non ci sarebbe stato il tentativo iniziale, senza Best non ci sarebbe stata la scoperta».

 

NOTE

1 - I risultati delle sue ricerche sono contenuti in Der Diabetes Mellitus (1898); fu anche il primo a osservare, nel 1906, la formazione di acido nel corna diabetico, per cui propose il termine di 'acidosi', ora universalmente usato. Anche Cari Von Noorden (1858-1944), successore di Nothnagel a Vienna, si dedicò allo studio del diabete, specie dell'influenza esercitata su questa condizione morbosa dalla dieta. Frederick William Pavy (1829-1911), dell'ospedale Guy's di Londra, allievo di Claude Bernard, cercò di dimostrare che la produzione di zucchero da parte del fegato fosse un fenomeno cadaverico, e dubitò che il fegato intervenisse a produrre zucchero dal glicogeno. Per quanto riguarda le malattie del ricambio, lo studio particolareggiato di queste forme morbose fu facilitato dalle ricerche del Liebig e di altri, nel campo che allora si designava come 'fisiologia chimica.

2 - Legando il dotto del pancreas se ne otteneva la degenerazione; con l'asportazione totale si produceva il diabete; iniettando l'estratto del pancreas degenerato nell'animale diabetico il tasso di zucchero nel sangue tornava normale. L:estratto intero di pancreas normale invece non aveva alcuna azione terapeutica: quasi certamente, concludevano i due ricercatori, per colpa degli enzimi digestivi che distruggevano la sostanza prodotta dalle isole.

3 - Da notare che il rapido perfezionamento nella preparazione di quella che ormai si chiamava insulina, avvenne sotto la spinta delle esigenze cliniche: questa volta non vi fu alcun tempo di latenza tra la prima scoperta e l'applicazione del ritrovato, i malati stessi divennero le cavie dei ricercatori di Toronto, che si sforzavano di estrarre sempre maggiori quantità di ormone per tenere in vita quei diabetici condannati a morire.

4 - Come ha spiegato Frederiek Sanger nel 1955, si tratta di una proteina molto complessa, costituita da due lunghe catene polipeptidich e parallele, legate in due punti da esili ponti sulfidrilici, tanto complessa che sono stati necessari molti anni a Helmut Zahn e Panayotis Katsoyannis per ricostruire pezzo per pezzo le due catene e infine saldarle tra loro. Ci sono riusciti, indipendentemente l'uno dall'altro, sole nel 1963.

5 - L'Autore scrive negli anni Sessanta. Attualmente la malattia è ben conosciuta e sono stati risolti tutti i problemi inerenti sia alla sua origine sia alla sua terapia [nota del curatore].



 

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