GALENO: UN ASCENDENTE
PROTRATTOSI PER OLTRE 14 SECOLI
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L'ILLUSTRAZIONE
Galeno, i cui insegnamenti furono
considerati dai medici come dogmi per quasi quindici secoli, è
ritratto in una casa romana del II secolo, mentre applica delle
coppette, una forma di trattamento da lui raccomandata. Medico degli
imperatori come anche dei cittadini comuni dell'Impero Romano, il
grande scienziato greco era un acuto osservatore e acquisì una
grande esperienza attraverso la sperimentazione. I risultati della
sua attività sono illustrati nelle numerose opere che portano il suo
nome |
PREMESSA
Ilfrutto della guarigione cresce sull'albero della conoscenza; senza
diagnosi non c'è terapia razionale. Prima analizzare e poi giudicare:
soltanto allora si può aiutare.
In verità
non vi sono state né una medicina latina, né opere di medicina proprie del
genio latino, né dottrine mediche di origine romana, né scuole latine
degne di tale nome: la medicina dei latini è greco-romana. I metodi, i
sistemi, i concetti sono stati introdotti a Roma dai medici greci;
l'autore più latino, Gelso, 'il Cicerone della medicina', ha preso a
prestito quasi tutta la materia della sua opera dalla medicina greca.
Prima di trattare dell'approdo della medicina greca in Roma, con cui ebbe
inizio in effetti un'epoca completamente nuova, chiudiamo il capitolo sul
periodo ippocrafico con un breve accenno alla scuola medica di Alessandria(1);
di questa sappiamo poco, salvo che era stata fondata e condotta da due
grandi uomini, Erofilo ed Erasistrato(2),
nati entrambi intorno al 300 a.C. Dei loro scritti, purtroppo perduti, ci
è giunta qualche notizia attraverso le pagine di Galeno e di altri autori;
probabilmente entrambi questi insigni alessandrini praticavano la
vivisezione umana e, secondo Gelso, essi «toglievano criminali dalle
prigioni col permesso reale e li sezionavano vivi. Questo» commenta
l'autore «era di gran lunga il miglior mezzo per raggiungere la
conoscenza».
Con l'andar del tempo, la fama di Alessandria andò declinando e all'Impero
di Alessandro subentrò quello di Roma, che aprì un nuovo campo alla
medicina greca; il sistema medico greco si trasferì a Roma con un graduale
processo di infiltrazione, che iniziò fin da quando la Grecia era il
centro intellettuale del mondo (nella scienza come nelle arti, infatti,
Roma viveva di prestiti(3)).
Non avendo la medicina romana alcuna identità propria, anzi considerandosi
la professione medica inferiore alla dignità del cittadino, gli antichi
Romani facevano da medici per sé e per i propri familiari, invocando
l'assistenza degli dèi, e prima dell'arrivo dei Greci non avevano veri
professionisti, sebbene fossero — come nota il Daremberg(4)—
«sans médecins, mais non sans médecine». Roma era perciò un campo
vergine per i professionisti greci itineranti, data la vicinanza della
Sicilia e dell'Italia meridionale parte integrante della Magna Grecia.
Molti dei primi medici greci erano schiavi di famiglie romane e il livello
sociale della professione era e rimase umile fino al 46 a.C., quando
Giulio Cesare accordò ai medici i pieni diritti della cittadinanza romana.
L'opera di Gelso De re medica, scritta nel 30 d.C., è il più antico
documento di medicina del mondo greco - romano dopo la collezione
ippocratica. Il manoscritto, andato perduto nel Medioevo, fu ritrovato a
Milano nel 1443 da Tomas de Cezanne, il futuro Papa Nicola V, e fu il
primo libro di medicina dato alle stampe. A quell'epoca l'arte di
preparare i farmaci non era affatto disgiunta dalla medicina e gli stessi
medici si facevano carico della preparazione e della vendita dei
medicamenti, usando droghe procurate dai tagliatori di radice. Alcuni
medici, a fianco del loro laboratorio potevano anche ospitare in casa i
malati nei quali volevano osservare da vicino il decorso del morbo.
Diosciride de Cilicia, medico militare sotto gli imperatori romani Nerone
e Domiziano, nel I secolo d. C., ha lasciato un'opera che costituisce
materia medica molto importante; in essa descrive oltre 600 piante con le
rispettive capacità curative: il Bdellium, il Ropontico, l'Assafetida,
l'uva arsina, la scilla e, nel regno minerale, la calce, il solfato di
rame, l'acetato di piombo.
La medicina greco-romana raggiunse il suo apice con l'apparizione di un
uomo, i cui insegnamenti dominarono nel campo della medicina per i
successivi quattordici secoli, e nell'oscurantismo del primo Medioevo le
sue opinioni erano veri e propri dogmi, ed eretico sarebbe stato chi
avesse osato discostarsene. Facile intuirne il perché: Galeno considerava
il corpo soltanto come il veicolo dell'anima e questa convinzione
collimava pienamente tanto con le dottrine cristiane quanto con quelle
islamiche, nella nuova corrente monoteistica. Inoltre, egli aveva pronta
una risposta per ogni domanda, una soluzione per ogni problema, in modo
tanto dogmatico da imporre il suo insegnamento come una fede e disarmare
ogni critica. Pur senza avere la statura di Ippocrate, ne riconosceva
l'autorità, accogliendone in gran parte gli insegnamenti; nei princìpi,
seguiva sia Ippocrate sia Aristotele, credendo, come il primo, nel potere
risanatore della fusis o natura e, come il secondo, nel potere creativo
finalistico della natura o di Dio, sempre operante verso uno scopo
definito con assoluta esclusione del caso.
Galeno (ca. 130-200 d.C.) nacque a Pergamo(5)
in Asia Minore; era figlio di Nikon, valente architetto e uomo abbiente;
sembra che avesse ereditato la brillante intelligenza del padre e il
temperamento litigioso della madre. Nikon, ricevuta in sogno la
rivelazione che il figlio avrebbe avuto un brillante avvenire come medico,
lo fece istruire accuratamente, dapprima in filosofia a Pergamo e a
Smirne, e poi in medicina, ad Alessandria, dopo che ebbe completato gli
studi ed ebbe viaggiato per la Grecia, l'Italia e la Palestina.
Rientrato a Pergamo, Galeno fu nominato medico della scuola dei
gladiatori, incarico che, naturalmente, gli procurò molta esperienza nella
cura dei traumi; quattro anni dopo, crescendo sempre più la sua fama,
decise di tentar la fortuna a Roma, dove esercitò la professione, insegnò,
svolse esperimenti, acquistando subito larga clientela e vasta
reputazione. Dopo pochi anni però tornò a Pergamo, forse per sfuggire la
peste, ma forse anche, secondo una più logica spiegazione, a causa delle
gelosie dei colleghi, che avevano reso la sua vita a Roma difficile e
fors'anche pericolosa. Più tardi l'imperatore Marco Aurelio, asserendo che
«esiste un solo medico, Galeno», ebbe bisogno delle sue cure e gli intimò
di tornare a Roma. Qui Galeno rimase fino alla morte, trent'anni più
tardi.
Nell'esercizio della professione Galeno seguiva i metodi di Ippocrate,
accettando la dottrina degli umori come componenti del corpo: sangue,
flemma, bile e atrabile. Nel Medioevo, questi umori si trasformarono in 'temperamenti':
sanguigno, flemmatico, melanconico e collerico, nomenclatura che è in uso
anche oggi. Quattro erano gli elementi: aria, fuoco, terra e acqua, e
quattro le qualità: freddo, caldo, umido e secco. Le cure erano basate
sulla prevalenza e sulle reazioni reciproche fra elementi e qualità.
Galeno comprese l'esistenza di cause predisponenti e scatenanti le
infermità — terminologia anche questa in uso tuttora —, appoggiò la teoria
della 'maturazione' introdotta da Ippocrate e, applicandola alla cura
delle ferite, considerò il pus benefico: errore, questo, che ritardò
notevolmente il progresso della chirurgia.
Galeno prescriveva diete, massaggi, esercizi e anche molte medicine: i
semplici prodotti vegetali, conosciuti anche oggi come galenici.
Il perdurare della fama di Galeno (che fosse valente diagnosta è
dimostrato dal caso del filosofo Eudamo(7))
non è dovuto tanto alla sua attività di clinico quanto alle sue ricerche,
che hanno posto le basi della fisiologia sperimentale; riconosciuta
l'importanza dell'anatomia per la medicina, egli dichiarava che un medico
senza cognizioni anatomiche è come un architetto senza progetti; la sua
anatomia però era basata sullo studio delle scimmie e dei maiali, dai
quali trasferì senz'altro le sue scoperte all'anatomia umana, perpetuando
così parecchi errori. La dissezione del corpo umano, infatti, era divenuta
illegale e, pur avendo studiato lo scheletro umano, per i suoi studi
anatomici Galeno si serviva delle scimmie di Barberia, allora comuni in
Europa e oggi presenti invece soltanto sulla Rocca di Gibilterra.
Egli ha lasciato una buona descrizione dei muscoli della scimmia, da lui
convalidata con la dissezione di altri animali; tutti gli elementi
macroscopici del cervello gli erano familiari ed egli descrive sette
coppie di nervi cranici, la prima rappresentata da quelli ottici, e la
quinta dai nervi facciali e acustici insieme. Fu tra i primi a distinguere
i nervi sensitivi da quelli motori e scoprì anche il sistema nervoso
simpatico; i suoi esperimenti, condotti in gran parte su maiali, gli
rivelarono le conseguenze dell'interruzione o emisezione del midollo
spinale ai diversi livelli e gli permisero di dimostrare che il taglio del
nervo ricorrente causa la perdita della voce; rilevò anche, con esperienze
su animali, la posizione degli ureteri.
Il sangue era da lui considerato in movimento ma non in circolazione e
secondo la sua opinione il principio vitale, lo pneuma, entrava nel
polmone con la respirazione, mescolandosi al sangue; constatò che le
arterie contenevano sangue e non soltanto aria, come si era creduto sino
ai suoi giorni, e capì che era il cuore a imprimere movimento al sangue.
Non si rese mai conto, invece, che il sangue circolava; egli credeva che
esso fluisse e rifluisse nei vasi, e proprio l'idea che nel cuore
esistesse un setto poroso fu uno degli errori ciecamente accettati per
secoli.
Galeno fu autore veramente fecondo e gli si attribuiscono più di
cinquecento libri, ma molti dei suoi manoscritti furono distrutti da un
incendio della sua casa di Roma, mentre altri andarono perduti; ne
rimangono tuttavia un'ottantina, copiati e ricopiati più volte durante il
Medioevo e stampati, in seguito, in molte
Il II secolo, in cui visse Galeno, fu il periodo più felice e più prospero
della storia; tuttavia, dopo secoli di pace, l'Impero Romano stava già
avviandosi verso il crollo e da ogni parte si affacciavano gli invasori
barbari: Goti, Vandali e Unni. Per quanto il nobile e illuminato Marco
Aurelio ritardasse con le armi e con la diplomazia il periodo del declino
e dello sfacelo, e benché Costantino differisse la dissoluzione finale
dell'Impero col trasferimento della capitale da Roma a Bisanzio, nel V
secolo il crollo era divenuto inevitabile; nel corso degli anni che vanno
dalla morte di Galeno al periodo del collasso dell'autorità romana, la
medicina fu mantenuta in vita da una serie di medici coltis, i quali, se
non per l'originalità delle idee, meritano la gratitudine dei posteri per
aver raccolto e trascritto molte opere dei loro predecessori, che
altrimenti sarebbero andate irrimediabilmente perdute.
Galeno tocca l'apice della medicina greca nel suo volume De simplicium
medicamentorum temperamentis et ficultatibus. Vengono menzionati
prodotti emollienti per il trattamento dei tumori, grazie alla loro
proprietà calorifiche e non disseccanti: gomme resinate, come lo storace,
il galbano, il bdellium, la gomma ammoniaca e anche il midollo di certi
animali. Suppurativi sono i cataplasmi di farina d'orzo, di fava, di fieno
greco, di lollio, di ceci, di lupino, di miglio; applicazioni di pece, di
resine, burro e di grasso di maiale. Attrattive sono le sostanze che
attirano gli umori dall'interno all'esterno del corpo, al contrario dei
prodotti astringenti. Le resine di tapsia e di sagapeno sono sedative.
Droghe diuretiche sono il seme di ombrellifere, le radici di valeriana, di
asparago, di asarum diacoro; quelle sedative, i semi di giusquiamo, la
resina di tapsia, la bile di animali velenosi. Tra i prodotti di origine
minerale, spesso consigliati nella cura delle ulcere, vi sono i derivati
del rame (ios, verugo o verderame, calcite o vetriolo) del piombo (psimmythium
o cerussa, litargirio, argenti spuma).
Per concludere, a partire dal V secolo a.C. l'arte della medicina si
emancipò dalle pratiche magiche e superstiziose per arrivare a formulare
terapie fondate sull'osservazione rigorosa e ripetuta di sintomi morbosi e
sullo studio dell'azione prodotta con la somministrazione dei vari
farmaci. Si rese allora necessario classificare le conoscenze acquisite su
un certo numero di droghe efficaci secondo un ordine che ne consentisse un
uso più facile e sicuro. Il ragionamento dovette dunque intervenire a
selezionare e verificare i dati dell'esperienza, come pure a orientare
l'osservazione verso la ricerca di nuove acquisizioni.
LA
SCHEDA
Nella
storia della medicina greca due grandi nomi, Ippocrate e Galeno,
sovrastano tutte le altre figure di spicco del ricco panorama di cui fanno
parte. Ippocrate inaugurò un'epoca di intensa creatività scientifica, che
durò più di settecento anni, Galeno visse alla fine di quest'epoca, ed
entrambi promossero la conoscenza scientifica attraverso un'incredibile
mole di opere scritte.
Mentre della vita di Ippocrate non si sa quasi nulla, diversi episodi che
riguardano la vita di Galeno sono invece ampiamente documentati, e le sue
innumerevoli opere sono spesso intercalate dai vari aspetti della sua
personalità.
Gli scritti e gli insegnamenti di Galeno — contraddistinti da brillanti
osservazioni e da sagge applicazioni terapeutiche, ma anche da errori
colossali e da un insopportabile dogmatismo — dominarono, fatto unico
nella storia, il pensiero e la pratica medica per quasi quindici secoli.
Non poche acute osservazioni di Galeno concordano di fatto con le teorie
mediche moderne. I suoi errori concettuali e nell'insegnamento medico non
furono mai seriamente contestati fino a quando l'anatomista Vesalio, nel
1543, e il fisiologo Harvey, nel 1628, non misero coraggiosamente in
discussione l'infallibilità dell'autorità galenica, dimostrando al
contempo la fondatezza delle proprie scoperte.
Galeno nacque nel 130 d.C. nella città greca di Pergamo, in Asia Minore
(oggi Turchia), sede di uno dei più grandi templi di Asclepio, nonché di
una delle 'sette chiese che si trovano in Asia', a cui fa riferimento San
Giovanni nel I secolo (Rivelazione 2). Galeno era l'unico figlio di un
architetto di nome Nikon, uomo mite, onesto e relativamente ricco, il
quale si interessò attivamente all'istruzione del ragazzo. La madre,
invece, aveva un carattere difficile, soggetto a scatti d'ira nei
confronti dei servi e sempre pronta a litigare col marito. Gli scritti di
Galeno rivelano una scarsa considerazione per lei, ma la sua influenza si
manifesta, inequivocabilmente, nel temperamento del figlio.
Venne chiamato Galenos (che significa «calmo, sereno») e la sua educazione
si svolse sotto la tutela paterna nella fattoria di famiglia fino all'età
di 14 anni; egli fu quindi inviato a Pergamo per prendere lezioni di
filosofia e di matematica. Affinché conservasse uno spirito imparziale, il
padre gli fece frequentare i corsi tenuti da esponenti delle quattro
principali scuole filosofiche di allora. In seguito, secondo quanto scrive
Galeno stesso, Nikon, sotto l'influsso di Asclepio, ebbe un sogno nel
quale veniva esortato a far studiare al figlio la medicina.
Galeno iniziò così lo studio dell'anatomia a Pergamo, all'età di circa 17
anni ,continuando fino alla morte del padre. Dopo di ciò, studiò presso i
grandi centri di cultura del mondo greco — Smirne, Corinto e Alessandria —
dove integrò la sua crescente mole di conoscenze con altre branche della
medicina, senza naturalmente trascurare la filosofia. Verso l'anno 158,
all'età di 28 anni, ritornò nella città natale di Pergamo, dove il Gran
Sacerdote dell'Asclepièion lo nominò medico dei gladiatori. Ciò gli offrì
molte opportunità non solo di studiare le applicazioni pratiche nei
settori dell'igiene e della medicina, ma anche di approfondire l'anatomia
dal vivo, curando le terribili ferite riportate dai lottatori.
Quattro anni dopo, l'irrequieto giovane medico partì per Roma, allora
capitale del mondo. Lì, nonostante i numerosi ciarlatani, concorrenti e
nemici, acquisì presto una grande fama grazie alle sue straordinarie
diagnosi, ai metodi di cura, alle conferenze pubbliche, alle discussioni,
alle dimostrazioni fisiologiche e agli scritti. La sua reputazione crebbe
a tal punto che fu chiamato a esaminare l'imperatore e filosofo Marco
Aurelio. La perspicace diagnosi secondo la quale l'Imperatore soffriva di
indigestione, che si contrapponeva alle complicate teorie degli altri
medici, gli fecero guadagnare la nomina di medico di corte.
Galeno si assentava spesso da Roma per lunghi viaggi di ricerca e di
studio, che lo conducevano in molti paesi. Uno di questi viaggi ebbe
luogo, molto convenientemente, durante un epidemia di peste: un
comportamento non considerato contrario all'etica fino al XVIII secolo.
Tuttavia, ben presto Marco Aurelio lo richiamò da Pergamo al campo
militare di Aquileia, e poco dopo gli venne ordinato di ritornare a Roma
per occuparsi della salute del figlio dell'imperatore, Commodo, che egli
continuò a servire come medico anche quando quest'ultimo succedette al
padre. Nel 192 d.C. circa, tuttavia, il clima politico di Roma divenne
ostile agli eruditi e ai filosofi e Galeno fece ritorno alla sua città
natale. Presumibilmente continuò a viaggiare e a scrivere fino alla morte,
avvenuta a 70 anni, all'alba del III secolo.
La medicina e la patologia praticate da Galeno, sulle quali egli scrisse
le sue opere, si basavano principalmente sulle teorie speculative
ippocratiche dei quattro umori, sui giorni critici e su errate teorie,
pulsazioni e urina. E fu necessario attendere fino al XVI, XVII e XVIII
secolo prima che queste teorie fossero scalzate da approcci più corretti.
Nonostante mescolasse scienza razionale e speculazione filosofica, Galeno
era un acuto osservatore e un clinico perspicace. Egli ci racconta con
orgoglio di come riuscì a dare una spiegazione agli strani disturbi
sensoriali avvertiti da un paziente al quarto e al quinto dito, che,
secondo lui, erano la conseguenza della frattura di una vertebra del collo
a seguito di una caduta da cavallo; avendo curato tale causa, il disturbo
scomparve. Cercò di formulare una distinzione tra lo sputare sangue e il
vomitare sangue, tra le coliche renali e quelle intestinali.
Era inoltre ben consapevole della componente psicosomatica delle malattie.
Infatti, chiamato a curare una nobildonna che stava rapidamente cadendo in
uno stato di malinconia non febbrile, egli osservò un improvviso
imporporarsi delle guance e un aumento del ritmo delle pulsazioni non
appena veniva pronunciato accidentalmente il nome di Pilade, un attore.
Dopo alcuni giorni di esperimenti, effettuati menzionando i nomi di altri
attori in sua presenza, senza mai ottenere l'aumento delle pulsazioni se
non quando veniva pronunciato il nome di Pilade, Galeno diagnosticò
correttamente il male di quella donna come una passione insoddisfatta per
l'attore in questione.
Nel campo terapeutico e farmacologico, Galeno viene ricordato
principalmente per il suo schematismo e per le sue ricette estremamente
complesse, che a volte contenevano decine di ingredienti. Formule di
questo tipo costituiscono una classe di farmaci chiamati ancora oggi 'galenici'.
Tuttavia, egli seguiva la tradizione ippocratica, secondo la quale
numerosi disturbi si potevano curare limitandosi alla dieta e alla
fisioterapia. Era inoltre molto interessato all'igiene e alla prevenzione,
che riteneva essere più importante della cura, e sulla quale scrisse
parecchi libri.
In gioventù Galeno fu un abile chirurgo, ma a Roma abbandonò la pratica
della chirurgia, in quanto la moda del tempo la considerava un'attività
manuale non confacente a un medico colto. Sebbene fosse stato lui a
insegnare ai propri allievi la teoria sui meriti del pus, cercava di
guarire le ferite senza farle giungere a suppurazione.
Oltre che medico, Galeno fu anche uno scienziato Infatti sappiamo che,
mentre con Ippocrate la medicina era soprattutto un'arte, con Galeno fu
prima di tutto una scienza. Anche se Galeno non sezionò corpi umani, la
dissezione degli animali riuscì a chiarire un gran numero di problemi
anatomici fondamentali come il fatto che i vasi sanguigni si diramino dal
cuore, e i nervi dal sistema nervoso centrale. Considerato che erano
tratte da scimmie e maiali, le sue descrizioni sull'anatomia delle ossa e
dei muscoli sono eccellenti e, sebbene i suoi errori siano stati
successivamente emendati da Vesalio, esse contribuirono comunque a
conseguire una conoscenza delle basi dell'anatomia umana.
Circa quattordici secoli dopo, Harvey ribaltò i concetti della fisiologia
di Galeno sul flusso e riflusso del sangue; questo tuttavia nulla toglie
al fatto che Galeno sia stato il più grande fisiologo sperimentale prima
di Harvey. Egli dimostrò la natura delle arterie, degli ureteri, dei nervi
ricorrenti e della spina dorsale; ipotizzò la funzione dei nervi motori e
sensoriali e sapeva riconoscere lo stato di tonicità e lo stato di
contrazione.
La fisiologia di Galeno era invalidata dalla sua propensione per la
filosofia e per la teleologia aristotelica: cioè la convinzione che il
Creatore avesse assegnato a ogni organo uno scopo e che, se egli fosse
riuscito a capire quale era lo scopo di ciascun organo, avrebbe capito
anche come funzionava. Eppure, benché le inclinazioni speculative,
dogmatiche e dialettiche di Galeno, che lo resero tanto amato nel
Medioevo, spesso infastidiscano i lettori moderni, non si può non restare
colpiti dall'acume della sua mente. Nell'esaminare un problema egli
prendeva in considerazione ogni possibile implicazione e ramificazione.
«La ragione» scrive «trova molto velocemente le risposte, ma è
l'esperienza che conferma la nostra fiducia in esse».
L'attività di Galeno fu così varia, e i suoi scritti così numerosi, che è
difficile catalogarli. Egli si occupò di dietetica, patologia, terapia,
farmacia, anatomia, fisiologia, igiene, filosofia della medicina e dei
commentari di Ippocrate: un sapere quasi universale. Scritto in greco,
questo patrimonio galenico non raggiunse il mondo occidentale latino se
non attraverso la mediazione araba. I medici bizantini crearono il mito di
Galeno, e l'ammirazione per i suoi insegnamenti venne da loro trasmessa ai
cristiani d'Oriente e ai Musulmani. Le sue opere furono tradotte dal greco
in siriaco e dal siriaco in arabo; in seguito, nell'XI e nel XII secolo,
le traduzioni e i commentari arabi furono tradotti in latino. Alcuni dei
trattati originali di Galeno sono andati perduti, mentre altri sono stati
recuperati solo da queste traduzioni in arabo.
Grazie a Galeno la professione medica si arricchì di una serie di
esperienze e di idee nuove. Nonostante la confusione generata
dall'influenza delle varie scuole mediche e delle sette filosofiche, egli
offrì al mondo una sintesi del pensiero e della conoscenza medica
abbastanza solida da durare per quasi quindici secoli. Il suo pensiero era
vivace e perfettamente organizzato ed egli era ben informato su svariati
argomenti. Nel primo periodo della sua vita, insiste continuamente sulla
sperimentazione e sulle prove dimostrabili. Tuttavia, il giovane Galeno
dalla mentalità aperta diverrà in seguito uno dei più grandi dogmatisti di
tutti i tempi, anche se il peso del suo dogmatismo è stato accresciuto dai
suoi seguaci e commentatori. Nel Medioevo, quando pensare con il proprio
cervello non andava di moda, Galeno fu accettato e tramandato come maestro
infallibile. Come sostiene George Sarton(9),
questa fu «opera dei discepoli, piuttosto che del maestro stesso». Il
biasimo per la servile sottomissione delle generazioni successive alla sua
autorità non può quindi essere ascritto a lui.
Galeno fu un pilastro della medicina, l'ultimo importante pilastro del
millennio caratterizzato dal predominio greco in ambito medico. Nel suo
tempo, fu uno scienziato di prim'ordine.
NOTE
1 -
Nonostante le nostre fonti di informazione siano assai scarse, sappiamo
che Alessandro Magno, non soltanto conquistò la Grecia, l'Asia Minore e
l'Egitto, ma si spinse anche a Est attraverso la Persia, fino all'India,
fondando un vasto impero, che forse sarebbe stato ancor più vasto se egli
non fosse morto prematuramente all'età di trentatré anni. Nelle sue
campagne militari, con mentalità assai avanzata rispetto ai suoi tempi,
aveva portato con sé un buon numero di scienziati, che approfondirono la
conoscenza dei paesi conquistati. Alessandria fu fondata nel 332 a.C.,
nove anni prima della morte di Alessandro, e vi furono creati un centro di
studi e una biblioteca di ben 700.000 volumi. Il suo incendio, dovuto a
una turba di fanatici, che volevano liberarsi del passato per fondare un
'nuovo ordine', fu un disastro irreparabile.
2 -
Erofìlo fu soprattutto
anatomista e fu il primo a eseguire in pubblico la dissezione del corpo
umano; il suo nome è rimasto legato a uno dei seni venosi del cervello, il
'torcolare di Erofilo'; inoltre, egli fu il primo a disegnare il duodeno e
a contare le pulsazioni cardiache; il suo trattato di anatomia fu certo
rivoluzionario per i suoi tempi. Erasistrato, considerato il fondatore
della fisiologia, distinse il cervello dal cervelletto e notò la
differenza fra nervi sensitivi e nervi motori; egli riteneva che i nervi
fossero tubi vuoti percorsi da un fluido. I suoi esperimenti segnarono un
nuovo sviluppo nella medicina greca in quanto lo portarono a respingere la
teoria, sino allora accettata, che le malattie fossero dovute a scompenso
degli umori, e le attribuì invece a pletora, cioè eccessivo afflusso di
sangue. Erasistrato credeva che l'aria penetrasse prima nei polmoni e poi
nel sangue, dove si tramutava in Spirito Vitale, per essere poi
trasportata lungo tutto il corpo dalle arterie, idea elaborata in seguito
e trasformata da Galeno.
3 -
Le origini degli Etruschi
sono oscure, ma dobbiamo ammettere che siano stati loro i fondatori di
Roma, a meno di non accettare la leggenda di Romolo e Remo. Come altri
popoli primitivi, gli Etruschi avevano il loro folklore ed è noto che
praticavano la divinazione e la predizione del futuro, studiando il fegato
di animali sacrificati. Sono stati trovati modelli di fegato in bronzo
simili a quelli di argilla, che, come abbiamo visto, si usavano in
Babilonia. Si praticavano senza dubbio rozzi e semplici metodi curativi,
ma non vi è traccia di un sistema medico locale neppure in tempi più
evoluti.
4 -
C. Daremberg, La médecine,
histoire et doctrines, Paris 1865.
5 - La
città, ora chiamata Bergama, si può raggiungere da Smirne (Izmir)
percorrendo verso il Sud circa 50 miglia lungo una strada scoscesa.
Dall'alto di una collina si domina il panorama delle rovine del teatro e
dell'Asclepièio, famose quasi quanto quelle di Epidauro, prima che, nel
XIX secolo, lo stupendo tempio fosse asportato dagli archeologi tedeschi a
Berlino, e ricostruito nell'apposito Museo di Pergamo.
6 -
Questi accusava la
perdita della sensibilità al quarto e quinto dito di una mano; le cure
locali praticate da altri medici non avevano portato alcun giovamento.
Galeno appurò che il malato, poco tempo prima, era caduto da un carro e
aveva battuto il collo contro una pietra aguzza. Utilizzando le sue
cognizioni di fisiologia, individuò nel plesso brachiale la sede del
disturbo e applicò dei revulsivi a quella regione. La cura ebbe successo,
come ci racconta l'autore stesso in termini poco modesti, che ce lo
rivelano uomo tenace nelle sue convinzioni.
7 -
Una delle prime fu curata
nientemeno che da Rabelais (1537) e un suo esemplare costituisce oggi una
rarità. Alcune delle opere di Galeno furono tradotte in varie lingue.
Esiste un'eccellente edizione francese del Daremberg (Oeuvres Anatomiques,
Physiologiques et Médicales de Galen, Paris 1856); in inglese una sua
opera tra le più note e caratteristiche, Delle facoltà naturali, è stata
tradotta da A. J. Brock (Galen, On the Natural Faculties, London 1917).
L'interesse per le teorie anatomiche di Galeno fu ravvivato dall'opera di
Max Simon, (Sieben Biicher Anatomie des Galen, Leipzig 1906) nonché, nel
1944, dalla traduzione inglese del Trattato sulle esperienze mediche,
condotta da R. Walzer su un manoscritto arabo del IX secolo rinvenuto a
Costantinopoli nel 1931. L'opera di Galeno rappresenta il punto più alto
della medicina greco-romana e il medico di Pergamo rimase per secoli,
ovviamente suo malgrado, l'autorità indiscussa in questo campo. Galeno, e
non Ippocrate, fu la guida principale e il caposcuola dei medici
medioevali, e tale rimase, imponente, dogmatico, infallibile, fin quando
Paracelso non ebbe l'audacia di iniziare i suoi corsi dando alle fiamme,
sulla pubblica piazza, le opere di Galeno, finché Vesalio non fece tabula
rasa di molti miti anatomici, eseguendo la dissezione del corpo umano, e
finché Ambroise Paré non sostituì la semplice fasciatura all'olio bollente
e non ammise la possibilità della guarigione spontanea.
8 -
Uno dei primi fra questi
compilatori fu Oribasio (325-403 d.C.), medico di Giuliano l'Apostata,
l'ultimo imperatore romano a opporsi alla Cristianità e a sostenere il
vecchio mondo della civiltà greca. Come Galeno, Oribasio era nato a
Pergamo e scrisse un trattato di medicina e di chirurgia in settanta
libri, dei quali venticinque pervennero fino a noi integralmente nella
traduzione francese di Daremberg in sei volumi. Fu molto preciso nel
citare le fonti delle sue informazioni e ciò conferisce grande valore
culturale alla sua opera, offrendoci tracce di una letteratura che
altrimenti ci sarebbe sconosciuta. Preparò, per suo figlio, una sinossi e
un trattato divulgativo, l'Euporista, che contiene consigli medici e
istruzioni sul pronto soccorso, e fece conoscere Antillo (II secolo) che
curò l'aneurisma mediante legatura a monte e a valle della lesione e
descrisse anche la tracheotomia. Ezio (VI secolo) fu uno scrittore
bizantino di Amida, sulle rive del Tigri, la cui fede cristiana ebbe
riflessi sul suo insegnamento, facendogli praticare incantesimi
d'ispirazione biblica. Le sue opere consistono nei sedici volumi del
Tetrabi blion che, pur essendo meno accurate di quelle di Oribasio, furono
altamente apprezzate durante il Rinascimento. Di particolare importanza e
valore sono le sue indagini sui veleni, le descrizioni classiche delle
malattie degli occhi, delle orecchie, del naso e della gola; non vi è
un'edizione moderna completa delle sue opere, ma esiste una buona
traduzione in latino del XVI secolo. Alessandro di Tralles (525-605 d.C.)
merita di essere ricordato, e la sua opera fu spesso citata da scrittori
posteriori. Si dice che egli abbia molto viaggiato e che abbia insegnato a
Roma. Sembra che sia stato il primo a differenziare i parassiti
intestinali, che curava con la felce e il melograno. Paolo di Egina
(607-690 d.C.) scrisse un Epitome in sette volumi (il volume VI era
dedicato alla chirurgia).
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G. Sarton, Introduction
to the History of Science, Baltimora 1927-32.
"Ràzì e la Medicina Araba" SEGUE
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